mercoledì 14 gennaio 2015

Paddington – Paul King

In una piccola parte, luminosa, appare il grande Jim Broadbent. La signora Brown è Sally Hawkins (già straordinaria maestra in “La felicità porta fortuna”, di Mike Leigh, dove appariva anche l’istruttore di scuola guida Eddie Marsan) e la sua famiglia è proprio inglese. Il signor Brown e i figli e la vecchia zia sono bravissimi. La cattiva Nicole Kidman è quella più prevedibile e fuori posto.
E soprattutto c’è Paddington (e la zia e lo zio), un orso come pochi, già lui da solo varrebbe il biglietto, e c’è anche molto di più.
Orfano, quando il suo mondo muore, ancora bambino va a Londra a cercare la sua strada.
(In questi anni Paddington è diventato il simbolo dei giovani profughi, in Gran Bretagna, qui si spiega cosa succederebbe a Paddington se fosse un immigrato sans papier).
In più c’è tanto humor inglese, che nei film d’animazione di solito non c’è mai: ci sta benissimo.
Vuoiti un po’di bene, vai a guardare questo film, non potrà non piacerti, ci scommetto - Ismaele





Il risultato è davvero molto buono, finalmente un film di Natale che sa di pacchi spacchettati sotto l’albero. E fa niente se si eccede alla fine in melensaggini politicamente corrette sul dovere all’accoglienza di chi viene da lontano, dell’altro-da-noi, rischiando la predica da film parrocchial-educativo di una volta. A bilanciare, ecco però una ribadita e restaurata centralità, che dispiacerà ai politicamente correttissimi, della famiglia-famiglia, non quella gender, non quella con il genitore A e il genitore B, ma proprio con mamma e papà, corredati di due figlioli prodotti si immagina con i metodi tradizionali e senza uteri in affitto e donatori di ovociti o spermatozoi in qualche laboratorio-frankenstein. Paddington si permette perfino un sobrio accenno, talmente sobrio da rasentare la cripticità, al programma Kindertransport (su cui, coincidenza, s’è appena visto un docu sulla Bbc) che sul finire degli anni Trenta portò in Inghilterra migliaia di bambini ebrei centro ed est-europei salvandoli dall’imminente Olocausto. E lo fa attraverso il character del vecchio berrettaio tedesco interpretato da Jim Broadbent. Tenetelo d’occhio.

…Al suo arrivo, osserva Yeo, Paddington evita deliberatamente i controlli alle frontiere. Tecnicamente è un illegal entrant, “autore di un reato ai sensi dell’articolo 24 dell’Immigration act del 1971”. Yeo prosegue spiegando perché Paddington non riuscirebbe a ottenere un titolo di soggiorno nel Regno Unito e ricordando che i signori Brown rischierebbero fino a quattordici anni di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione illegale.
Paddington, insomma, potrebbe presto diventare un classico della letteratura di fantascienza, la storia di un bambino libero di lasciare il suo paese in cerca di una vita migliore. Nel mondo reale Paddington è un minorenne come quello intervistato in questo video del New York Times. Fuggito dall’Honduras e arrivato solo negli Stati Uniti, ora studia in una scuola di Oakland in attesa di sapere se verrà espulso o meno.

"Paddington" di Paul King, relegato a una distribuzione proprio nel giorno di Natale e presentato più che altro come film per bambini buono per un pomeriggio festivo, meriterebbe un'attenzione maggiore e non superficiale. Siamo innanzi tutto dalle parti di un mito vero e proprio della narrativa inglese, creato da Michael Bond e poi ripresentato in diversi libri nel corso dei decenni lungo sessant'anni. E da Londra l'epopea dell'orsetto parlante è presto diventata virale in decine di Paesi, tradotto in quaranta lingue e divenuto simbolo di un divertimento brillante per i più piccoli e non solo per loro.
Ma il salto al cinema non era mai stato tentato prima d'ora. Ci voleva il coraggioso e creativo produttore David Heyman per mettere in piedi una squadra di animatori, grafici, esperti di effetti speciali e, ovviamente, sceneggiatori, tutti in grado di non tradire l'immaginario collettivo alimentato da decenni di storie su carta. E la missione è assolutamente riuscita. Ritmato come un episodio felice della filmografia Pixar, ironico come una brillante commedia di Broadway, questo "Paddington" stupisce non solo per la stupefacente Cgi, capace di dare al piccolo orso protagonista un'espressività più reale del vero, ma anche per la raffinatezza della messa in scena e per la tenuta dell'impianto narrativo…

Loin des excès clownesques d'un "Nanny McPhee", la part de gags visant le jeune public est ici savamment dosée et les scènes subtilement orchestrées, pour ne pas écœurer les plus grands, le scénario préférant créer un équilibre entre comédie naïve (axée sur la découverte d'un monde différent), émotion furtive, et messages doucement esquissés sur le besoin d'un refuge, la responsabilité envers les siens, la générosité et l'ouverture aux autres.
Touchant du doigt les thèmes de la différence (hormis un voisin teigneux, personne ne s'étonne qu'un ours emménage ici, ou se balade dans les rues) et donc de l'immigration, ou de la protection de l'environnement (Nicole Kidman en taxidermiste est ici une appréciable méchante), le film attendrit et entraîne l'adhésion. Il constitue le parfait divertissement en cette période de fêtes, alliant scènes d'actions à la Jeunet dans les enchaînements de hasards (la scène de la salle de bain, la poursuite du pick-pocket...) et regard enfantin sur le monde.
da qui

4 commenti:

  1. Bellissimo il trailer, non sapevo neanche di questo film e poi l'orso mi piace :)

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    1. ne lo letto qui:
      http://nuovocinemalocatelli.com/2014/12/26/recensione-paddington-e-il-vero-film-di-natale-semplicemente-ed-e-un-incanto/
      mi ha convinto molto in fretta Luigi Locatelli

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  2. Visto stamattina al cinema con un po' di bambini che credo si siano annoiati abbastanza, in quanto favola per adulti, allegoria dell'eterno dramma animale dell'emigrazione. Anche tanta critica sociale delle proverbiali buone maniere inglesi, che in teoria portano al warm welcome, in parte vero in parte no (vedi cambio della guardia). Bellissimo l'orso che ha imparato l'inglese della classe alta, ma è rozzo, a evidenziare ancor di più le contraddizioni delle peculiarità inglesi. Ancora tante citazioni, esplicite (Mission Impossible) e meno esplicite (IJ e l'ultima crociata, ma, soprattutto, Mary Poppins e la critica alle "caste", lì dei banchieri qui dei geografi, cone quasi la stessa scena). Tante lacrime e tanto apprezzamento, ma, sia le prime che il secondo, soprattutto se lo si vede qui in Inghilterra da immigrati (non clandestini però....) ;)

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    1. per questo film essere immigrati aiuta :)

      Paddington è rozzo, ma ha tanta voglia di imparare...

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