sabato 3 gennaio 2015

3 gennaio 1934: appare «L'Atalante» di Jean Vigo

Tutti conoscono questo film per una scena, con musica e voce di Patti Smith (“Because the night” è il titolo della canzone), sigla di Fuoriorario una delle trasmissioni più belle e importanti della RAI.


Il regista è un genio di nome Jean Vigo, morto a 29 anni( avete letto bene, a 29 anni anni), di setticemia, pochi mesi dopo la presentazione de “L’Atalante” (tra l’altro con attori grandissimi).

Ci ha lavorato anche Boris Kaufman (fratello minore di Dziga Vertov), come direttore della fotografia e altro, un grande uomo di cinema, che Sidney Lumet ha voluto per i suoi film.

Per me dico solo che è un capolavoro assoluto, senza se e senza ma.

Vi lascio alle parole di recensioni più ampie delle mie, con parole belle e profonde, e dopo averle lette, non prima, non imbrogliate, potete vedere il film.

Visione non consigliabile a chi non riesce a sopportare la bellezza.

Per Ondacinema è una pietra miliare:
…Almeno per una fetta cinefila italiana, quella dura e pura, intraprendente e nottambula, oppure collezionista di vecchie vhs che strabordano nei propri scantinati fino a soffocarli dolcemente, la celeberrima sequenza subacquea del film è, per forza di cose, quella più vista di tutta la storia del cinema. Chi si approccia a questa microvisione - di colossale spessore - raccoglie la porzione surrealista del film che, fuori dal contesto dell'opera, si fa straniante: ci si tuffa inconsapevolmente in queste acque nemmeno tanto splendenti ma, al contrario, fin sporche, e in questo azzurro-bianco/nero-grigio l'inconsapevolezza approda al sorriso della sposa finanche inquietante, in un volto, quello di Dita Parlo, che sembra di porcellana, che ci invita ad una visione in effetti più variegata e complessa di quella che una singola sequenza può suggerire. Eppure quella scena contiene già tutta l'inafferrabilità della materia. Quella apparente semplicità (almeno della sceneggiatura) che conserva una magia che al contempo regna le nostre giornate, ma le trascende perché riesce a catturare una purezza di sguardo invisibile ai nostri stanchi occhi…

L’Atalante fut tourné lors de l’hiver 1933. Un hiver précoce, rude, agressif, tenace… un hiver qui poussait les individus à l’excès. Jean Vigo, notamment. Il lui restait moins d’un an à vivre. Un an, c’est si court… surtout lorsqu’on sait qu’il vient juste d’avoir 28 ans. Bien sûr, il n’était pas question d’attendre le prochain hiver pour tourner un premier (et unique) long-métrage… ni le printemps, ni l’été… Non, il fallait faire ce film maintenant… tout de suite ! Vif, entreprenant, convaincant, sans doute pressé par une Urgence trop vicieuse, attendu bientôt par la Mort, Jean Vigo créa L’Atalante de toutes pièces. A l’origine, L’Atalanteétait un scénario écrit par un homme, " Jean Guinée " en littérature, Roger de Guichen à la ville. Cet homme, qui n’avait rien à voir de près ou de loin avec le cinéma, poursuivit une honorable carrière bancaire. Le renom qui s’attache au film qu’il a jadis écrit et la gloire de Jean Vigo semblent toujours l’avoir étonné. Toujours est-il qu’il est, cependant, le premier à penser que L’Atalante est un film de Jean Vigo. Exclusivement !...

L'Atalante est en rupture totale avec la majeure partie du cinéma français des années trente, cinéma de prose dur et réaliste, parfois cynique, ne tolérant la poésie qu'à dose homéopathique. Fragile et souvent balbutiant, L'Atalante n'est au contraire que poésie, traversée de quelques éclairs surréalistes (la séquence sous-marine). Ses caractéristiques : dédramatisation extrême, refus du psychologisme, accent mis sur des instants privilégiés, sur des détails infimes ou curieux, sur des personnages (le camelot Margaritis) qui peuvent surgir de n'importe où et disparaître comme ils sont venus.

To live happily ever after with the one you love, you must be able to live with them at all. It is not that simple. Little problems must be worked out. She does not like cats on the table while she is eating. He has a closet filled with a year's dirty laundry. She treasures their private moments together. He treasures his best friend, who is bearded and garrulous and arrives at meals in an undershirt. She wants to see Paris. He worries about his work. You see how it is.
Jean Vigo's "L'Atalante" (1934) tells such a love story. It is on many lists of the greatest films, a distinction that obscures how down to earth it is, how direct in its story of a new marriage off to a shaky start. The French director Francois Truffaut fell in love with it one Saturday afternoon in 1946, when he was 14: "When I entered the theater, I didn't even know who Jean Vigo was. I was immediately overwhelmed with wild enthusiasm for his work." Hearing a critic attack another movie because "it smells like dirty feet," Truffaut considered that a compliment, and thought of Vigo and the pungent life he evoked on a French canal barge.
Truffaut saw Vigo's life work that afternoon in Paris; it added up to less than 200 minutes. Legends swirled around the director, who died of tuberculosis at 29, just a few months after the premiere. Already famous for "Zero for Conduct" (1933), he was so ill when he made "L'Atalante" during an unusually cold winter that sometimes he directed from a stretcher: "It is easy to conclude that he was in a kind of fever while he worked," Truffaut wrote, and when a friend advised him to guard his health, Vigo replied that "he lacked the time and had to give everything right away."…

L'atalante (1934) from quartopotere on Vimeo.

2 commenti:

  1. Straordinario... l'ho visto tantissimi anni fa, proiettato insieme a "Un tram che si chiama desiderio". Ma adesso so chi è Vigo. Grazie bel Principio.

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  2. l'ho visto al cinema, era tornato nelle sale negli anni 90 con la colonna sonora originale. devo dire che da allora la canzone di pattismith mi disturba un po'...
    Michel Simon è di sicuro lassù che ci guarda, accanto a Stan Laurel e Oliver Hardy
    :-)
    lui e i suoi gatti, e le sue scene con Dita Parlo (quando la va a riprendere e la riporta a casa, il vecchiaccio burbero, Popeye ingrassato...)
    Jean Dasté appare anche nel Ragazzo selvaggio di Truffaut

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