lunedì 31 marzo 2014

Il giudice e l'assassino - Bertrand Tavernier

due grandi attori, Philippe Noiret e Michel Galabru rendono il film splendido, per la loro bravura, e poi c'è il resto, una storia nella quale ci sono la confusione e le novità dei tempi nuovi, con le domande di sempre, sulla giustizia, e non solo. Philippe Noiret è un giudice che sembra uscire da una canzone di Georges Brassens (è un complimento, naturalmente) e Michel Galabru è un pazzo lucido, grafomane e intelligente, ciascuno dei due vuole usare l'altro, e come sempre vince il più forte.
i due vi conquisteranno, grazie a Bertrand Tavernier, promesso - Ismaele




Se Philippe Noiret, al terzo film con Tavernier, conferma di essere un gigante anche alle prese con un personaggio imperturbabile, privo di scrupoli, disumano e sordido, la vera rivelazione è il magnifico Michel Galabru, capace di evitare ogni possibile e gratuito eccesso nel tratteggiare il suo Bouvier e giustamente premiato con il Cèsar. Non tutto è a fuoco però: per esempio il personaggio di Rose, interpretata da una giovanissima Isabelle Huppert pare solo accennato ed il finale suona forzato, ambiguo e poco convincente (lo stesso regista lo ha dichiarato sbagliato, perché degno dei peggiori film di propaganda sovietica, ma l'entusiasmo della Huppert nel girare quella scena ha vinto le sue legittime resistenze). Tavernier però ha un grande senso del paesaggio, a partire dalla prima magnifica sequenza ambientata sulle innevate cime intorno a Lourdes, si conferma ottimo direttore d'attori, si affida a solide e mature sceneggiature, fornisce un affresco storico di notevole credibilità con accenni alle prime lotte sindacali e all'ingresso in politica anche delle fasce più umili della società. A volte ha solo il difetto di voler dire troppe cose. Basterebbe comunque la frase con cui Bouvier, prima della sua esecuzione, si congeda dal "traditore" Rousseau per segnalare l'importanza del film: "Sovente il tempo è un buon maestro e qualche volta il caso è un buon giudice!" Il film avrebbe dovuto concludersi qui: ne avrebbe guadagnato in incisività…

Venons-en plutôt à l'axe central du film : la lamentable hypocrisie qui sépare le fou, le tueur en série, qui se cache derrière l'anarchie, la lutte des classes, la souffrance physique ou le mysticisme afin d'excuser et de légitimer son incapacité à réfreiner ses instincts mortifères et puis, le juge, le notable, le bourgeois qui malmène la justice et le droit, sans l'ombre d'une hésitation ni le moindre scrupule, qui manipule son coupable désigné, qui va jusqu'à violer celle qu'il entretient, un lâche qui fuit ses peurs, de la maladie, de la mort, de l'autre en général, infoutu de se dessaisir du jupon maternel…
da qui

2 commenti:

  1. Merita moltissimo questa prima conclusione della "trilogia Noiret", e tra l'altro è finalmente uscita da non molto la versione italiana del dvd.

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    1. di Bertrand Tavernier si parla sempre troppo poco, eppure ha girato spesso film da non dimenticare.
      grazie della visita :)

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