sabato 8 marzo 2014

Dallas Buyers Club – Marc Vallée

"Dallas Buyers Club" è in fondo è l'epopea di un cowboy moderno, arrabbiato, solo contro tutto e tutti, che combatte in tutti i modi, non solo quelli legali, che vende cara la pelle, che da omofobo arriva a voler bene i suoi compagni nella lotta più importante, quella per la sopravvivenza.
è anche un atto d'accusa contro Big Pharma.
un film che merita, non è un capolavoro, ma è un film che coinvolge molto, grazie a Matthew Mc Counaughey, sopratutto, ma non solo - Ismaele



…La morale del film è potente: la lotta di un uomo disperato e pronto a tutto che scatena la sua personale e impari battaglia contro i colossi farmaceutici che speculano sulla salute della povera gente, argomento che coinvolge e appassiona, e che ci porta ovviamente a 'tifare' per il protagonista, il classico 'americano medio' conservatore e intollerante che di fronte alla malattia riscopre (finalmente) le priorità della vita e comincia a guardare il mondo con occhi diversi... insomma, una perfetta storia americana! Questo infatti è il limite di Dallas Buyers Club: malgrado i fatti narrati siano verosimilmente reali (il film è ispirato ai fatti di cronaca) lo sviluppo è stereotipato e senza sorprese, e nemmeno le validissime interpretazioni degli attori protagonisti riescono a nascondere l'evidente prevedibilità di fondo della vicenda, oltretutto appesantita da un'inutile e altamente improbabile liason affettiva tra Woodroof e la bella dottoressa che lo ha in cura, e che cercherà ovviamente di aiutarlo ribellandosi (sola contro tutti) alle rigide prescrizioni dell'ospedale.
Va però riconosciuto al regista Jean Marc Vallèe il merito dell'onestà dell'operazione: Dallas Buyers Club aldilà della forma è un film eticamente sincero e democratico, lodevole nelle intenzioni. Oltretutto, non cerca la lacrima facile ed evita momenti edulcorati e di facile presa sullo spettatore. Cinema classico, insomma, realizzato in economia (è stato girato in appena venti giorni) e coerente fino all'ultima inquadratura. Scontato, ma bello.

…Dallas Buyers Club è un curioso esempio di storia “incasinata” e squilibrata che resta impressa e tocca corde profonde, sensibili. E’ una lotta per la vita e per la libertà terapeutica, condotta con una tenacia che stupisce. E’ una guerra contro una minaccia orribile che non concede tregua né pietà, un conflitto terminale dove tuttavia continuano a vivere l’amore, l’amicizia, la lealtà, l’eroismo, contrapposti alla meschinità e alla tracotanza del Potere.
E in questo ce la fa. Raggiunge l’obiettivo. Come un bambino che scalcia e urla scomposto ma indistruttibile nel mondo ostile degli adulti…

…Lejos del melodrama pedestre y aleccionador, Dallas Buyers Club es una película aguda, no desprovista de humor, de patetismo e incluso de ternura. Es una instantánea de un momento en que la sociedad tuvo que cambiar abruptamente sus juicios, en medio de tanta muerte y desolación. McConaughey rompe el molde al que estaba habituado y da su mejor trabajo en décadas. Junto con Leto son una mancuerna imparable, de lo humano, de lo doloroso y de la esperanza, la fuerza que sale de todos lados para seguir con vida. Vallée cuenta la historia sin condescendencia ni melodramas…

Una lotta per la vita, tenace e ostinata, che Jean Marc Vallée racconta senza cedere alla facile commozione, mantenendo il tono asciutto e crudo della realtà, sostenuto da due attori in stato di grazia, Matthew McConaughey e Jared Leto, che hanno permesso ai loro personaggi di scavarli (letteralmente) dentro. I corpi sempre più emaciati di Ron e di Rayon sembrano riflettere, in controluce, non soltanto gli orribili morsi della malattia ma la progressiva erosione di quella coscienza sociale che si trincera dietro la maschera dall’ipocrisia per nascondere la doppiezza di quelle azioni e di quei proclami il cui motore parte dal mero interesse travestito da umana pietà. Il patimento di questi due uomini è una via crucis di sangue e carne disfatta con poche lacrime e tanta rabbia, il cui tono narrativo non è mai ricattatorio ma, al contrario, scarno e teso, brutale e realistico con il giusto (e naturale) contrappunto di amara ironia.
Un film che negli occhi scavati di Ron punta dritto in quelli di chi guarda e vi resta dentro, come un graffio, come una ferita, come un grido bukowskiano: “Morirò con addosso quella figlia di puttana ma, almeno, le ho dato battaglia!”

Vallée si affida a un approccio intimista ma corretto, piuttosto classico. Tiene quasi sempre a freno il patetismo e il facile melodramma, ma sbolliti i traumi, le prime sofferenze, l'approccio per scoperte mediche, il suo film si adagia su un'onesta parabola di un uomo che sapeva combattere con un piglio a conti fatti quasi creativo le istituzioni. In nome di ciò che si muoveva nel suo corpo e nella sua mente. La classica battaglia di comunità con pochi mezzi e tante idee contro case e cause farmaceutiche, un'altra storia di Davide contro Golia, corretta e inappuntabile, ma priva di quella potenza e quelle sterzate che ci si aspetterebbero da un'anomala vicenda la cui trasposizione cinematografica è stata covata per tanti anni…

E’ una storia potente, ed è forse questo il motivo che rende ancora più amara la constatazione che le carte sono state malamente giocate.
Le tante emozioni promesse non arrivano, e i personaggi sono distanti e mai indagati nel profondo.
E il film, non senza momenti di grande interesse ed acume, procede come un resoconto giornalistico, con uno stile asciutto, piatto e distaccato.
Alla fine, quello che ci portiamo fuori dalla sala è una storia di numeri e di date, popolata da personaggi realmente esistiti e dai loro tragici e già scritti destini.
Ma sappiamo tutti che serve qualcosa di più, o almeno al cinema, per trasformare una storia vera in una vera storia.

…Non so se McConaughey vincerà l'Oscar ma la svolta che ha saputo imprimere alla sua carriera ( da Friedkin e Killer Joe in poi) è impressionante: da belloccio incapace è diventato un attore a tutto tondo che ultimamente non ha sbagliato un film.
E vederlo sottile come un giunco sotto quei cappelloni da cowboy a tesa larga o anche sotto un sombrero come accade in una scena è un qualcosa che lascia il segno.
E comunque sarebbe sbagliato considerare Dallas Buyers Club un semplice veicolo promozionale per le straordinarie performances di McConaughey e Leto.
C'è dell'altro sotto, c'è cinema passionale e militante, uno spirito da New Hollywood che fa molto anni '70, film di impegno civile che hanno una storia importante da raccontare.
E quella di Ron Woodroof la devono conoscere tutti...
da qui

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