domenica 1 settembre 2013

Oasis - Chang-dong Lee

i due attori protagonisti sono di una bravura eccezionale, come eccezionale è la mano del regista Chang-dong Lee, che fa pochi film, e ottimi.
l'attrice Moon So-ri(Gong-ju, nel film) può darsi la mano con Daniel Day Lewis, de “Il mio piede sinistro”, solo dopo ti accorgi che sono degli attori incredibili, per quanto sono credibili.
l’attore Sol Kyung-gu (Jong-du, nel film) è davvero convincente, in una parte di un giovane ritardato, utile alla famiglia come qualcuno lo è in “E’ stato il figlio", di Alajmo e Ciprì.
il film racconta intensamente una storia d’amore che forse avrebbe commosso San Francesco, a me ha commosso.
un piccolo capolavoro da non perdere - Ismaele



L'attore Sol Kyung-gu è bravo a vestire i panni di Jong-du , che colpisce per le sue smorfie e bontà d'animo; mentre l'attrice Moon So-ri è notevolmente brava nell'immedesimarsi nella parte, che sembra di vedere una persona handicappata a tutti gli effetti, giustamente premiata con il premio Marcello Mastroianni alla miglior attrice emergente all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Un opera che colpisce al cuore quella di Lee Chang-dong, che fortunatamente si può recuperare nelle nostre sale, speriamo anche nelle eventuali rassegne nei cineclub, che dimostra ancora una volta la vitalità del cinema coreano: spregiudicato, vero, palpitante. Non fatevelo scappare.

…Lui, giovane ex galeotto colpito da un lieve ritardo mentale, e lei, giovane fanciulla affetta da paralisi celebrale; reietti, ripudiati e respinti dalle rispettive famiglie, mosse esclusivamente da crudele egoismo, per niente propense ad accettare quello che la società ha già bollato come “scarto", interessate solamente al proprio tornaconto personale e alla conservazione della propria dignità; troppo occupati, i suoi membri, a giocare a fare gli adulti per comprendere che a volte il mondo ha bisogno di essere osservato con gli occhi innocenti di un bambino per apparire più digeribile. E di questo sono consapevoli i due giovani protagonisti, abituati ad osservare ciò che li circonda con una purezza, una spensieratezza e un’innocenza tipicamente infantili, trascinati di volta in volta nel profondo baratro sociale, ma capaci sempre di salvare se stessi per ritornare  a vivere il loro amore candidamente...

…Magnifique idée narrative que de donner à la pellicule les yeux du héros sur son amoureuse, libérant celle-ci de son corps carcéral et la donnant à voir telle qu’il la contemple. Livrées sans transition mais comme parties intégrantes du récit objectif, ces digressions participent grandement à la poésie d’un film qui fait souffler dans sa vision de l’amour fou une tempête qui abolit les frontières entre chimère et réalité, jusqu’à inviter l’Inde en Corée. L’oasis du titre, c’est cet opium aux volutes éphémères qui, l’espace d’un instant, élève ses personnages au-dessus du ciment monochrome. Nu de toute sensiblerie, nourri à l’ivresse sentimentale et au tranchant du réel, le film de Lee Chang-dong, osant tout et n’ayant peur de rien, est un vrai petit chef-d’œuvre.

…Forse sgradevole e assurda all’inizio, la storia procede con tale coerenza ed equilibrio che tutto ti sembra naturale e plausibile: assurdo è il mondo, la società; naturali sono i due protagonisti (in modo diversi disabili) il cui incontro risulta una delle più belle storie d’amore che il cinema abbia mai raccontato…

Oasis è un tappeto dipinto sulla parete della caotica stanzetta di Han Gong-ju, ragazza paraplegica che fratello e cognata accudiscono al minimo necessario e con un infastidito senso del dovere, portandole cibo e affidandola alla vicina indaffarata del casermone di periferia perché le dia un’occhiata ogni tanto.
Loro vivono in un comodo appartamento assegnato dal Comune ai disabili, e per la visita di controllo sistemano frettolosamente Han Gong-ju in una stanza, salvo poi riportarla nel vecchio stabile con una radio per compagnia e quel quadretto con il bambino, la donna indiana che danza e un piccolo elefante.
Di notte dalla finestra entrano le ombre spettrali dei rami di un albero scheletrito e Han Gong-ju ne ha paura, si avvolge tutta nella coperta e sparisce dal mondo.
Di giorno con uno specchio cattura il sole e la luce diventa una colomba bianca e farfalle che svolazzano come pulviscolo dorato…

La purezza d'animo di Jong Du e di Gong Ju è contrapposta alla presenza castrante della famiglia di lui che comunque cerca di metterlo su una strada per recuperarlo e all'avidità infida di quella di lei che la sfrutta solo per abitare in un posto migliore(portandosela in casa solo quando devono fare la scena di fronte agli assistenti sociali) e che cerca di monetizzare il presunto tentativo di violenza subito. Il tema della disabilità fisica e mentale è trattato senza moralismo ma con uno sguardo quasi entomologico...
da qui

6 commenti:

  1. un film che ho messo da parte da diverso tempo, ma ancora non l'ho guardato. mi darò una mossa!!

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  2. Hai ragione, film bellissimo e commovente. Ai vertici della filmografia di Lee Chang-dong.

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    1. raramente si vede al cinema un'amore così "normale" e profondo, senza trucchetti

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  3. Piaciuto molto anche a me, l'unico del regista che abbia visto, se non sbaglio. Discreto, equilibrato e intenso. Vedrò di recuperare gli altri suoi lavori.

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  4. ne ho visto solo tre, due bellissimi, questo eccezionale, non mancherò gli altri due, e così spero di te:)

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