venerdì 31 maggio 2013

Szürkület (Twilight) - György Fehér

ne ho letto qui qualche giorno fa, dopo il film di Ladislao Vajda (di origini ungheresi), del 1958, (qui) e quello di Sean Penn, del 2001 (qui), ho  visto il terzo film legato a “La promessa” di Friedrich Dürrenmatt, libro che letto più di una volta.
il libro nasce dopo la sceneggiatura del film di Vajda, e finisce in modo diverso rispetto al film.
il film di György Fehér impressiona per molte cose, la musica è una protagonista, il campo lunghissimo all'inizio (dal grande al piccolo) e alla fine (dal piccolo al grande), le persone in attesa del colpevole sembrano prese da un film di Bela Tarr, che ha collaborato come consulente al film.
nella copertina del libro si parla di “requiem per il romanzo giallo” e anche il film non può essere un oggetto facile, i buoni da una parte, i cattivi dall'altra, le certezze sono bandite, il caso e il caos (e stesse quattro lettere) sono dentro le cose.
da non perdere (la versione su youtube, l'unica che ho trovato, non gli rende giustizia, ma se ne intuisce la grandezza)  - Ismaele


(…L'idea dominante espressa da Dürrenmatt in questo romanzo è l'impossibilità di arrivare alla verità e alla giustizia attraverso la logica dell'indagine di polizia, poiché è spesso il caso a determinare il successo o il fallimento sia per l'investigatore che per il criminale. Oltre a smontare i meccanismi che stanno alla base del poliziesco tradizionale, lo scrittore riesce a evocare un paesaggio morale e sociale di rara desolazione, disegnando attraverso una parabola umana dall'esito tragico un quadro orripilante della società svizzera contemporanea.
Un grande romanzo, epico, che metaforicamente annuncia la morte del giallo come genere: Dürrenmatt sostituisce alla morale pratica di ogni poliziotto una morale metafisica: il razionale non prevale sul caos, o almeno non fatalmente…)
da qui

PS: ho trovato (su youtube) che esiste uno sceneggiato, tratto dal libro, di Alberto Negrin, del 1979.

Introducing Szürkület to the audience present at its first screening at the Reykjavík International Film Festival, Hungarian filmmaker Benedek Fliegauf compared the visual experience to the listening of a whale song. As a matter of fact, Fehér’s mesmeric feature works a lot like white noise. The hypnotic use of the all-pervasive sound and the aged-looking black and white cinematography unquestionably reinforce this impression…

6 commenti:

  1. Sempre puntualissimo Ismaele! E' vero, il materiale disponibile in rete è di bassa qualità ma si sente realmente che la veste estetica del film, se tutto fosse a posto, sarebbe magistrale.

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  2. mi viene in mente che l'inizio di "Stellet Licht", di Carlos Reygadas, mutatis mutandis, ha qualcosa di questo film di György Fehér, un campo lunghissimo, che dura dei minuti.
    ci vuole coraggio, ma la classe non è acqua:)

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  3. Il libro di Dürrenmatt è un capolavoro, il film spero sia altrettanto bello. L'ho in archivio da diverso tempo (di buona qualità), adesso lo rispolvero. Grazie :)

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  4. i grandi film sono altrettanto belli, in modo diverso.
    questo lo è:)

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  5. Anche a me, ma a quanto pare siamo in parecchi, ha ricordato Tarr. Film magistrale, che senz'altro ha influenzato almeno "L'uomo di Londra" di Béla Tarr. (Su cinesuggestions si trova una versione discretamente buona ;) )

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  6. Bela Tarr è lì, se ci hai lavorato, e bene, per anni, ciascuno prende dall'altro, meno male
    (non conoscevo quel sito, grazie)

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