venerdì 27 settembre 2024

I tre volti della paura – Mario Bava

tre episodi che valgono come tre film, densi e convincenti.

tre storie davvero ben scritte e ben dirette, un film da non perdere, fra i preferiti di Quentin Tarantino.

la paura non manca, ed è filmata benissimo.

un film da non perdere.

buona (paurosa) visione - Ismaele

 

 

 

QUI si può vedere il film

 

 

 

Come accade sempre con Bava ciò che maggiormente colpisce è la straordinaria messa in scena: le luci, gli arredamenti, i costumi, tutto ha il suo inconfondibile tocco gotico. Il primo episodio ruota attorno a una persecuzione telefonica, il secondo al vampirismo, ma è sicuramente il terzo quello più riuscito e spaventoso, con protagonista il cadavere di una vecchia contessa dall'aspetto inquietante. Divertenti sia l'introduzione che (soprattutto) la conclusione della pellicola, girate in studio. Cult.

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Tre frammenti del gotico italiano e tre lezioni di regia. Con il primo - “Il telefono”- Bava si fa moderno cantastorie, con una storia fredda, pungente che circoscrive lo spazio e il tempo dell’ossessione persecutoria. “I Wurdalak” invece punta la sua carica terrifica tra le ramificazioni di vecchie leggende e maledizioni millenarie. Con “La goccia d’acqua “, il migliore della trilogia, la decadente dimora di un’anziana signora deceduta prende vita, e con essa un intrecciarsi di spiriti e anime inquiete da far gelare il sangue. Stilisticamente, poi, ha ancora molto da insegnare.

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Il primo episodio è un thriller con qualche influsso hitchcockiano, avanti sui tempi nel rappresentare in maniera abbastanza esplicita una relazione lesbica, mentre nel secondo, una classica storia di vampiri, e nel terzo, ghost story dai risvolti psicologici, prevale l'elemento soprannaturale che permette di dare libero sfogo alla fantasia di Bava. L'attore mito del genere horror, l'originario mostro di Frankenstein Boris Karloff, è protagonista, oltre che dell'episodio centrale, anche del prologo e del finale che incorniciano il film, ove rompendo la quarta parete si rivolge direttamente al pubblico e, in chiusura, disvela con ironia il trucco cinematografico…

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Antologia del terrore di un maestro, che non vi farà rimpiangere l'ora e mezzo impiegata per visionarlo.

Diciamoci la verità: andando a chiedere a caso alla gente chi è Mario Bava, secondo voi la maggioranza lo conosce? Ma potrei anche chiedere chi è Lucio Fulci, Antonio Margheriti,Riccardo freda,Joe D'Amato (oddio, forse qualcuno che ha vissuto negli anni 70/80 se lo ricorda...). Quelli che li conoscono, tra cui io, siamo debitori di Quentin Tarantino: nelle sue varie conferenze stampa ha citato alcuni di questi film dei registi sopraelencati, tra cui zombie 2 e questo, I TRE VOLTI DELLA PAURA, la cui struttura lo ha ispirato per il suo capolavoro PULP FICTION. Tornando alla domanda principale, questi registi sono stati quasi dei rivoluzionari nella cinematografia horror, tanto che in America sono molto più conosciuti (e anche più apprezzati)…

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Mario Bava è un regista che ha avuto molto meno di quello che meritava. Fa sorridere come alla fine del film egli ci mostri il "trucco" dietro tutto, e fa senso pensare come con cosí pochi mezzi riuscisse a creare certi pezzi di cinema che hanno influenzato molti registi a venire. Il primo episodio è pura suspence Hitchcockiana, mentre il secondo è l'arte dell'inquadratura; seppur senza un soldo l'ambientazione è credibilissima, e il ritmo lento riesce a farci sentire il freddo di quei boschi e l'ansia respirata dai protagonisti. É un susseguirsi di trovate geniali che fanno sembrare il film come appena uscito, grazie ai suoi tocchi surreali e fuori dal tempo è invecchiato benissimo. Il terzo episodio è quello che incute più ansia, anche qui le trovate geniali si susseguono: il temporale che crea illogicamente bagliori di luce verdi a cadenza regolari (Dario Argento prenderá spunto) e terrificanti manichini usciti dall'aldilá, la morale della storia è quasi black humour e senza scampo. I gatti che infestano la magione della medium defunta mi ricordano un certo Tim Burton, che sia sia ispirato da qui per la casa della sua Catwoman?
Il titolo inglese del film, Black Sabbath, ispirerà gli omonimi padrini dell'heavy/doom metal  capitanati da Ozzy Osbourne. Che stile ragazzi!

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