martedì 10 settembre 2024

Chi si ferma è perduto - Sergio Corbucci

Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino de Filippo) fanno di tutto per diventare dirigenti del loro ufficio, tutti i trucchi vengono sviluppati, con gioia dello spettatore.

tante scene sono memorabili, e ogni volta che lo vedi ridi (se sei ancora vivo).

buona (strepitosa) visione - Ismaele

 

 

Qui si può vedere il film completo

 

 

Forse non sono in molti a ricordare questo film che li vede rivali sul lavoro. Antonio Guardalavecchia e Giuseppe Colabona sono due impiegati veterani della ditta Pasquetti (Trasporti perfetti!). Essi incarnano il prototipo di grigio travet, pronto a lavorare il minimo indispensabile, sempre al telefono con la moglie, scorbutico con il cliente di turno. Il loro capo, Cesare Santoro, ha già preparato i dossier per trasferirli in Sardegna. Purtroppo per lui, passerà, improvvisamente, a miglior vita, lasciando il compito di valutare i curriculum  a un ispettore aziendale di Milano. I due, intrufolandosi in ufficio, di notte, con tanto di mascherina da ladro e torcia elettrica, bruceranno le rispettive documentazioni, per non lasciare prova delle loro condotte. E da amici, i due sono anche vicini di casa, entreranno in guerra per un’agognata promozione, cercando di accattivarsi la simpatia del dirigente del nord. Se la trama può risultare non troppo originale, i duetti cui danno vita Totò e Peppino sono molto divertenti. I meccanismi comici sono quelli classici, l’errore di persona, lo jettatore, il triangolo amoroso, lo storpiamento dei cognomi, tanto per citarne alcuni. I due attori duellano senza esclusione di colpi, supportati da caratteristi di ottimo livello, come Luigi Pavese, l’immancabile Mario Castellani, e Luigi De Filippo, figlio di Peppino, nei panni di un fastidioso donnaiolo siciliano. L’atmosfera potrebbe essere antesignana di Fantozzi, non solo per la monotonia di certe situazioni, ma anche per l'ipocrisia e la cattiveria dei due, pronti a tutto per avere la meglio. Siamo in pieno boom economico, c'è la rincorsa al benessere e alla miglioria del proprio tenore di vita quotidiano, ma non tutti gli stipendi sono proporzionati alle esigenza personali, Antonio Guardalavecchia ha la colf a mezzo servizio... È un film invecchiato bene, che ancora oggi riesce a far ridere. Dirige Sergio Corbucci, è merito anche suo se i tempi comici del film rasentano la perfezione.

da qui

 

Le nuove generazioni di comici dovrebbero, se già non lo hanno fatto,non solo guardare e gustare,ma anche studiare,queste magiche pellicole, che per quanto vecchie, non sono per niente invecchiate.Il duo Totò e Peppino, è stato sicuramente,insieme a tanti illustri del passato,come Stanlio e Onlio, Ric e Gian,Gianni e Pinotto,Franco e Ciccio, solo per fare qualche esempio,una coppia comica delle più affiatate e sfavillanti,del panorama cinematografico,regalando al pubblico preziose perle di umorismo,semplice, sano, immediato,composto,politicamente corretto e soprattutto immortale.Questo film,dalla storia semplice ma mai banale,ci consente di apprezzare alcune delle tante sfumature artistiche di questi indimenticabili attori. "Guardalavecchia" e "Orabona" impiegatucci,piccini ma ambiziosi , della "ditta  Pasquetti", si rintuzzano, si fanno i dispetti,si  rincorrono, per guadagnarsi l'ambito posto di capo-ufficio,dando vita a dei siparietti divertentissimi e producendosi in numeri comici, assolutamente esilaranti.L'elogio funebre di Totò al superiore defunto,fa simpaticamente il verso al monologo su Cesare di Marlon Brando.Citazione d'obbligo per la scena del corteggiamento "alla Romeo e Giulietta"con la Zoppelli sul balcone e Totò che recita versi aulici.Semplicemente deliziosa.

da qui

 

Sbeffeggia il clichè dell'italiano campione del mondo tra i lacchè, e che sotterra la dignità pur di ottenere un minimo di carriera e soldi in più, giusto per salvarsi agli occhi degli altri e dei familiari (tanto poi non sta bene ugualmente).
E' assurdo che sia così, ma è una fotografia fedele dell'impiegato tricolore: questa penosa competizione sul luogo di lavoro rappresenta forse lo spirito più diffuso tra noi italiani sul posto di lavoro, come poi è stato affrescato da  Fantozzi.

da qui

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