venerdì 6 settembre 2024

Faccia d’angelo – Andrea Porporati

una bella sorpresa, Elio Germano è grandissimo, il boss del Brenta sembra lui.

una storia semplice e appassionante, con una sceneggiatura che non lascia nessuno spettatore indifferente.

provare per credere, un film che non delude.

buona (indimenticabile) visione - Ismaele


 

QUI si può vedere la prima parte del film

QUI si può vedere la seconda parte del film

 

 

 

…Se Faccia d'angelo merita la visione perché, come si è detto, illumina pur con le sue libertà narrative una parte poco raccontata della storia del nostro paese, se va probabilmente fatta la riflessione su un gusto del pubblico televisivo che vira al nero e rende (finalmente!) possibile la realizzazione di un prodotto come questo, va anche detto che il film TV di Porporati è, preso in sé, un buonissimo prodotto. Se la già citata presenza di Germano, con il suo volto, la sua parlata e le sue studiate movenze, innerva di sé ogni momento del racconto, anche quelli in cui il suo personaggio non è presente, il meccanismo narrativo del film, con i suoi frequenti salti nel tempo, si rivela perfettamente funzionale allo scopo del regista: quello di raccontare la parabola di un uomo dedito al crimine, e la sua ingenua, infantile pretesa di dominare anche la sua brama di potere. Il Toso è infatti un boss cinico e beffardo, uno scaltro imprenditore del crimine, ma anche un uomo ingenuo: la sua illusione di poter amare, nella sua posizione, senza alcun rischio per la persona amata, di fare il bene di sua madre (un'intensa Katia Ricciarelli) con gli sterminati proventi delle sue attività criminali, di ridurre il suo vorticoso giro di affari illeciti a una pulita, incruenta attività imprenditoriale, è quanto di più illusorio si possa concepire. Una figura figlia di una classicità dal taglio tragico, parente di tanti altri boss malavitosi visti sul grande e piccolo schermo, ma di cui viene accentuato l'aspetto infantile, la convinzione di operare in fondo per il bene proprio e delle persone a sé vicine, l'illusione di un futuro luminoso mentre il cammino è in realtà segnato verso un'oscurità nerissima. In più, va ricordato il contrasto, anche questo figlio di decenni di storia del genere, con i rappresentanti della legge, guidati da un sempre più determinato (e ostinato) Carmine Recano; e lo sguardo antropologico, rivelatore, su una realtà contadina che, anche dentro a una regione che è motore economico dello sviluppo, conserva le sue tradizioni ancestrali e rende possibile, nel suo seno, la crescita di un'esperienza criminale come questa. Compito del noir è in fondo, da sempre, anche quello di restituirci un po' della nostra realtà, trasfigurata ma sempre (e mai come ora) attuale.

da qui

 

Diciamolo subito, Felice Maniero, in arte “Toso” è un personaggio che ben si presta ad essere immortalato in un film, ed anche bello lungo dato che tantissime azioni (e situazioni) hanno segnato la sua (lunga) esistenza da criminale.

Si tratta di una parabola classica, gli inizi in piccolo (ma con un certo stile, altri tempi, altri realtà), seguiti dalla collusione con gli ambienti che contano, soldi a palate in entrata, agenti alle calcagne, arresti, fughe impossibili e poi la resa dei conti che, bene o male, prima o poi tocca a (quasi) tutti coloro che intraprendono una vita del genere.

Un film zeppo di occasioni per sviluppare il racconto, gestito con un ordine e con tante variabili al seguito (anche l’amore e la famiglia hanno ruoli tutt’altro che secondari) che probabilmente pecca soprattutto nei momenti chiave.

Insomma ci sono diverse scene fondamentali, ma quando il registro deve alzare i toni, che siano essi drammatici o meno, non si riesce ad andare oltre uno standard onorevole, ma non rinvigorito come si sarebbe potuto aspettarsi.

Ciò detto rimane un prodotto di tutto rispetto, un piatto ricco di sapore (aperto e chiuso dalle musiche degli Afterhours), che vive anche di un interprete di alto (a altro) rango qual’è Elio Germano che nei panni di un personaggio che si crede onnipotente può dar sfoggio del suo istrionismo senza troppi pudori.

Visione piacevole.

da qui

 


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