sabato 16 gennaio 2021

Undine - Un amore per sempre - Christian Petzold

Paula Beer e Franz Rogowski sono bravissimi, Undine, che cerca l'amore, fino alla fine, e poi tutto si paga, e Christoph (che mi sembra un Jaoquim Phenix tedesco) diventano innamorati oltre i limiti concessi, occorre arrivare alla fine per saperlo.

il film è anche la storia urbanistica di Berlino, che è cambiata tante volte per restare se stessa, raccontare Berlino è il lavoro di Undine al museo.

il mi mi ha ricordato un po' La forma dell'acqua, di Guillermo del Toro, un po' Ondine, di Neil Jordan, fra gli altri.

è una storia d'amore uguale e diversa, bel film - Ismaele


 

 

….Undine (Paula Beer) è una storica freelance devota all’evoluzione urbanistica della città di Berlino. La incontriamo per la prima volta mentre minaccia l’amato Johannes (Jacob Mastchenz) di tener fede ai suoi propositi di amore eterno, proponendo in alternativa soluzioni drastiche. L’impasto di quotidiano e mitologico che anima il confronto tra i due illude sulla capacità del film di conservare la magia del doppio spirito, realistico/fantastico. Fallito il primo tentativo, Undine tenta l’exploit di una seconda possibilità in aperta violazione delle regole innamorandosi del sommozzatore professionista Jacob (Franz Rogowski). L’ondina è uno spirito immortale destinato a conquistarsi l’anima tramite la perfetta unione con l’amato. Se le cose non funzionano, lui muore e lei se ne torna nell’acqua. Ostinarsi nella ricerca di un secondo amore è il succo della ribellione di una donna che sfida il racconto e forza la storia a piegarsi alle sue necessità…

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En la Historia, la Alemania moderna que se describe en Ondina es el resultado de una suma de actos violentos que han borrado del mapa, literalmente, el pasado del país. Se entiende en las magníficas escenas, aparentemente insustanciales, que se desarrollan en el lugar de trabajo de Ondina, guía en el museo de urbanismo de Berlín. La Alemania del Oeste liquidó a la Alemania del Este, tal y como sucedió con la Alemania nazi frente a la República de Weimar o, antes, con la Alemania de los káiseres frente a la Alemania de los emperadores. Los barridos de cámara sobre las maquetas que expone el museo son muy significativos en este sentido, así como la representación de los códigos de colores que en esos mismos dioramas muestran la evolución/demolición urbanística de la ciudad. El hermanamiento es una ilusión, un relato urdido a posteriori. “El progreso es imposible”, le dice Ondina a Christoph mientras ambos contemplan un paisaje de acero y cristal. Lo nuevo no es mejor que lo viejo porque lo viejo fue también nuevo en su momento. Un poder se impone a otro…

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Undine è dunque anche un mélo, rivisitato, asciugato, non per questo schematico, e il mélos, la musica, si adatta di conseguenza. Avrebbe avuto tanti spunti musicali, soprattutto ottocenteschi, legati alla figura della bella ninfa fluviale che uccide il compagno traditore, e invece, fin dall’incipit, impostato come un congedo tra amanti quasi da Nouvelle Vague, Petzold fissa la temperatura emotiva con il tema musicale che diventerà ricorrente: l’Adagio in re minore, BWV 974, dal celeberrimo concerto per oboe di Alessandro Marcello, adattato per il pianoforte da Johann Sebastian Bach: asciuttezza timbrica e tonalità melodrammatica per eccellenza. L’unico altro brano è appena canticchiato o orecchiato attraverso degli auricolari e sta all’altro polo della sfera musicale:  Stayin’ Alive dei Bee Gees, va al ritmo del battito del cuore, come lo insegnano nei corsi di primo soccorso, e come lo ha imparato Christoph, ed è qualcosa che ha a che vedere più con i miti del popD’altra parte, il cinema, che è un fatto non  solo metaforicamente architettonico, è proprio il mito che cerca una nuova forma, o meglio, i film sono forme nuove per miti antichi. Sembra questo un pensiero implicito nel cinema di Petzold, che non nasconde, per esempio, come l’apparato per le immersioni di Christoph sia mutuato dall’immaginario di Jules Verne, già filtrato attraverso lo sguardo di Richard Fleischer…

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Ondina es una clara pieza donde lo fundamental es la búsqueda de la belleza de las cosas, ya sea en los oficios o las relaciones personales. Relato redondo, cargado con una gran emotividad, nos traslada a este mundo propuesto donde todo es posible.

Respecto al final, es una interpretación bastante fiel al de leyenda, aunque transforma la figura de la mujer, de un alma vengativa, a un ente cuyas decisiones buscan el bien para su amado. Quizás con un final menos abrupto la película hubiera conseguido su broche de oro, pero sigue siendo muy recomendable.

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…. Undine è una divinità corrosa dai limiti umani: rabbia, gelosia, violenza nel sentire. Le sequenze magiche e acquatiche, pur di bellezza madreperlata e reminescenti tanto di Vigo quanto dell’incanto favolistico di Del Toro, non si amalgamano con l’asciuttezza cruda, grigia della Berlino quotidiana e contingente. Gli angoli battuti dai venti, i treni che attraversano la città, i plumbei paesaggi osservati dalla finestra trovano, nelle scene in immersione, un corrispettivo poetico alieno, tanto affascinante quanto estraneo.

Resta però la suggestione dell’acqua come dimensione altra e separata in cui esiste una possibilità di vita: un tema che ricorre, in forme più naturali e fluide, in tanti anime giapponesi – come Ponyo sulla scogliera di Miyazaki o 
Ride your wave di Masaaki Yuasa. A Petzold manca la visione animistica e la religione della natura propria di tanta cultura giapponese; e forse il suo sguardo occidentale è troppo inevitabilmente corrotto dall’esperienza per toccare il mito senza infrangerne l’incanto.

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… Nel film convivono due punti di vista importanti: quello di Undine e quello del mondo; il primo occupa la maggior parte della narrazione, mentre il secondo subentra poco dopo la scomparsa della donna, facendoci vedere il mondo con gli occhi di Christoph, il suo cercatore. Disperato e affranto dalla perdita, inizia a cercare Undine ovunque, a casa, al museo, ma è come se non riuscisse mai a trovarla pur cercandola perché anche lei, come il mito, è sempre viva: ogni sua azione, ogni momento in cui si trova da sola, sono accompagnati da un leitmotiv che, soprattutto dopo la sua dipartita, ne ricorda la presenza.

Il gesto ultimo ce lo suggerisce arriva direttamente da Christoph quando in un’immersione vede Undine e risale con la statuetta del sommozzatore, sigillo del loro amore. Ma è proprio quando smette di cercarla che la trova e capisce che il loro amore è ancora vivo e così la battaglia che Undine stava affrontando per salvare ciò che li legava, diventa anche sua.

In conclusione, penso si possa guardare il film tenendo a mente la modernità della fiaba perché si è prestata in modo eccezionale ad una nuova rivisitazione, e la sua magia, ridataci da un montaggio lento ma costante, così come lo sono le fiabe; da una fotografia che valorizza i colori, in particolare nelle scene sott’acqua dove tutto assume i toni del verde e del blu, e, da ultimo, dalla chimica che unisce i due attori Paula Beer e Franz Rogowski

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