domenica 29 marzo 2020

Franklyn - Gerald McMorrow

un film composto da quattro storie che hanno degli (sconosciuti) legami tra di loro.
le storie sono ambientati in tempi diversi, tutti riconducibili all'oggi, con personaggi che hanno dei problemi con se stessi e col mondo, ma che cercano dei modi per affrontare i problemi, senza nascondersi e rischiando molto.
non saperne troppo prima, entra nel film, è un diamante grezzo, di sicuro non te ne pentirai - Ismaele
     



Diciamolo meglio: non è un film che tutti sono disposti a comprendere. Questo soprattutto per una pubblicità e un trailer sbagliati. Ciò che è stato esaltato della pellicola è la sua ambientazione quasi da cyberpunk, alla Matrix, per intenderci, con un mondo popolato da strani personaggi e un tipo in maschera che va alla ricerca di un killer. E devo confessare di essere rimasto piacevolmente colpito dal film dopo averlo visto e orrendamente disgustato dall’operazione di promozione che ne hanno fatto.  
In realtà è la storia di quattro persone. Un padre alla ricerca del figlio scomparso, ossessionato dalla figura di Dio; il figlio del vecchio bigotto, che è impazzito dopo essere tornato dalla guerra in Iraq ed aver assistito alla scomparsa della sorellina piccola (per cui comincia a prefigurarsi un delirante e grottesco mondo, dove tutti gli abitanti della “Città di Mezzo” devono seguire una religione); una giovane artista che usa la morte come massimo mezzo di espressione artistica e un ragazzo alla ricerca di un amore ideale... 

…. McMorrow ha una padronanza impressionante del mezzo cinema ed ha evidentemente ambizioni artistiche notevoli.
Se imparerà anche ad amare i suoi personaggi e a non usarli solo come pedine per mettere in luce la sua indubbia capacità nel costruire arzigogolate trame narrative, non correrà il rischio di diventare una sorta di versione emo di Inarritu (il mondo non potrebbe sopportarne un secondo).
Franklyn è tanto bello e appagante da vedere, quanto algido, ma la visione può valere la pena soprattutto se per una sera, come antidoto alla sciatteria che ormai invade le sale, vi accontentate di respirare un perfezionismo promettente e sempre più raro. E’ un gioco di specchi troppo narciso per appassionare e che lascia in superficie le sue stesse tematiche, tipiche del filone della distopia fantascientifica, ma non mi stupirei se per qualcuno diventasse un cult.

Franklyn è un film religioso, un elogio della fede, cioè del credere nell’esistenza di un’entità superiore (Dio, il destino o comunque si voglia chiamarla) i cui disegni non ci è dato comprendere né giudicare, ma che possono prevedere degli esiti per noi positivi pur facendoci passare attraverso il necessario scatenarsi di eventi negativi. O almeno, questo è ciò che il film sembra dirci all’apparenza. In ogni caso, per svolgere il suo discorso filosofico-religioso, Franklyn si serve del tema del disagio mentale, che caratterizza almeno tre dei suoi quattro personaggi principali, le cui vicende, inizialmente parallele, finiranno per entrare drammaticamente in contatto.
La pellicola appare divisa spazialmente tra una Città di Mezzo non ben collocata cronologicamente, buia e caratterizzata da una grottesca iconografia gotico-steampunk, e la Londra contemporanea, in cui predominano i valori cromatici chiari…

Quando uscì nei cinema italiani, tutti pensarono che Franklyn fosse l'ennesimo film sui supereroi. Il trailer non faceva intendere altrimenti, la locandine idem, quindi per lo più il film fu snobbato e scartato a priori. E qui apro una parentesi per chi considera normale giudicare un film dal trailer: il trailer quasi sempre non è un sunto né una presentazione (come lascerebbe supporre il termine) quanto, piuttosto, uno specchietto per le allodole montato ad arte con il puro scopo di incuriosire. Può essere indicativo ma non è mai esplicativo. 
Ecco, Franklyn è incredibilmente lontano da quanto tanta pubblicità aveva lasciato intendere e questo, al momento del lancio, scoraggiò alcuni e deluse molti, spingendo il pubblico a decretare il fallimento di un film che brutto non è…

Padri, figli, padri, figli, probabilmente il film ha un forte ascendente psicanalitico difficile da cogliere. Rimane un Thriller fantascientifico (e psicologico al contempo) molto lento da seguire e molto difficile da capire, insomma, quelli che piacciono a me. Va visto assolutamente una seconda volta e quella sancirà l'odio finale per non averlo capito appieno, o l'amore assoluto per un film che ha tutto, fuorchè l'esser banale.

…Ma, al di là della suggestiva manipolazione cinematografica degli spazi, è la ricercatezza dello sguardo di McMorrow a mettere al riparo Franklyn dall’accusa di sterile derivatività: anziché sacrificare la cura del dettaglio figurativo alla scorrevolezza del racconto, l’esordiente cineasta britannico si sofferma sui particolari visivi, dilatando sì i tempi narrativi ma concentrando d’altro canto in ogni inquadratura indizi sottilmente rivelatori (l’indirizzo Duplex Ride scritto da Esser sulla foto del figlio, lo sguardo rivolto a Milo dall’insegnante nel cortile della scuola), analogie sceniche (il colloquio tra Esser a Tarrant che ha la medesima impostazione di quello avvenuto precedentemente tra Preest e lo stesso Tarrant) e citazioni pittoriche (la caravaggesca Morte della Vergine, riprodotta in due tableaux vivants e la vermeeriana Ragazza col turbante, sveltamente evocata dalla visione di Sarah, la sorellina undicenne di David). Un film che, pur non potendo vantare una forte originalità narrativa e un’implacabile progressione drammatica, si sorregge saldamente su uno sguardo tutt’altro che sciatto e pedestre. Commento musicale di controproducente pervasività.

2 commenti:

  1. A suo modo, un piccolissimo cut. Quando uscì ne rimasi affascinato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. per me lo stesso, ho iniziato a guardarlo senza sapere niente e sono rimasto rapito

      Elimina