lunedì 9 febbraio 2015

È difficile essere un Dio - Aleksej German

se il film di Peter Fleischmann (qui), del 1989, era un onesto e bel film di fantascienza, con tanto di disco volante che controllava la situazione, un film classico, e in questo prevedibile, ambientato in un ambiente desertico, a colori, nei canoni della rappresentazione di quella storia (tratta da un gran libro, qui, dei fratelli Strugatzki), Aleksej German fa tutta un'altra cosa.
tra l'altro del film di Fleischmann i fratelli Strugatzki non parlarono mai, avrebbero voluto che il film fosse diretto da un russo (qui)
Aleksej German gira un film di tre ore, in bianco e nero, in un ambiente incessantemente piovoso, un girone infernale dantesco non potrebbe essere rappresentato in modo più duro e crudo.
la storia è questa: gli umani hanno scoperto un pianeta a un livello di civiltà immobilizzata al più buio medioevo, mandano una missione per riuscire a spingere quella civiltà verso un Rinascimento; ma la storia non si ripete, può peggiorare, altro che il progresso.
il film ti immerge in un mondo di merda, puzza, schifo, violenza, sopraffazione (quello da cui noi pensiamo di essere destinati a non ripetere, anche se oggi in molte parti del mondo la vita si avvicina a quel medioevo del film, dove non ci sono monasteri  di monaci che conservano e trasmettono la cultura, i libri, gli intellettuali fanno una fine terribile).
alla fine è impossibile essere un dio, non riesci a intervenire e a cambiare quel mondo, anzi ne sei risucchiato.
lasciate ogni speranza, voi che guarderete questo capolavoro.

ps: per chi non lo conosce, Aleksey German ha fatto solo sei film (qui), solo in bianco e nero, per scelta estetica non contrattabile, ed è stato un gigante del cinema.






Hard to Be a God come radicale, personalissima deviazione, oggetto caotico fra Sokurov e Tarkovskij (magari non tanto quello sci-fi, più quello dell’Andrej Rublëv del 1966), ma soprattutto visione impossibile, eccessiva, che si frantuma in una efflorescenza di altre visioni e dunque di livelli e letture fragili, cangianti, di occlusioni che si scoprono aperture. German filma il disfacimento, filma la fine dentro l’assurdo, la tragedia come inafferrabile rivelazione permanente, filma il ribrezzo, la merda, sputi, ani e interiora, vomito e orina, la repellente coreografia di corpi e liquidi, la puzza, l’orrore, ma riesce a donare la meraviglia del cinema. Hard to Be a God come indomita tensione a  farsi rigorosa e al contempo folle geografia di immagini, la ricerca di un gesto conoscitivo, di una eventuale rappresentazione più che di una narrazione, a racchiudere tutto e poi a esondare,  esplorazione di spazi, di confini, di inquadrature, del set, del cinema non come macchina ma come imperscrutabile desiderio. Fissa il tempo e lo interroga, lo percorre e forse, segretamente, lo apprende, disperde il senso, ogni senso, nella diramazione, nei dettagli, negli istanti, obbliga continuamente al deragliamento ipnotico mutevole, quando si vorrebbe solo la parzialità dello scrutare da un buio profondo…

Es difícil ser un dios todo es llevado al extremo: los personajes escupen y moquean todo el tiempo, hacen morisquetas, la suciedad es omnipresente, también el hacinamiento, la mierda de las letrinas cuando no directamente en los culos, el barro, la lluvia y la niebla pringosas, los ahorcados cubiertos de brea o melaza, las pijas, la orina, la sangre, las tripas que caen, un corazón que late en un pecho abierto. Lo abyecto y lo pornográfico, eso sí, alejados del sentido repleto de moralina de los intelectuales franceses —y afrancesados—. Como un cuadro de Bruegel el Viejo, como El jardín de las delicias en su mayor oscuridad, combinados con el humor físico de Los Tres Chiflados y con un toque de Beckett. El resultado podría haber integrado la fallida Trilogía de la Muerte de Pier Paolo Pasolini…

Il concetto dietro Hard To Be a God è contorto : German immagina che alcuni scienziati vengono mandati sul pianeta Arkanar per aiutarne la civilizzazione. L’impresa non è semplice in quanto questa civiltà si trova nella sua fase medievale dove la violenza è all’ordine del giorno in particolare nei confronti degli intellettuali e letterati, ma questi scienziati non possono in nessun caso rispondere alle provocazioni violente con la violenza. Ma per Rumata (Leonid Yarmolnik) , uno degli scienziati, la situazione è troppo grave e si ritrova a voler salvare dalla gogna gli intellettuali cercando di intervenire. La domanda che aleggia per tutto il film è : Cosa faresti se fossi Dio?...

2 commenti:

  1. Opera enorme. Il migliore film che ho visto negli ultimi tempi.

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    1. qualcuno che non l'ha visto può credere che abbia qualcosa in comune con il "Faust" di Sokurov, in realtà quello è acqua fresca rispetto al film di German, non per sminuire Sokurov, ma per dare il giusto peso a German.
      "È difficile essere un Dio" è da vedere e rivedere, solo a casa, purtroppo

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