martedì 15 luglio 2014

The Lost Weekend (Giorni perduti) – Billy Wilder

il protagonista  Don (Ray Milland) ha vinto l'Oscar miglior attore protagonista, e Billy Wilder per il  miglior film, la migliore regia, e la migliore sceneggiatura.
pare che Billy Wilder abbia letto il libro durante un viaggio in treno (un libro da edicola, prima di essere famoso), e che sia stato ispirato per un film sull'alcolismo dalla frequentazione di Raymond Chandler.
l'interpretazione di Ray Milland è straordinaria, e questo film fu una delle prime volte che l'alcolismo viene visto come una malattia e non come una cosa da ridere.
se questo film l'avesse fatto un altro sarebbe stato il suo capolavoro, ma per Billy Wilder è "solo" un piccolo capolavoro, visto i film immensi che ha girato in seguito.
come per tutti i film di Billy Wilder, se vi volete bene, non perdetevelo - Ismaele






…A fare la differenza, è lo sguardo: quello senza facili moralismi e pregiudizi che, nel partito preso, non sono mai in grado di spiegare e descrivere; quello che si affida ad un colto, sagace, (onni)comprensivo piglio letterario per mostrare le bassezze cui spinge la bottiglia, gli incubi che elargisce, il circolo vizioso che crea, l’amore e le giornate che fa perdere per sempre; quello che sa cosa mostrare all’occhio della macchina da presa, dove ogni dettaglio contribuisce a donare vigore e profondità immane al racconto: ad esempio, lo sguardo indignato della folla che (s)grida con gli occhi (simbolo del terrore del protagonista di essere considerato un inetto) o la rosa lasciata nella borsetta (che testimonia la creativa nobiltà d'animo anche durante un gesto disperato); quello figurativo, potente ed espressionista, inconsueto per Hollywood nella violenta e pessimistica poesia, meraviglioso in quanto sobrio (cioè necessario), non fine a se stesso: le visioni (le ballerine che si trasformano in cappotti; il topo e il pipistrello), l’ombra della bottiglia sul soffitto, lo zoom dopo il primissimo piano sul whisky, la sequenza nel manicomio. Oscar al film, al regista e a Ray Milland.

…”Giorni perduti” è un classico dell'alcolismo, rappresenta la tossicodipendenza come una malattia e il tossico come un malato, non semplicemente un vizioso edonista. Tutto il film ruota attorno alle figure del cerchio e della bottiglia, alla perenne condizione di ricaduta dell'alcolista ma anche alla necessità, per uscire dal baratro, di un solido supporto altruista: l'amore, l'amicizia, il prossimo sono i primi ed insostituibili pilastri per una lenta guarigione. Si accenna inoltre al legame tra creazione artistica ed alterazione di coscienza, un semplice accenno ma abbastanza chiaro da suscitare domande quali: lo scrittore beve perché è in crisi o beve per scrivere senza freni inibitori e abbattere le barriere razionali della quotidianità e della grigia medietà?..

Opera espressionista di Wilder, “Giorni Perduti” presenta al pubblico un Ray Milland magistrale nella sua interpretazione letteralmente quasi solitaria sullo schermo: è lui che regna su tutto e tutti, e da lui lo spettatore finisce inevitabilmente per essere catturato e viene coinvolto in quel suo stesso vortice di redenzione e pentimento continui. Fino alla fine della pellicola, non si riesce a intuirne la conclusione: Danny viene sopraffatto dal suo vizio o riesce a sconfiggerlo? È questa la domanda che impera lungo tutta la storia, e forte è l’empatia che lega lo spettatore al protagonista in cui facilmente ci si riconosce, perché tutti siamo vittime di vizi, più o meno capitali. Se il personaggio di Milland guidato dalla speranza altrui, riesce a  salvarsi dal suo circolo vizioso, non si salva però la società che, agli occhi del regista, non offre ancore di salvezza limitandosi semplicemente a condannare certi comportamenti…

Senza sconti né patetismi, un angoscioso viaggio nell'incubo dell'alcoolismo: se da una parte il ripetersi delle azioni del protagonista può rivelarsi alla lunga meccanico ( sbronza, recupero delle qualità motorie, ricerca di denaro per tornare a bere, sbronza e via di nuovo ) colpisce dall'altra la lucida ed a tratti orrorifica messinscena della debolezza umana della dipendenza, maneggiata con cura ed una certa misura da un mostro sacro della settima arte come Wilder.
Visto oggi perde certamente un poco di forza ( ormai neanche i film più crudi sulla droga riescono a fare sensazione ) ma considerato che è una pellicola del '45 le va riconosciuta il rispetto che merita.
A dir poco straordinaria la prestazione di Ray Milland.

…It's a real involving movie. Even though the main character seems like a lazy bum who benefits from- and abuses the kindness of others, you still constantly feel for him and want things for him to go well. This is of course also not in the least thanks to Ray Milland's fine acting performance, who deservedly so received an Academy Award for his role.
The acting in general within this movie is just great. Each and ever actor in this movie gives one great performance, that works out as powerful for the movie. It uplifts the story and lets it all work out even better. 
But it's of course also due to Billy Wilder that the story and movie in general works out so effectively. His handling of the story, actors, characters, dialog is all just all done so extremely well…

…this film was almost never released because of the poor reaction by preview audiences in 1945 who were not used to such stark realism from Hollywood. And what a loss that would have been. Production values are excellent with stunning moody black and white cinematography and a strident musical score by Miklos Rozsa.
This film contains some of the most memorable scenes ever portrayed. Who could ever forget the frightening scene in the alcoholic ward (Hangover Plaza) where we meet male nurse Bim, who tells Don that "Delirium is a disease of the night" and tells him to drink up his medicine, because he will experience the DTs. And the scene where he experiences the DTs is quite terrifying - a scene that will stay with you forever…

Before The Lost Weekend, the typical portrayal of a drunk was comedic in nature, with Chaplin's Little Tramp, who often imbibed too much, being a prime example. Drunkenness and comedy in movies have long been entwined. Hollywood, which has been awash in alcohol throughout its history, did not like to scrutinize this vice too closely. Thus, The Lost Weekend, in which there is no hint of humor, stands apart as an early attempt to dramatize the deleterious effects of alcohol abuse by providing a protagonist who is sympathetic but not loveable…
da qui

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