sabato 9 marzo 2013

Il conformista – Bernardo Bertolucci

l'uomo nuovo che sta costruendo il fascismo è un uomo pessimo, con i difetti eterni che si trovano sempre, se si vuole vedere bene.
per chi non l'ha mai visto dico che è un capolavoro, io l'ho visto solo adesso, ed è uno di quei film che nel rivederlo farà scoprire altri particolari, mai a caso.
una cosa mi ha commosso molto, la foto di Stanlio e Ollio sulla vetrata dalla sala del ballo; per me che sono cresciuto guardando senza limiti Stanlio e Ollio è stato un (bel) colpo basso.
e tutto il resto è davvero di grande valore, bravissimi gli attori e Bertolucci di più.
se volete sapere cosa avreste perso non vedendo questo film, allora siete obbligati a vederlo - Ismaele



Nella scena, ambientata nel bosco della Savoia, Clerici osserva, dietro i vetri appannati e chiuso nella sicurezza dell’abitacolo l’evolversi dell’azione criminale: non interviene, non parla, rimane immobile. In questa scena i dettagli scompongono i corpi degli attori, privilegiando il primo piano come elemento empatico. In breve tempo si susseguono gli stacchi che disegnano il profilo della morte. Né Marcello, né Anna possono ritagliarsi uno spazio-altro rispetto a quello a cui sono condannati: l’abitacolo (per lui) e il bosco (per lei) sono frammenti di un mondo stretto in un legame mortifero. Marcello, come un entomologo riesce a perforare la visione statica del volto di Anna e a vederne l’altra dimensione, (cioè quella della morte). Alla donna sparano alle spalle, ma noi ne vediamo il volto ricoperto di sangue, come se l’immagine proposta fosse quella della morte “immaginata” preventivamente da Marcello. Scelta opportuna, e non casuale, che determina la passività del conformista come connaturata ad una scelta precisa e consapevole. Un comportamento razionale dunque, innervato in un tessuto sociale sfilacciato e terminale, legato ad una società inerte…

In "The Conformist," Bertolucci attempts to understand totalitarianism as a symptom of Marcello's impulse to belong, to be like everyone else. And the atmosphere of the film is anything but prosaic. Using tinted images and skewed angles and a fluid, romantic style, Bertolucci and cinematographer Vittorio Storaro create an orgy of competing patterns and textures. Visually, the movie combines the impending spareness of de Chirico with the stylish geometry of film noir and the colorful opulence of Visconti.
The result is a sort of haunted surreality in which sex, Freud, politics and philosophy are flung together in a spirit of aesthetic exuberance and daring. The performances are almost as stylized as the production design, with Trintignant's crisp, angular moves providing counterpoint to the slinky voluptuousness of Sandrelli and Dominique Sanda. The movie isn't without flaws. Its ideas aren't all fully baked, especially the connections between sexual deviance and repressive politics. Still, almost nothing has been lost over the years. The brilliant mix of ideas, the audacity and originality of approach, the sensualist delight in the ravishing play of light and shadow -- all these remain, as bracing and inspirational as ever.

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