lunedì 18 febbraio 2013

Zero dark thirty – Kathryn Bigelow

per certi è più importante il viaggiare dell'arrivare.
così sembra per Maya, che dopo il raggiungimento dell'obiettivo, entrerà in una depressione post-parto.
Jessica Chastain è l'anima del film, che a me sembra una versione "sporca" di "Argo", anche "Zero dark thirty" è un'americanata davvero ben fatta, in cui vincono i "nostri".
Jessica Chastain è come un Achab alla caccia di Moby Dick.
un film che dura due ore e mezza senza annoiare è da non perdere, promesso - Ismaele



…La Chastain è oro puro che si lascia modellare ad immagine e somiglianza della regia bigelowiana, che si adatta con dignità e delicatezza al suo ruolo, al tipo di film e al tipo di regista-carro armato che la riprende. 
E' così fragile, bella e triste da essere lei, solo con la sua fisicità e il suo sguardo, l'elemento morbido e commovente di Zero Dark Thirty, il cuore rosso di un film dal contenuto nero e duro.
Inutile parlarne ancora: Zero Dark Thirty è un film-colosso imprescindibile, da vedere con la giusta predisposizione d'animo e senza guardare l'orologio. Il suo potere è così forte che vi ritroverete in un attimo, senza rendervene conto, in religioso silenzio. 

…”Zero Dark Thirty” is no more a glorification of torture than Melville's “Moby Dick” is a defense of the brutality of whaling
Some will see the sheer force of this set-piece as the epitome of fascist wish-fulfillment. Yet that reading is too easy, eschewing both the banality of the execution--the SEALs call out their prospective target's names before firing, in an eerie moment of mutual recognition that recalls Ben Wheatley's Kill List--and the profound alienation of spectators who don't want to go along for the ride. "I got Ibrahim through the door," one SEAL tells his colleague, but of course we know that, having already assumed his perspective. The strength ofZero Dark Thirty lies in the discomfort of that payoff and the coda that follows, where Maya effectively gets the trophy to cap her counter-Jihad, only to be flown back home on another mission, as ambiguous and imprecise as the last one.

…L’attrice americana fornisce infatti una interpretazione magistrale, grazie alla quale gli autori riescono a caratterizzare un personaggio complesso pur concedendo pochissimi momenti di introspezione: basta uno solo sguardo per raccontarne speranze, emozioni e paure. Maya è solo una delle tante donne che hanno un ruolo cruciale nell'individuazione di Bin Laden, e riesce a portare a termine l’obbiettivo grazie ad una ostinazione e ad una caparbietà che sembra mancare a molti dei virili personaggi che la circondano: questo è forse l’unico messaggio veramente politico che Kathryn Bigelow cerca di mandare con il suo ottimo film.

Si l’histoire est intelligemment exploitée, elle est également filmée avec génie. Bigelow alterne mise en scène nerveuse et temps calmes, dans un cinéma du réel poussé à son paroxysme, dont elle maîtrise tous les codes. Chaque plan est ainsi une leçon de cinéma, la palette de la cinéaste ne semblant soumise à aucune limite, son talent transpirant de la pellicule jusqu’à la scène époustouflante de l’assaut final. Dans le silence absolu, aucune musique extra-diagétique ne venant interférer avec l’action, elle filme ces soldats avançant dans la pénombre comme personne. À leur image, chaque mouvement est méticuleusement calculé, rien n’est laissé au hasard. En chef d’orchestre, elle alterne alors plans larges, plans subjectifs, gros plans, plans-caméra à l’épaule dans une mise en scène brûlante, au suspense haletant en dépit d'une connaissance universelle de l’issue du raid. Plus que le récit d’une traque, « Zero Dark Thirty » est un pan de l’Histoire américaine. Si certaines parties sont plus romancées que d’autres, ce choix s’explique par la volonté inconditionnelle de la réalisatrice de confronter la violence et leurs auteurs, faisant poindre en arrière-plan une critique subtile des agissements des forces armées, mais délaissant les revendications moralisatrices. Sur un rythme effréné, la cinéaste nous emmène dans les entrailles de l’armée américaine, au cœur d’une sombre violence dont nous ne sortirons pas indemnes. Un voyage vertigineux!

6 commenti:

  1. Visto ieri e domani ne parlerò da me... davvero notevole, meno d'effetto di The hurt locker ma un'americanata con classe!

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    1. aspetto di leggere
      sulla classe sono d'accordo, K, Bigelow può insegnarla a tanti.

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  2. io non l'ho trovato un'americanata, perché la vittoria finale c'è, quella si sapeva, ma il film non parla di quello.
    anzi, il finale sembra più una sconfitta.
    la prima frase di ismaele comunque dice tutto sul film: è più importante il viaggiare dell'arrivare.

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    1. americanata non è mica un'offesa, in questo film.

      hai detto una grande differenza con "Argo", lì la vittoria è vittoria, quasi gioiosa, qui Maya non gioisce, c'è una "geometrica potenza" nell'azione finale, ma Maya sta male.



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  3. Un film strano, difficile, fatto sicuramente bene ...e poi dice una verità forte: la tortura come sistema cia consolidato, e non solo di poche mele marce perverse.

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    1. strano e difficile, ma bisogna lasciarsi portare umana per mano da K. Bigelow e Maya,, e, nonostante i canarini e i semirambo, è una storia tremendamente e e tragicamente umana

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