lunedì 24 dicembre 2012

La parte degli angeli (The Angels' Share) - Ken Loach

una parte dei fratelli Dardenne, o di un Ken Loach dei vecchi tempi, una parte de "I soliti ignoti" di Monicelli, o di "Palookaville", qualche spruzzatina de"Il mio amico Eric", mischiare con cura (questa è la parte difficile, ma Ken Loach è bravissimo) ed esce fuori un gran bel film, non perdetelo, anche se siete astemi - Ismaele




La parte degli angeli, sia chiaro da subito, non è un film perfetto.
Non lo è perché costruito attorno ai suoi personaggi, con tutto il cuore possibile, e per nulla attento alle evoluzioni tecniche.
Non lo è perché dedicato e partecipe, e non troppo attento ai dettagli che per uno script definito al millimetro risulterebbero stonati - il rapporto tra Robbie ed i parenti di Leonie, o quello con i suoi persecutori, la facilità d'esecuzione del colpo alla distilleria -.
Non lo è perché privo di una direzione precisa, a metà tra la drammatica denuncia e la commedia dai toni di favola urbana.
Eppure, è pervaso di cuore dal primo all'ultimo minuto, è tosto e commovente, riesce ad affrontare tutto il carico di una vita al limite senza mai esagerare in retorica, pesantezza, eccesso di realismo…

… sguardo disincantato su reietti in cerca di redenzione, un'ironia palpabile dalla prima all'ultima sequenza, messaggio politico ben presente (perché questa società è un qualcosa a cui ribellarsi sempre e comunque, ognuno con le proprie armi ovvero le proprie capacità) che però non appesantisce una narrazione lieve e fruibile anche da uno spettatore non per forza avvezzo alle dinamiche del cinema d'autore.
Si sorride spesso e si ride anche di questi quattro soliti ignoti al doppio malto…

… El director de “Buscando a Eric” (2009) se entretiene con gusto en la visita a la bodega o en las catas y en la subasta, y no le importa que algún momento del golpe o la propia conversión de Robbie en experto catador parezcan poco verosímiles o se caiga en un costumbrismo pintoresco de cliché, porque sólo aspira a decir que la parte de los ángeles es lo que le corresponde a cada persona y no le será quitado. Porque es su dignidad, su trabajo, su familia.

… La primera parte de la película es estupenda. El oído del espectador se hace pronto a los marcados acentos escoceses que narran un guión que se siente doloroso, divertido y real. La escena en la que la víctima recapitula los hechos de la agresión de Robbie es sumamente poderosa. La identificación casi al instante con la víctima y lo horrendo de los actos de Robbie no anula que se integre la percepción de que el arrepentimiento y el dolor que él siente por ser claramente culpable es genuino.
Puede que una rehabilitación de servicios a la comunidad se queda corta para Robbie y que verdaderamente necesite pisar terreno carcelario. Sin embargo nos lo presentan como el personaje protagonista que el espectador está obligado a acompañar durante toda la película. La secuencia finaliza con la madre de la víctima gritando en la cara de Robbie para instantáneamente pasar a un plano de Robbie sujetando a su bebé, su hijo. ¿Compasión por su verdadero arrepentimiento o indignación de que una persona que ha cometido tan recientemente tal agresión tenga el privilegio de ser padre?
En este sentido, la naturaleza contradictoria de la película es desafiante y excelente. Un ejemplo de que Robbie —más que convincente Paul Brannigan— es el personaje adecuado para ser el protagonista…

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