lunedì 3 dicembre 2012

Claire Dolan - Lodge Kerrigan

un gran film, con un'eccezionale Katrin Cartlidge (morta nel 2002 a 41 anni).
una storia tormentata, con Claire ostaggio di un magnaccia (un inquietante Colm Meaney), subisce una vita da squillo di lusso, finché non trova Elton (Vincent d'Onofrio), che riesce a dare a Claire un po' d'amore, e sopratutto quello che lei sognava.
non ti stacchi mai, anche se si soffre e Lodge Kerrigan è davvero bravo (e purtroppo ha fatto pochi film, e buoni) - Ismaele



Kerrigan è un regista poco conosciuto ma di grande valore, ed in questo Claire Dolan riesce a dipingere in maniera impeccabile un mondo ove l'empatia tra esseri umani pare esser definitivamente scomparsa.
Nonostante le frequenti scene di sesso (vedasi trama), la sua regia è totalmente distante dalle logiche sensazionalistiche che il business richiede.
E' una direzione aspra e glaciale, così come la fotografia, ma tutto è ovviamente funzionale alla rappresentazione della vita di Claire, una donna immobilizzata dal suo passato e dalla conseguente alienazione sociale del presente.
La descrizione quotidiana della vita condotta da Claire da parte di Kerrigan ha dell'incredibile e non ha nulla da invidiare a opere come "La pianista" di Haneke, seppur si tratti di modi osservazioni differenti.
Non credo di esagerare se affermo che Katrin Cartlidge, la splendida protagonista di questo film, è probabilmente una delle figure femminili più intimamente tormentate di tutta la storia del cinema americano.

Psicodramma raggelato che evita accuratamente l'evidenza del movimento interiore: una figura femminile tra le più intimamente dolenti dell'ultimo cinema americano, trattenuta come poche, vive vicende in cui l'elusione degli stratagemmi drammatici finisce per colpire più duramente lo spettatore.

Girato a New York, tutto chiuso in ambienti asettici, puliti, tra enormi vetrate di grattacieli e superfici lisce, racconta il vano tentativo di una prostituta di affrancarsi dal suo protettore, figura terribile nella sua ostentata normalità. Lo stile è più freddo, controllatissimo (lunghi piani fissi, poche note subliminali), di un minimalismo sempre pronto a esplodere all'improvviso e qualcosa del fascino trasandato dell'esordio forse si perde. Ma il dolore del corpo sofferente di una grande Katrin Cartlidge arriva tutto e lascia una sensazione di malessere che prende allo stomaco.

Much of the movie consists of Claire Dolan's business dealings. Her clients are white-collar guys in offices and hotel rooms. They believe her praise. Maybe it's what they're really paying her for. She isn't very enthusiastic during sex--sometimes she seems repelled or indifferent--but the men don't notice or care. When she doesn't follow the script, though, they have a way of turning vicious.
Her pimp, who has known her since she was a child in Dublin, is Roland (
Colm Meaney, his neat little lips swimming in a face so broad, he looks like Humpty Dumpty). He addresses her with formal politeness. We see he is strong and vicious, but with Claire he has an enigmatic relationship based on buried mutual history, which perhaps involves her dying mother and perhaps involves money he has lent her for the mother's care (the movie is wisely vague). They work well together, Roland tells a taxi driver who thinks he loves her, because she was born to be a prostitute, likes it, and will always be one.
Whether that statement is true is the movie's central question. The taxi driver is named Elton (
Vincent D'Onofrio). They spend some monosyllabic time together, make love successfully and then unsuccessfully and agree to have a child. "We can make this work," she says. "All right," he says. They cannot make it work because he cannot understand her profession or her pimp; he shadows her, and even goes to the extreme of hiring a new girl in the pimp's stable in order to vicariously understand how it might be between Claire and a client…

Claire est indissociable de la matière et des structures géométriques qui en sont engendrées : filmée devant un miroir, derrière une fenêtre, dans l’ encadrure d’une porte. Son corps et son visage sont perpétuellement cadrés, encadrés, au point ou aucun plan ne soit vidé de sa présence. Son corps pénétré, reflété, rayé, encadré, semble s’anamorphoser, son aspect longiligne s’accentue pour faire un avec les colonnes ou les arbres, eux aussi contraints à l’immobilité totale. Claire s’inscrit dans une verticalité dont elle ne sortira que grâce à l’amour d’un homme avec qui elle trouvera momentanément le repos et l’abandon : l’horizontalité. Son corps alors s’assouplit, invente des courbes jamais encore tentées, le déhanchement d’une danse dans un décor rouge tranchant avec les teintes habituelles...

6 commenti:

  1. Ok, questo è l'altro che hai segnalato ed è quello che non ho visto. Di Kerrigan ti consiglio allora Keane, che dev'essere l'ultimo che ha fatto (almeno credo :)

    RispondiElimina
  2. L'ho visto e sinceramente non mi ha convinto come gli altri due. Parte bene ma poi tende a ripetersi troppo e le continue scene di sesso contribuiscono a rendere il tutto abbastanza monotono. Resta comunque la eccezionale interpretazione della Cartlidge (quella sì) e naturalmente la regia di Kerrigan, come sempre precisa e asettica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. magari non è il migliore, ma è sempre un gran film, e Katrin Cartlidge è davvero eccezionale.

      speriamo che qualcuno cerchi Kerrigan per fargli girare altri film

      Elimina
    2. E soprattutto che qualcuno dei nostri distributori si svegli e si decida a recuperare i suoi film, sarebbe ora!

      Elimina
    3. l'hanno fatto per "This is England", ma per Kerrigan scommetto di no:(

      Elimina