domenica 30 dicembre 2012

Détective - Jean-Luc Godard

un film complicato, associato qui a "Rosso sangue", di Leos Carax.
quello che dice Godard, "A story should have a beginning, a middle, and an end, but not necessarily in that order", si adatta perfettamente per questo film.
magari va visto più di una volta per apprezzarlo meglio, merita comunque la visione - Ismaele



 non c’è traccia di seriosità nel contrappunto filmico: anche se l’intrigo dell’Hotel Concorde Saint Lazare produce situazioni drammatiche e citazioni letterarie da Shakespeare, Sciascia e Conrad, il tono di fondo conserva una qualità giubilatoria che è l’esatto contrario della malinconia. Indebitato con chiunque, il manager Jim Fox Warner (Hallyday) passa le sue giornate a giocare a biliardo e copulare con Françoise (Baye), la moglie di uno dei suoi creditori. Il detective Prospero (uno spettrale Laurent Terzieff) è ossessionato dall’inspiegabile omicidio consumatosi due anni prima nell’albergo e se ne sta chiuso nella stanza del delitto scrutando tutto e tutti con una telecamera. Il boss mafioso (Alain Cuny) si aggira per l’hotel portandosi dietro una bambina bionda, un ragazzino taciturno e un contabile inetto. Il pilota Emile (Brasseur) va e viene, rimandando di giorno in giorno il confronto con la moglie insoddisfatta che lo incita a riscuotere il denaro dovuto da Jim. La formula del noir è sarcasticamente disgregata e fatta a pezzi, insomma, salvo ricomporsi in uno pseudofinale che “telefona” la soluzione dell’enigma con una nonchalance letteralmente impagabile. In questo senso Détective rappresenta il punto terminale del noir, il confine estremo al di là del quale il genere si sfalda, dissolvendosi nella ruminazione iconografica. L’anno dopo Leos Carax, riprendendo Julie Delpy (una delle due attrici lanciate da Godard in Détective insieme a Emmanuelle Seigner), frequenterà le stesse latitudini narrative in chiave apocalittico-fumettistica con Rosso sangue. Un possibile dittico sulla malleabilità concettuale e iconica del genere.


L'essence même du cinéma selon Jean-Luc Godard se déploie magistralement dans ce policier absurde, fascinant et déconcertant. Le cinéaste y emploie ses effets stylistiques habituels, comme un travail accru sur le son et une bande originale qui vise les coupures abruptes au détriment d'un fond sonore docile et confortable. Les références à la littérature et au cinéma prennent également une place importante, tout comme l'approche novatrice pour l'époque de la vidéo et de l'informatique. Mais tous ces éléments sont soumis à la narration très particulière de Godard, qui enfreint les conventions du cinéma pour mieux les démontrer…


… The images of the film, beautifully photographed by Bruno Nuytten, are dense with information, some of which leads nowhere, as one might expect of a shaggy-dog story. In Mr. Nuytten's camera, people and objects swim into focus like fish seen when one is scuba diving. The entire movie, in fact, seems to take place in some other reality, some place where physical - which equals psychic -movement is as difficult as it would be under water.
''Detective'' is most certainly not a film for everybody. It is obscure, elitist and maybe just a bit too jokey…

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