gli inganni e i cambi di strategie dei governi e dei servizi segreti si riflettono sulla vita delle spie, che cercano di sopravvivere ai cambiamenti.
come sempre Yves Boisset gira un film politico, che un gruppo di terroristi manipolati (cosa inverosimile?) e una donna ammazzata e trovata in una macchina (come Moro, ci ricordiamo?).
tutti bravi, ma Lino Ventura e Michel Piccoli straordinari.
musica di Ennio Morricone, perfetta per il film.
un film che non delude.
buona (sorprendente) visione - Ismaele
Lo ammetto ho un debole per il grande Lino Ventura.Pur con la
presenza di Piccoli probabilmente questo thriller spionistico non l'avrei
guardato perche'non sono molto appassionato di spy story o film che sfruttano
il tema della guerra fredda.E invece avrei fatto male perche'questo film non è
assolutamente male.Cita i temi classici delle spy stories ma ha un
ambientazione inconsueta,Zurigo,di cui ne esce un ritratto a forti tinte,una
specie di nido di vipere e covo di fermenti terroristici.Si parla di spie
"risvegliate" e richiamate alle loro funzioni un po'come in Telefon
di Siegel anche se la'era una cosa ipnotica non consapevole.C'è un gran confronto
di stili di recitazione tra Piccoli e Ventura,il primo di un ambiguita'viscida
sempre col sorriso sulle labbra,Ventura piu'pragmatico,concreto a fare sempre
domande che purtroppo non avranna mai risposta.Lo stile imposto è quasi
asettico con una rigida scansione temporale,ma quello che rende diverso questo
film è proprio l'insieme delle locations della Mittleeuropa scelte,perche'per
il resto si replica la trama di film spionistici con protagonisti agenti
americani russi e inglesi anche se qui siamo lontanissimi dal glamour
bondiano.Una nota sull'inquietante finale,amaro,senza risposte che rivela la
presenza di oscuri poteri forti ,misteriosi ingranaggi che neanche un valido
agente riesce a inceppare....
…Bien belle
affiche pour cet Espion, lève-toi (1982) avec la présence
aux commandes d’Yves Boisset, réalisateur qui a toujours su être efficace. Il est
assisté ici de Michel Audiard aux dialogues, d’Ennio Morricone à la musique et
d’un casting trois étoiles. D’ailleurs, l’origine du projet remonte à Michel
Audiard, grand amateur de polars, qui a repéré le livre Espion
lève-toi de George Markstein dans la fameuse collection Série
noire. Inspiré d’une histoire vraie, le livre était selon Michel Audiard
un véhicule parfait pour Lino Ventura.
Yves Boisset raconte ainsi dans son autobiographie La
vie est un choix (Plon, 2017) :
Lorsqu’il [Audiard] m’a fait lire le sujet, l’idée m’est
venue de confronter Lino, et son côté brut de fonderie, avec Michel Piccoli,
dont l’ambiguïté et la perversité étaient aux antipodes. La perspective de ce
duel entre les deux monstres sacrés emballa Audiard qui leur écrivit dans la
subtilité et la mélancolie un de ses dialogues les plus brillants et les plus
intelligents…
Ex-agente segreto viene riagganciato dai superiori a causa del
suo legame sentimentale con una professoressa universitaria di estrema sinistra.
Negli anni del riflusso e della dottrina Mitterand esce questo insolito
thriller spionistico che coniuga il pessimismo politico della New Hollywood (I tre giorni del Condor è il cugino più prossimo) con il nichilismo del
polar (le didascalie che segnano date e orari come in Le samouraï). Ventura
gran signore, Piccoli diabolico, Boisset dotato di un ritmo più spigliato della
media dei colleghi.
Spia francese "dormiente" che da anni vive a Zurigo
sotto copertura deve ritornare in pista dopo l'uccisione di un collega da parte
di un gruppo terroristico d'estrema sinistra probabilmente manovrato dai
servizi di una potenza straniera... Come l'ottimo Ventura, anche lo spettatore
fino all'ultimo non sa se sia più pericoloso l'ambiguo Piccoli oppure l'opaco
Cremer: un'incertezza che accresce la tensione e con essa il fascino di questo
film dalla messa in scena funzionale (regia sobria, ambientazione ben resa,
valida ost di Morricone) da segnalare tra i più pessimistici del genere.
Se Lino Ventura è diventato un gigante della cinematografia
francese (e non solo), lo deve anche a film come questo. Il personaggio è
tagliato con l’accetta. Agente segreto francese “dormiente” di stanza a Zurigo,
Sébastien Grenier viene richiamato in servizio dopo l’assassinio di un suo
collega e si ritrova subito in un mare di guai. La trama spionistica è delle
più classiche, ci sono pochi e persino scontati colpi di scena ma, come gli è
spesso accaduto, Lino Ventura imprime al suo ruolo una gravità, un’intensità
recitativa, una dura naturalezza che caratterizzano il cavallo di razza che
conosciamo, quello che rende appassionante una storia anche se confusa. Spesso,
nei film di spionaggio, la sceneggiatura può lasciare a desiderare, dando
nondimeno vita ad opere di innegabile valore. Modello del genere fu “Il falcone
maltese” (1941) di John Huston. In questa sua prova, Yves Boisset, regista
essenzialmente di media levatura ma tutt’altro che trascurabile, non assurge ad
alcun vertice cinematografico, ma gode di una magnifica distribuzione (la
parola “cast” non mi piace), di buone ambientazioni (neppure “locations” mi
piace), nonché di un’adeguata e molto riconoscibile colonna sonora (un Ennio
Moricone forse poco innovativo, ma deliziosamente incalzante). Gli attori
comprimari sono le facce giuste per i rispettivi ruoli, da Michel Piccoli,
intrigante agente francese forse al soldo del KGB, al volto scolpito di Bruno
Cremer, che spunta dal nulla a tre quarti del film ed è l’unico ad uscire vivo
dall’intricata vicenda. Nel ruolo della compagna di Sébastien Grenier, Krystyna
Janda, elegantemente intellettuale, devota e travolta dagli eventi, se la cava
egregiamente. L’immagine della sua salma rinvenuta nel bagaliaio posteriore di
un’auto non può non rimandare all’istantanea sul cadavere di Aldo Moro nella
Renault 4 rossa del 1978. A rendere ovviamente il tutto ancor più gradevole
sono, immancabilmente, i succosi e mai banali dialoghi firmati dal Maestro
Michel Audiard. Un vero piacere!
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