martedì 9 maggio 2023

Cielo negro (Il richiamo delle campane) – Manuel Mur Oti

un sadico e tragico scherzo è davvero lo scheletro del film.

una ragazza si innamora, non corrisposta e ingannata, di un uomo senza qualità positive, delle qualità cattive ne ha molte.

lei è la figlia unica di una madre vedova e malata, una figlia sposata è il sogno di quella madre.

Susana Canales (che ha girato molti film in Italia) e Fernando Rey sono bravissimi, ma tutti fanno la loro figura, Manuel Mur Oti ha girato pochi film, ma ottimi.

un film che non può lasciare indifferenti, promesso.

buona (disperata) visione - Ismaele


ps: il titolo italiano è un po' diverso dall'originale, ma così va il mondo.

 

QUI il film completo, in spagnolo

 

 

Cielo negro es la historia de un sueño que se transformó en pesadilla; de un amor platónico que derivó en engaño por el egoísmo y la maldad de los hombres; de un vestido inexistente que se sustituyó por uno de alta costura y supuso perder un trabajo; de unas cartas cruzadas que alimentaban la esperanza al tiempo que servían de escarnio y diversión a quienes las inventaban; una historia para despedir a una madre feliz y después abandonar cualquier resistencia, salvo que ocurra el milagro, y en esta ocasión el milagro no fue hombre.

da qui

 

Buon melodramma spagnolo, non molto dissimile dai film italiani dello stesso periodo, ma con la sua dose originalità. Uno dei suoi meriti maggiori è di saper rappresentare momenti emotivamente molto forti senza calcare in modo eccessivo il pedale dell'enfasi e della teatralità, e mantenendo la forza drammatica delle scene e della storia nel suo insieme. In altre parole, non si giunge mai ai toni del melodramma fatto a tavolino per far piangere lo spettatore e della sceneggiata napoletana. Le disgrazie che piovono addosso alla povera protagonista potrebbero sembrare eccessive, se non altro per il fatto della loro rapida successione, ma ad essere sinceri la vità riserva talora simili sventure anche nella realtà. Accanto alla brava e ignota (per noi italiani) protagonista, troviamo un giovane e sbarbato Fernando Rey, efficace nel ruolo del poeta più nell'aspirazione che nei fatti. E' spregiudicato e qualunquista esternamente che sotto la scorza, perché quando il gioco si fa pesante e diventa dramma mostra di avere una coscienza e tenta anzi di riparare il male che aveva innescato.
Il finale religioso appare dettato da fede sincera, più che una volontà di creare una scena forte o far presa sul pubblico credente (come a volte si trova in certi melodrammi italiani). Molto bella e intensa la lunga corsa nella pioggia della protagonista.
Girato in pieno franchismo, il film non contiene propaganda politica, e anzi non nasconde la povertà di certi strati della popolazione e la disumanità di certi datori di lavoro.

da qui

 

 

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