lunedì 15 maggio 2023

Ritorno a Seoul – Davy Chou

se esistesse la categoria dei film apolidi, Ritorno a Seoul lo sarebbe a pieno titolo, regista francese, di origine cambogiana, racconta una storia ambientata in Corea.

Freddie, una ragazza francese adottata in Corea, arriva (per caso?) a Seoul e fra un bicchiere e l'altro si accende la curiosità di sapere chi siano i veri genitori.

il padre lo trova subito, un uomo schiavo dell'alcol, ma la mamma è inafferrabile, ci vorranno anni, forse.

intanto Freddie trova lavoro nel settore di punta della cultura e genio francese, diventa una piazzista d'armi, e ritorna a Seoul per una fiera, reincontra il padre, ma non lo convince che le armi siano il modo migliore per fare la pace.

il film termina in un hotel di campagna, mentre Freddie suona una musica triste.

un film che cresce piano piano, seguendo la ricerca della madre assente, alla ricerca di un'identità (im)possibile.

bravissima Park Ji-min.

buona (materna) visione - Ismaele

 

 

 

Come il Boccadoro di Herman Hesse, ossessionato dall'assenza della figura materna che lui eleva nei suoi deliri a madre-natura e senso ultimo dell'arte, Freddie Benoit proietta nel feticcio assente della madre biologica tutto l'amore che non ha, tutte le persone che non sarà mai, il doppelganger opposto della sé stessa che proprio non riesce ad amare.

Davy Chou, filtrando la sua stessa esperienza di immigrato, compone un meraviglioso ritratto giocato sulla riduzione e sul minimalismo emotivo, che ha l'incredibile pregio di risultare toccante e illibato pur essendo imbevuto di un'irrimediabile disperazione di fondo.

In un panorama cinematografico ma non solo, che fa dell'ottimismo e della politica del lieto fine la sua cifra, Davy Chou ci mette davanti all'incapacità di risolvere certi nodi identitari o dissidi, senza neanche suggerire una via per poterci convivere: questa è la vera grandezza di Retour a Seoul, riesce ad essere vero senza rinunciare alla delicatezza e alla sensibilità.

Tuttavia, anche nei suoi esiti più struggenti ed emotivamente destabilizzanti, Chou ha il pregio di riuscire a donare compattezza e spessore drammatico all'opera, attraverso una sapiente gestione del ritmo, che per quanto composito si mantiene sempre coinvolgente.
Davy Chou con la sua finezza sentimentale e il suo stile, si conferma sempre di più un astro nascente del panorama cinematografico internazionale.

da qui

 

Dietro la storia anormale di una ragazza adottata (e che brava Park Ji-min), Davy Chou riassume lo spazio e il tempo in un film che esalta l'inaspettato, e l'incontrollabile. Lo esalta ponendo lo sguardo su Freddie, protagonista che, scena dopo scena, esplora tutte le possibilità che la vita le avrebbe potuto dare. E lo fa gestendo al meglio le immagini, gli umori, i rumori e i ritmi (grande fotografia di Thomas Favel, in grado di elevare i neon di una Seoul quanto la livida atmosfera lontana dalla Capitale, e quindi lontana dalla modernità), e poi ancora gestendo l'identità sfilacciata di una ragazza sperduta in una cultura che le appartiene biologicamente. La stessa cultura che, poco alla volta, come farà lo stesso regista, imparerà a destreggiare, se non a conoscere, forse ad amare. Dietro, forte e preponderante, c'è la figura materna, resa dal film una sorta di inafferrabile spettro, e che forse indirizzerà inconsciamente la sopravvivenza e la resistenza emotiva della ragazza…

da qui

 

Quizás algo lenta y reflexiva para muchos, pero Retorno a Seúl es un ejercicio maravilloso de creación de emociones. No solo busca emocionarnos con una historia, sino que nos ayuda a entender la realidad de millones de personas que han sido adoptadas en todo el mundo. Ellos también tienen derecho a enfadar, a huir de casa y a sentir que su entorno no es suficiente para ella, o simplemente no es lo que necesita. Antes que hijos e hijas, son individuos que deben marcar su propio camino ajeno a la senda que la sociedad pretende señalarles.

da qui


 

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