sabato 31 luglio 2021

Old - M. Night Shyamalan

se cerchi un film che ti tiene attaccato alla poltrona del cinema questo film è per te.

come sempre si inizia con tanti sorrisi e allegria (diffidare, non andrà a finire bene, un po' di volte).

una bella vacanza, una gita esclusiva, per gente speciale, in un posto da sogno (o da incubo, fra le altre cose non c'è campo per i telefonini).

un bambino, che è bambino per tutto il tempo, dà un aiuto decisivo, per salvarsi dal complotto nel quale i turisti scelti vengono imprigionati.

il tempo ha un ruolo fondamentale nel film, dura due ore, che per alcuni è quasi una vita.

M. Night Shyamalan appare, fa l'autista e il controllore dell'esperimento, sa bene la sua parte.

film un po' thriller, un po' complottista, ma qualche vittima per il progresso, in nome della scienza, ci vuole, per il bene di tutti, pare.

Spielberg e Hitchcock sarebbero contenti, e anche noi lo siamo.

buona visione - Ismaele


 

 

due errori davvero grandi.

Il primo.

Come è possibile che IN QUELL'ALBERGO sono scomparse centinaia di persone (poi tutte straniere, occidentali, coi soldi) e nessuno ha mai detto niente? Sticazzi che prendono i pc e cancellano tutto, ci sono migliaia di parenti e amici che sanno di quella vacanza e quando non tornano decine di famiglie tutte dallo stesso albergo è tutto normale?

Seconda cosa.

Molto bella e interessante la questione dello studio scientifico, quel discorso che in poche ore possono vedere l'effetto dei medicinali in tanti anni. Peccato però che qualsiasi medicinale per malattie gravi andrebbe preso continuamente, quindi non capisco che valore scientifico possa avere uno studio per cui si somministra un'unica dose (per me dovevano fare in modo che anche nella spiaggia prendessero quella roba).

Ok che già con una dose vedi molti effetti ma non capirai mai se fosse presa di continuo quali avrebbe.

Però io a sto film glie ho voluto tanto bene, come quasi a tutti i film di Mr Night.

Ha un suo fascino, ti tiene lì a capire come andrà a finire, a cercare spiegazioni. Certo non riesce a dare mai la tensione e la tragicità di quello che accade (ah, altro errore, ad un certo punto muoiono praticamente tutti ma i cadaveri scompaiono...).

E in più aveva tutte le carte per essere un film esistenziale, sul ciclo della vita, ma non riesce ad esserlo. Anche se nel finale quei due 50 enni che hanno perso 40 anni della propria vita in un solo giorno ma hanno la gioia di poter vivere tutto il tempo che gli rimane un'emozione la dà.

Però, cavolo, alla fine se salva.

Forse è pure bello

voto boh

da qui


 

Un castello di sabbia che sintetizza mirabilmente con un'immagine evocativa per tutti il bisogno di continuare, nonostante tutto quello che gli anni ci regalano o impongono in dote, a conservare l’anima di un fanciullo. Niente di rivoluzionario, ma Shyamalan ci tiene a non perdere la voglia di costruire castelli di sabbia, a intendere il cinema con la serietà, ma al tempo stesso la purezza del suo idolo, Steven Spielberg, il maestro di un cinema in miracoloso equilibrio fra spettacolo per il grande pubblico e riflessione autoriale. Shyamalan conferma in Old, fin dal titolo, come non sia vittima (più?) della sindrome di Peter Pan, che porta a vivere un’eterna vita da adolescente. Ormai si prende le responsabilità e gli impegni di un autore maturo, liberandosi di alcune sue ossessioni senza snaturarsi.

Come un altro suo idolo, Alfred Hitchcock, il regista nato in India ama apparire nei suoi film. Qui è presente con un piccolo ruolo, ed è significativo che sia proprio lui ad accompagnare (e riprendere dall’alto) i protagonisti di questa storia in una piccola spiaggia remota, un angolo di Paradiso molto lontano dalla zona di Philadelphia in cui ha ambientato quasi tutti i suoi film. Old sposta l’ambientazione del fumetto di Pierre Oscar Levy Frederik Peters dalla costa mediterranea francese a una non precisata località tropicale. Una famiglia arriva in un villaggio dei sogni per godersi una vacanza di riposo, spingendosi con una navetta, insieme ad alcuni altri ospiti della struttura, fino a una spiaggia particolarmente bella, raggiungibile solo camminando fra alte rocce, dove si accorgono presto che il tempo scorre in maniera diversa dal normale, e iniziano a invecchiare molto velocemente

da qui

 

“Old” gioca col tempo e con lo spettatore. Shyamalan centellina molto astutamente il crescendo di interesse per la risoluzione della situazione nei vari tentativi che ogni personaggio cerca di inventarsi. La vacanza in un posto incantevole si trasforma in un incubo senza uscita. Ben presto questo scorrere veloce del tempo viene considerato, giustamente, come una trappola incontrollabile dove ogni minuto diventa importante.

Il film riesce ad approfondire anche i vari legami che si instaurano tra i vari personaggi e, per una volta, l’evoluzione dei rapporti sono sì veloci ma dettati dal mutare veloce delle situazioni e dallo scorrere del tempo iperaccelerato.

I protagonisti principali sono Guy e Prisca (una bravissima Vicky Krieps) e il loro legame si sviluppa nel corso dell’intero film coinvolgendo anche i figli e le altre persone presenti. Malgrado la sceneggiatura non sembra sempre fluida è sicuramente solida ed equilibra bene parole, paure e silenzi…

da qui

 

Come alcune delle opere migliori di Shyamalan, Old è spesso sconnesso, incostante, eccessivo e disarticolato. Ma da questo guazzabuglio cinematografico emergono sprazzi di grandissimo cinema, che toccano temi universali come l’evoluzione nel tempo di un amore, il rapporto con la malattia o la presa di coscienza del definitivo superamento di una fase della vita, ricordandoci che dobbiamo sempre e comunque confrontarci con una natura intorno a noi che non possiamo né comprendere, né prevedere. Una forza misteriosa e silenziosa, a cui possiamo solamente adeguarci, perché ogni tentativo di andare contro di essa è vano e dannoso. Un’entità sinistra e austera vera e propria protagonista di Old, che in fondo non è che l’angosciante esasperazione dell’adagio «Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate», firmato ovviamente da Alfred Hitchcock.

da qui

 

L’abilità del regista con la macchina da presa – peraltro non nuova, e mai smentita, neanche nelle sue prove meno convincenti – riesce in parte (ma solo in parte) a supplire ai grossi limiti narrativi del film. Ci si perde presto, in Old, dietro il rapido invecchiare dei personaggi, che il regista non trova il tempo (capiamo che sembra una contraddizione, ma è la sfida principale che una storia come questa presentava) di approfondire al meglio. Si finisce presto per confondere un personaggio con l’altro, per perdere attenzione alle sorti di ognuno, mentre l’orologio scorre inesorabile (anche per lo spettatore) in attesa che il film finisca o trovi il suo giusto ritmo. Ritmo che purtroppo, invece, accelera ulteriormente – e indebitamente – in un’ultima parte frettolosa, che fornisce una spiegazione superficiale al tutto e sfocia in una conclusione davvero poco credibile. Conclusione in fondo coerente con un film incerto, che rappresenta in definitiva un’occasione persa per un cineasta la cui carriera sembrava, negli ultimi lavori, in netta ripresa.

da qui

 


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