mercoledì 27 maggio 2020

Lerd (A Man of Integrity) - Mohammad Rasoulof

o sei oppresso, o sei oppressore, in quel posto non ci sono vie di mezzo, spiegano a Reza, che, come il mugnaio di Bertolt Brecht, vuole credere che ci sia un giudice a Teheran, ma Teheran non è Berlino. 
chi esercita qualche tipo di potere, in quel paese non dimenticato dai seguaci di Allah, è corrotto da fare schifo, dal poliziotto, all’impiegato al giudice, e passa sopra tutto e tutti. Chi alza la testa assaggia la galera, fino a rischiare la vita, se insiste nel reclamare i suoi diritti, o solo qualche aroma di giustizia la paga.
Mohammad Rasoulof alza la testa, e la paga sempre.
in quel paese che spreca registi e attori di serie A, non li fa lavorare, che Allah fulmini gli oppressori, sarà un duro e lungo lavoro, ma se anche Lui prende le mazzette ed è un oppressore è sventurata quella terra che ha bisogno di eroi.
non perdetevi questo film politico, per me profuma di Cinema, è un piccolo capolavoro - Ismaele



Il messaggio politico di Lerd è un urlo di allarme chiaro e manifesto contro un Iran dominato da una teocrazia ormai saturata nei suoi presunti valori religiosi e divenuta, come fu per il comunismo sovietico, teatro di piccoli e grandi personalismi nell’abuso di un potere usato esclusivamente a proprio vantaggio, mascherato stavolta in una vicenda che non va a toccare il governo e la classe che detiene il potere (come nel caso di altri autori, contro i quali la censura si è vendicata con pesanti limitazioni della loro libertà personale e creativa), come se un autore italiano raccontasse metaforizzandola in una localistica persecuzione mafiosa nel nostro meridione, la disastrosa e drammatica situazione di corruzione e strapotere dell’intera nazione.

La moschea, la stazione di polizia, il liceo maschile e quello femminile, la sede della compagnia che sta gestendo le cose – con mazzette e minacce – in modo da poter acquisire facilmente tutti i beni immobiliari della zona e i terreni; luoghi del potere in cui la corruzione domina senza neanche vergognarsi in alcun modo. Rasoulof mostra una volta di più uno sguardo disilluso, privo di qualsiasi speranza. L’unica lotta che si riesce ad allestire è quella che mette un povero contro un altro povero, galoppino contro galoppino, pedine da muovere e da mandare al massacro mentre la sovrastruttura non soffre il benché minimo cedimento. Anche Reza è parte integrante di questo schema, checché ne pensi, e il suo essere a man of integrity è a ben vedere solo una parvenza, un ruolo che si riveste perché gli altri lo hanno lasciato libero. Nonostante alcuni passaggi a vuoto e una semplificazione dei caratteri a tratti fin troppo evidente – proprio il rapporto di Reza con la moglie paga questo aspetto – A Man of Integrity è un film da difendere, anche per la volontà di Rasoulof di non cedere alla prassi estetica e narrativa propria di gran parte dei registi che diedero lustro alla new wave iraniana. E il finale, complice un ribaltamento prevedibile e allo stesso tempo in grado di spiazzare, rimane impresso nella memoria.

El jenga es un juego que consiste en ir quitando bloques de una torre evitando que esta caiga. La precisión y el buen pulso para lograr que no se derrumbe son claves para que el contrincante vea desmoronarse sus opciones de ganar. Entiéndase esta torre de manera metafórica como la vida de Reza, un padre de familia iraní que subsiste a base de créditos en el banco y de la granja de peces de colores en la que vive con su esposa, maestra de escuela, e hijo. Una vida intachable no tanto por su cotidianeidad, sino por su determinación a no verse contaminado por el mundo tóxico y corrupto que le rodea. Como su compatriota Farhadi, Rasoulof parte de un problema familiar cuyos tentáculos se van extendiendo poco a poco para evidenciar el complicado entramado de trampas y poder en el que se asienta su comunidad. Todas las soluciones que encuentra y que le proponen pasan por el chantaje, la extorsión o el soborno. Todo parece moverse a golpe de dinero y de influencias. Así, cuando una empresa cercana contamina sus aguas y todos los peces mueren, Reza intentará mantener su honradez mientras a su alrededor todo el mundo le muestra el atajo. Rasoulof (que, como Panahi, continúa rodando en la clandestinidad en Irán y sus películas no se estrenan en su país natal), demuestra de nuevo un pulso firme para el desarrollo de la historia, respetando el despliegue orgánico de los acontecimientos, dando la información necesaria sobre ellos y haciendo uso del fuera de campo de manera inteligente para tejer una narrativa ágil y evitar caer en lo evidente…

…La película de Mohammad Rasoulof es muy valiente teniendo en cuenta lo crítica que es ante el país y los procesos de censura por los que pasan todo este tipo de películas. Nos muestra a un personaje que de forma irremediable se ve arrastrado a las fauces de un sistema podrido para no caer en la miseria. En uno de los diálogos del film se afirma que en Irán solo hay lugar para dos tipos de personas, los opresores o los oprimidos. Reza pasa precisamente de oprimido a opresor de una forma natural, donde casi ninguno de sus actos resulta reprochable por muy inmoral que sea. Lo peor de todo es que los motivos que guían a Reza en esta lucha son los de derribar este sistema pero sin darse cuenta acaba metido en él.
A Man of Integrity es una muestra del poder que puede tener una película para denunciar y oponerse a una sociedad simplemente mostrándola tal y como es. Rasolouf no se queda corto e incluso acaba criticando algunos aspectos de la inamovible religión. Más allá de ser una obra valiente es una película de personajes muy bien construidos, situaciones bien hiladas e imágenes para el recuerdo (la escena de los cuervos o la cueva donde se evade Reza). Un film atrevido, con sustancia crítica y que no deja de lado ni la belleza estética ni la coherencia narrativa.

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