venerdì 7 febbraio 2020

Il diritto di opporsi (Just Mercy) - Destin Daniel Cretton

Bryan è uno un po' pazzo, anzichè diventare un avvocato milionario in un grande studio di New York preferisce andare in Alabama a dare un contributo per far uscire dal braccio della morte i morituri innocenti (non che i colpevoli meritino la condanna a morte, ma questo è un altro discorso, forse).
Bryan studia i casi, parla con i condannati, le loro famiglie, fa tutto il possibile per riaprire i casi e fare nuovi processi.
è una lotta caso per caso, in uno stato di quel paese ritenuto, da alcuni, il gendarme e la guida e il faro del mondo, con un sistema giudiziario penoso (non sono i peggiori, ma sono nella parte bassa della classifica).
il faro sono invece quelli che combattono quel sistema di morte, come Bryan e la sua (vera) associazione per la difesa dei poveri galeotti, di cui si viene a conoscenza alla fine del film.
come i film di Ken Loach anche Il diritto di opporsi è un film necessario, ogni vita salvata è salvata per tutti, c'è un messaggio di speranza, che a Ken Loach ormai manca, tutti i diritti li stanno estinguendo, c'è il dovere di opporsi, ma siamo troppo in là.
andate al cinema a vedere Bryan e gli altri, non sarete delusi - Ismaele










La mancanza di artificio della performance attoriale in cui Jordan, Larson e Foxx si spogliano di ogni glamour per apparire  “senza trucco” davanti alla macchina da presa è accompagnata da una regia pronta ad assecondare la retorica di una sceneggiatura preoccupata di costruire il “caso esemplare”, quello in cui le disparità di giudizio e le differenze tra buoni e cattivi vengono ribadite ad ogni cambio di scena. Passato al mainstream dopo lunga militanza indie, Cretton sembra aver acquisito una visione del mondo priva di quei dubbi che di solito fanno da viatico alla messa in discussione del reale…

…in questo emozionante esempio di cinema civile americano ci sono due star dichiarate e una invisibile. Le prime sono gli ottimi Jamie Foxx e Michael B. Jordan, nei panni di un operaio afroamericano che passa sei anni nel braccio della morte per un delitto mai commesso e dell’uomo che riesce a scagionarlo in tribunale. Il vero divo del film però, nero come i suoi clienti, si chiama Bryan Stevenson e fa l’avvocato. A lui, con il suo vero nome, è ispirato il protagonista. Suo è il bestseller da cui è tratto il film (edito in Italia da Fazi). Una storia vera che ha per sfondo l’Alabama, tutt’oggi lo stato più razzista degli Usa malgrado Rosa Parks.
Anche se “Just Mercy”, come suona il titolo originale, più che sul razzismo punta il dito contro la sua principale alleata, la povertà. Decisiva, dicono le statistiche, non solo nello sbattere la gente in galera ma nel tenercela. Di qui le novità principali di questo raro e solido esempio di legal thriller “black” (la lotta delle minoranze passa anche da qui, dalla conquista di generi finora occupati dai bianchi). L’avvocato Stevenson infatti riesce a usare la povertà non per dividere ma per unire due vittime collocate dal potere su opposte sponde. Una delle quali, attenzione, è di pelle bianca…

Just Mercy è un film che prende lo spettatore allo stomaco, che ci costringe a sederci nella sala di una pena di morte per guardare un uomo, che noi stessi abbiamo rotto, sussurrare ultime parole di compassione prima di essere spento per sempre da una scarica elettrica. 
Ci porta dietro le vite di uomini comuni minacciati, collusi con il potere peggiore, spaventati da istituzioni dominate da uomini malvagi e le oppone alle comunità, alla paura di chi non solo è ultimo ma deve essere consapevole di essere vittima sacrificale di una società che può sentenziarne la morte ogni qual volta ne sente il bisogno. 
Siamo di fronte alla voce di un'America che sente necessità di cambiare il proprio modo di guardare alla propria società, che ha incarcerato e sentenziato a morte, di per se una pratica disumana, una quantità inaccettabile di uomini innoccenti e che solo grazie alla battaglia dell'avvocato Stevenson ha evitato l'ingiusta esecuzione di altre 140 anime. 
Un film estremamente umano, fondato sul cuore di una questione senza nazione, senza lingua, senza colore e che colpisce se pensate a quanto recenti siano certi fatti, se pensate a quanto attuali siano i movimenti di Black Lives Matters, a quanto ora stia diventando realtà anche nel nostro paese…

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