giovedì 19 settembre 2019

Soy Cuba - Michail Kalatozov

un film che dura, girato nel 1964, poi messo in qualche ripostiglio, riscoperto grazie a Martin Scorsese e a Francis Ford Coppola, che lo hanno fatto restaurare e poi fatto girare.
se uno non capisce niente di cinema, quando si tratta di un film che è piaciuto a quei due lo cerchi e lo veda, non resterà deluso.
il film ha i toni epici della nascita di una nazione, attraverso quattro episodi molto belli.
le cose più belle, fra le altre, sono due piani sequenza che da soli rendono il regista memorabile.
cercate il film e godetene tutti, solo se vi volete bene, intendo - Ismaele 




…E' un peccato che un film di tale spessore sia stato triturato per quasi quattro decenni. La tecnica è davvero magistrale, in alcuni punti anche meglio di geni come Kubrick, Welles, MurnauOpera poetica, comunista, emozionante, che mi riserverei di consigliare a chi possiede una buona cultura cinematografica. Non per altro, per carità di Dio, ma potreste annoiarvi annullando con un cenno di diniego un film che vale veramente molto.

Il film venne infatti commissionato nel 1964, durante il periodo di maggior collaborazione tra l’URSS e il nuovo governo di Fidel Castro. La regia fu affidata al regista russo Mikhail Kalatozov dall’Instituto Cubano del Arte e Industrias Cinematográficos e dalla Mosfilm, le principali case produttrici dei due Paesi. Kalatozov decise di non adottare una narrazione unitaria, ma di descrivere i vari aspetti della società cubana attraverso quattro storie, legate da una voce narrante definita The Voice of Cuba.
Influenzato dalle immagini di Orson Welles, del Neorealismo italiano e dalla Nouvelle Vague francese, il regista russo fonde i tratti tipici della propaganda cinematografica a sfumature più artistiche. All’inizio di Soy Cuba sorvoliamo oniricamente la costa cubana mentre la Voce di Cuba ci accompagna dolcemente verso le sue rive. Poi, bruscamente, siamo trasportati sul tetto di un casinò, stracolmo di quelli che potremmo definire “simboli del capitalismo” — donne, alcol e musica…
Alla sua uscita il film fu disprezzato da entrambe le critiche. I cubani videro in Soy Cuba una rappresentazione stereotipata delle abitudini e della storia cubana, mentre i russi lo ritennero troppo poco rivoluzionario e lascivo nei confronti della borghesia. Il film fu archiviato come esperimento di propaganda fallito, per poi essere riscoperto trent’anni dopo da autori che nei piani sequenza videro un’autenticità introvabile in altre pellicole.
Con la morte di Fidel Castro le nuove generazioni riscoprono un periodo storico che non hanno vissuto ma che ha inciso profondamente sul quadro politico contemporaneo. Soy Cuba, sebbene di parte, è il perfetto punto di partenza — politico e culturale — per avvicinarsi alla storia della rivoluzione cubana.

E’ in effetti proprio, e voglio usare ancora questi termini, nelle scelte formali, che il film raggiunge una bellezza assoluta.
La macchina da presa esegue, con maestria, tutti i più sofisticati movimenti di macchina che hanno, nel tempo, definito il linguaggio audiovisivo.
Dagli interminabili iniziali piano sequanza, alle carrellate, alle panoramiche orizzontali e persino alle complesse panoramiche verticali ed alle riprese aeree con improvvisi zoom.
Molte altre cose si potrebbero dire con riferimento all’espressività dei primi piani sia maschili, ma, soprattutto, di quelli femminili.
Un suggello alla prospettiva femminea del punto di vista narrativo.
In quei volti Mikhaïl Kalatozov riesce ad imprimere una mescolanza di contraddittoria espressività tale, da raggiungere una coerenza simbolica assoluta con i messaggi verso l’alto della trama, come solo la mano di un grande maestro può fare…

There is a shot near the beginning of "I Am Cuba" that is one of the most astonishing I have ever seen. Reflect that it was made in 1964, long before the days of lightweight cameras and Steadicams, and the shot is almost impossible to explain.
It begins on a rooftop deck of a luxury hotel in pre-Castro Havana. A beauty pageant is in progress. The camera sinuously winds its way past bathing beauties, and then moves over the edge of the deck and descends vertically, apparently floating, down three or four stories to another deck, this one with a swimming pool. The camera approaches a bar, and then follows a waitress as she delivers a drink to some tourists, after which one of the tourists stands up and walks into the pool - and the camera follows her, so that the shot ends with the camera actually underwater…



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