domenica 13 maggio 2018

Uno sguardo alla terra - Peter Marcias

a partire da un film di Fiorenzo Serra, del 1965, Peter Marcias racconta di allora e di oggi, fa raccontare alcuni grandi registi di documentari a cosa servono i documentari, come si devono fare, cosa si vuole raggiungere.
nessuno pensa più che un film possa cambiare il mondo, e però può far pensare, e magari solo cambiare le idee, l'approccio, i comportamenti, i pensieri di qualcuno, magari solo del regista.
si parte da un gran film, di un grande documentarista, che parla della Sardegna, e si scopre che dappertutto ci si pongono le stesse domande.
un film che merita - Ismaele


Qui qualche documentario di Fiorenzo Serra




Partendo da una delle terre più amate del Mediterraneo, la Sardegna, entriamo nel mondo del cinema. Il cinema del reale di una volta, il “padre” di questo nuovo cinema mondiale. 
Vincenzo Marra, Jose Luis Guerin, Claire Simon, Tomer Heymann, Sahraa Karimi, Mehrdad Oskouei, Brillante Mendoza, Wang Bing: grandi registi documentaristi discutono sullo stato di salute della Terra partendo dalle immagini del documentario L’Ultimo pugno di terra di Fiorenzo Serra del 1965. Un complesso work in progress polifonico nel quale la prospettiva di Fiorenzo Serra si fa innesco di una riflessione filmica ambiziosa, ben più critica e intrigante sulla scrittura dell’intimo e del sociale, sul confine labile tra illusione di neutralità e sguardo soggettivo.

…L’ultimo progetto di Peter Marcias è un documentario sui documentari. Il regista sardo parte da uno dei più importanti lavori del cinema del reale: L’ultimo pugno di terra di Fiorenzo Serra (1965).
Documentario che vide la supervisione di Cesare Zavattini e che nacque su promozione della regione Sardegna con l’intento di promuovere e celebrare i progressi del progetto di rinascita, che al contrario Serra presentò in chiave dubbiosa e poco ottimista.
Marcias opera una riflessione che si apre con la versione restaurata presso il laboratorio “L’immagine ritrovata” di Bologna del 2008 del film di Serra e mostra poi molti protagonisti della scena documentaria di oggi come Vincenzo Marra, Wang Bing, Brillante Mendoza, José Luis Guerìn e Claire Simon. Ma anche la giornalista Piera Detassis e lo storico Manlio Brigaglia.
Attraverso le loro testimonianze nella lingua d’origine in italiano, tagalog, spagnolo, francese, ebraico e così via emergono una serie di voci diverse che si esprimono attraverso le immagini…

Il risultato è un film che dell’opera (non più) censurata mostra il meno possibile, perché quello che davvero conta è il suo senso, il suo significante oltre il significato, il suo effetto in chi la guarda, la sua nuova e costante ricontestualizzazione. Partendo dalla Sardegna e dal film che l’ha portata sullo schermo in tutta la sua più bruciante intimità, Marcias si interroga nel corso delle sue interviste sul ruolo e sulla funzione del cinema documentario, sull’importanza dello sguardo e dell’umanità di chi tiene in mano la macchina da presa, sulle motivazioni che portano ad accendere una videocamera per catturare la realtà dando voce a chi in genere non ne ha, e non certo in ultimo sui corsi e ricorsi storici della “modernizzazione” che ribalta l’arretratezza, per i quali la Sardegna di sessant’anni fa è così simile all’Afghanistan di oggi, e per i quali, forse, anche la Sardegna di oggi non è poi così dissimile da quella sospesa fra tradizione e urbanizzazione, ma anche fra ancestrale appartenenza e triste necessità di emigrare, rimasta fissata sui rulli di pellicola di Fiorenzo Serra fra il ’60 e il ’64. Come suggerito già dal titolo, Uno sguardo alla terra è prima di tutto un invito alla visione, nel quale chi in genere produce immagini è ora chiamato a guardarne, e nel quale le immagini portano a un discorso più ampio e universale dove le tematiche e la poetica di un film orgogliosamente amatoriale scritto con Zavattini oltre mezzo secolo fa diventano l’occasione per confrontarsi sul senso stesso di continuare a filmare il vero…



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