mercoledì 19 febbraio 2014

L'insolito ignoto - Vita acrobatica di Tiberio Murgia - Sergio Naitza

un documentario per ricordare Tiberio Murgia, Ferribotte nel film "I soliti ignoti” di Mario Monicelli.
è il ritratto-intervista di un uomo vissuto in seconda linea, non un attore, ma un caratterista, cone si definisce, uno che ha avuto tanto e sciupato tutto, morto in povertà in una casa di riposo.
e però è di una simpatia bellissima, come le immagini della fine dell’intervista, del suo sorriso.
difficile da trovare, ma non trascuratelo, non è un film perfetto ma vi darà delle belle soddisfazioni - Ismaele


Oristanese di nascita ma siciliano per adozione cinematografica, Tiberio Murgia è stato maschera della commedia italiana per quasi cinquant'anni, grazie alla geniale intuizione del grande Mario Monicelli che lo scritturò nel 1957 per il ruolo di Ferribotte nel film "I soliti ignoti". Intorno al personaggio di Tiberio-Ferribotte, Monicelli costruì un irresistibile "falso d'autore". Con i suoi 155 film, Tiberio rappresenta un pezzo di storia del cinema italiano: l'inconfondibile presenza altera e imperturbabile che ha codificato lo stereotipo del meridionale irascibile e focoso. Scomparso nell'agosto 2010, all'età di 81 anni, Tiberio Murgia ha attraversato generi e sottogeneri del cinema, indossando sempre la maschera del siculo geloso e sciupafemmine, diventando una presenza fissa della commedia italiana. La storia artistica di Tiberio Murgia si fonde e si confonde con la sua vicenda umana, quella di sardo che si riscatta dopo un'infanzia e una giovinezza di fame e stenti: quarto di nove figli, padre contadino, a scuola fino a otto anni poi subito a lavorare per necessità familiare; quindi l'emigrazione a Roma, fedifrago ed irrimediabile adultero, manovale col piccone e una vita da lavapiatti davanti. Fino all'incontro del destino con Mario Monicelli.

…La dimensione temporale del documentario di Sergio Naitza è quella del presente, e più precisamente, dei giorni dell’intervista di Murgia girata a pochi mesi dalla sua scomparsa nel 2010: un racconto che fiorisce in parole visive come un germoglio sopravvissuto alla cultura obliante del mondo contemporaneo. A dispetto di un presente che dimentica, che perde ogni giorno ancoraggio con la propria storia, vi è un passato in bianco e nero che non scolora, e riprende vita attraverso ricordi, vicende di errori e malinconie, sguardi intirizziti e nostalgici rivolti da una parte ai tragicomici aneddoti di una vita consacrata all’amore per le donne, dall’altra all’epoca di transizione del cinema italiano che sfilava sul meraviglioso sfondo della Hollywood romana e del boom economico, finendo per sfilacciarsi nello spaesamento e nei vuoti contenutistici dei decenni a venire. L’insolito ignoto prende le sembianze macchiettistiche di Tiberio Murgia, per raccogliere attraverso le dita artritiche del suo protagonista, manciate di scorie mnemoniche, reminescenze spurie e sotterranee, enfatizzando il ruolo salvifico della memoria in un mondo, come quello cinematografico, che a fari spenti e sipario calato, oscura anche la visibilità dei suoi commedianti e comprimari.
da qui

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