domenica 2 febbraio 2014

La gente che sta bene - Francesco Patierno

film che inizia come una commedia, arriva alla tragedia, poi riprende a far ridere.
il difetto è che è un film ambizioso, forse voleva essere un film di critica al "sistema", ma poi gli scappa da ridere, e questo non si perdona.
il paragone che mi viene è con "Il capitale umano", ma quello è un gran capolavoro, al confronto; il film di Patierno non sfugge al vizio del battutismo e spreca troppo.
un peccato - Ismaele





Il cinema italiano per ‘sciogliersi’ dal letargo avrebbe bisogno (veramente) di una bella sbornia di scritture non laconiche e di servirsi di attori non di richiamo solo televisivo. In tal modo appare tutto scontato, poco credibile e alquanto ‘fastidioso’ il prodotto. Ad esempio fa mettere le mani nei capelli la scena dell’incontro di Umberto con il maresciallo dei carabinieri (Carlo Buccirosso): la paura dell’avvocato viene…limitata da dati rubati sulla sua identità. Il confronto  si risolve in una farsa mediocre con battute prettamente salottiere e dei volti da ‘barzelletta’. Quel poco che il film aveva costruito si scioglie (e ci voleva poco…) in questa sequenza e …. quella finale nel parco…

Il film scopre la trama del suo disegno e svela le sue magagne, dirottando in modo brusco e troppo repentino dal registro comico a quello drammatico, con tanto di risvolti thriller. Un cambiamento di tono che cambia la faccia al film e lascia lo spettatore perplesso e incredulo. Da canzonatore un po’ beota, Dorloni diventa un uomo affranto e macerato dai sensi di colpa che comprende tutto d’un tratto quanto l’unica cosa che conti davvero sia la famiglia e quanto siano fondamentali  valori che non sembrava neppure possedere.
Il risultato è uno strano ibrido, che aveva nobili intenzioni purtroppo non andate a segno, lascia l’amaro in bocca e un po’ intristisce nella conclusione.

Gran finale pinteriano per Patierno: Bisio incontra un sulfureo Carlo Buccirosso che letteralmente lo sconvolge e confonde sul senso delle parole, delle battute e dell’identità (sembra la copia del se stesso iniziale) regalandoci un momento di grande cinema perfetto a rappresentare la maturazione del colpo d’ala finale di Umberto.
Una presa di coscienza morale che gli farà lasciare qualcosa di importante. Un ultimo devastante shock semantico che gli farà forse capire definitivamente il senso della sua vita. Il confronto tra Bisio e Buccirosso vale da solo il prezzo del biglietto. E Patierno è bravissimo a dirigerlo.
Preparatevi per una svolta femminista che lascia ancora più convinto lo spettatore di quanto i personaggi della Buy e della Rodriguez (la bella e tentatrice moglie di Azzesi) siano infinitamente più complessi e profondi di quelli di Bisio e Abatantuono.
Non era facile realizzare un film del genere.
Non era facile per niente.
Patierno ci è riuscito piuttosto bene.
da qui

2 commenti:

  1. ...traigo
    ecos
    de
    la
    tarde
    callada
    en
    la
    mano
    y
    una
    vela
    de
    mi
    corazón
    para
    invitarte
    y
    darte
    este
    alma
    que
    viene
    para
    compartir
    contigo
    tu
    bello
    blog
    con
    un
    ramillete
    de
    oro
    y
    claveles
    dentro...


    desde mis
    HORAS ROTAS
    Y AULA DE PAZ


    COMPARTIENDO ILUSION


    CON saludos de la luna al
    reflejarse en el mar de la
    poesía...




    ESPERO SEAN DE VUESTRO AGRADO EL POST POETIZADO DE 12 AÑOS DE ESCLAVITUD, MASTER AND COMMANDER, LEYENDAS DE PASIÓN, BAILANDO CON LOBOS, ...

    José
    Ramón...


    RispondiElimina
  2. leì unas cosas de tus blogs, hai algunas cosas interesantes:)

    RispondiElimina