giovedì 21 febbraio 2013

Promised Land - Gus Van Sant

appena l'ho visto ho pensato che è un film inoffensivo e retorico, adesso che ne scrivo ne penso peggio, capisco che è un film indirizzato a Obama, perché non dia autorizzazioni per il petrolio in Alaska, o altre estrazioni negli Usa, ma bastava una lettera ben fatta, Michael Moore fa bei film e belle lettere, separatamente.
gli attori ci mettono mestiere, ma non convincono, tutto prevedibile, solo un piccolo colpo di scena, andava bene per un film di un principiante, ma da Gus Van Sant mi aspetto sempre molto, peggio per lui che ci ha abituati così.
insomma, se proprio vi ci portano andate a vederlo, ma vi propongo un alternativa, Local Hero, del 1983, musiche di Mark Knopfler, con un grande Burt Lancaster, fra gli altri, le tematiche sono simili, è un piccolo capolavoro che batte "Promised Land" 10 a 1, promesso, se vedete entrambi i film mi direte- Ismaele




Questo apologo esemplarissimo è di una correttezza ecologico-politica e di uno schematismo insostenibili, con predica e messaggio che ci vengono inoculati a ogni scena. Matt Damon ha la faccia del bravo americano, ma non ce la fa a infondere un fremito seppur minimo al suo personaggio, non ce la fa proprio a chiaroscurarlo e dargli un minimo di spessore. Fisicamente è ormai un omone inquartato, e l’agilità di Bourne sembra irrimediabilmente lontana. Gus Van Sant gira con quella naturalezza e quella confidenza e vicinanza con i personaggi che gli conosciamo, ma non basta a salvare questa edificante predica…

L'ambiguità di fondo sta proprio in questo: Steve che porta in questo paesino il verbo del gas naturale sottacendone i rischi si fa molti più scrupoli rispetto a un personaggio come quello di Dustin, ambientalista apparso dal nulla come un cavaliere senza macchia e senza paura ma che,  pur di ottenere il suo scopo, non esita a utilizzare mezzi scorretti e provocazioni.
E questa ambiguità è ben radicata nel film almeno fino al twist di sceneggiatura che rimette tutto in gioco e che incanala verso un finale in cui la maturazione del personaggio di Steve  viene spiegata col solito pistolotto hollywoodiano( con annessa deriva sentimentale rimasta sospesa a mezz'aria per tutto il film)  che cerca di blandire tutte le anime nobili scosse da tutta questa botta di scorrettezza politica.
Perchè non mantenere fino in fondo l'ambiguità di un personaggio come quello di Steve, una volta risolte le contraddizioni apparenti di tutti gli altri personaggi in campo?
Ecco il finale è forse la parte meno efficace di un film che comunque ha una sua armonia, probabilmente il buonismo dilagante  ha fatto contrarre dal dolore anche le budella di Van Sant mentre lo stava girando.
Ma qui siamo a Hollywood, bellezza!...

…Una storia già vista, quella di Promised Land, eppure raccontata tremendamente bene. Una storia di quelle di cui non so voi, ma io sento il bisogno, oggi come oggi in cui tutti sembrano disposti a tutto per i soldi: uccidere, uccidersi, credere di nuovo alle promesse di un piazzista politico e alle sue lettere.
So già che qualcuno accuserà questo film di essere buonista e moralizzatore, e di avere un finale troppo leggero ed happy…

Promised Land è pertanto un film tanto scorrevole e leggero nell'aspetto quanto complesso nel suo sottotesto; c'è infatti da dire che se il pubblico italiano potrebbe trovare il tema di fondo un pò deboluccio, un americano non può non cogliere la messa in discussione di un  concetto di purezza (ambientale come etica) tanto caro alla cultura nordamericana, purezza come idea fondante che l'americano ha della sua terra promessa…

…Tierra prometida es olvidable, superficial e incluso prescindible. Es una pena porque el tema que trata podría haber dado mucho más juego, dada su relevancia y las decisiones a menudo complejas a las que puede llevar. Pero el propio Damon y su compañero John Krasinski (que también actúa en la película) han tomado una decisión más bien sencilla: escribir un libreto y llevarlo a la pantalla de la forma más directa posible. El único rodeo que se aparta de la mencionada previsibilidad afecta a una subtrama de cierta importancia para la principal, donde el giro sí funciona con mayor efecto…

4 commenti:

  1. Tra Local Hero e Promised Land preferisco il primo non fosse altro per un ambientazione da urlo ! e poi anche per tante altre cosette...

    RispondiElimina
  2. il fracking

    http://eliotroporosa.blogspot.it/2013/03/fracking-e-ufficiale-e-stato-la-causa.html

    RispondiElimina
  3. Dal tuo comment a Elephant mi rimbalzo a quest’altro Gus. Che dire? Il film doveva essere una regia di Matt Damon, che poi l’ha lasciato a metà e l’ha preso in mano GvS. Anche io non sono rimasta soddisfatta dalla pellicola: non c’era un briciolo di quello che ritengo uno dei registi maggiormente in grado di creare qualcosa di veramente perfetto e incisivo con una delicatezza che quasi nessun altro ha (vedi Elephant, Paranoid Park, My Own Private Idaho, Gerry – forse il migliore dopo Elephant). Decisamente una cosa che - il simpaticissimo – Micheal Moore avrebbe fatto meglio.
    Bella rece! 

    RispondiElimina