sabato 21 novembre 2020

La pacifista - Miklós Jancsó

un film distrutto dalla critica, ma non così male, in fondo, forse a suo tempo c'erano troppi pre-giudizi, forse perché protagonisti erano dei fascisti.

gli spazi sono pochi, sembra quasi un film di impianto teatrale.

Monica Vitti giganteggia, anche senza la sua voce (viene doppiata, chissà perché), con Pierre Clementi che non sfigura, basta loro due per dare un giudizio positivo al film.

buona visione - Ismaele



QUI il film completo in italiano (non guardate i sottotitoli in spagnolo, fanno pena)


 

 

Una giornalista televisiva, Barbara, politicamente non impegnata ma che si professa genericamente pacifista, svolge il suo lavoro in una città in fermento per la contestazione giovanile da una parte, le violenze degli estremisti dall'altra. Vittima ella stessa, durante uno dei suoi servizi, di alcuni giovani motociclisti - che le strappano il registratore e le bruciano l'automobile - Barbara è però turbata, soprattutto, da una misteriosa e sfuggente presenza: quella di un giovane che la segue dappertutto, apparendo e sparendo all'improvviso. Riuscita, finalmente, a parlargli, Barbara scopre che egli non ha cattive intenzioni nei suoi riguardi, ma è invece innamorato di lei. Membro di un'organizzazione di estremisti, i quali gli avevano ordinato di compiere un delitto politico, il giovane teme, non avendo avuto il coraggio di uccidere, le reazioni dei suoi compagni. Questa, infatti, non tarda a venire e il giovane paga la sua disobbedienza con la morte. Rivoltasi, invano, alla polizia, Barbara - presa ormai nella spirale della violenza - lo vendica uccidendo il capo degli estremisti.

da qui

 

Politicizzato al massimo (si sentono canzoni comuniste, tra le quali riconosciamo la famosa "Contessa" di Pietrangeli). Non male l'interpretazione dei due personaggi (Clementi e Monica Vitti) ma film che francamente non lascia il segno. Insipido, diciamo mediocre.

da qui

 

Un film sostanzialmente reazionario, insomma, che non rende giustizia a un autore impegnato come l'ungherese Jancso e che penalizza allo stesso modo la carriera di interpreti dotati e di primo livello quali la stessa vitti e soprattutto di Pierre Clementi, qui coprotagonista. Girato interamente in Italia, La pacifista sfoggia una serie di collaboratori tecnici del Belpaese; vale la pena citare l'operato di Giorgio Gaslini per la colonna sonora e quello di Carlo Di Palma per la fotografia, entrambi encomiabili; quest'ultimo era all'epoca il compagno della Vitti. Quanto a lei, aggiungere che per l'ennesima volta anche in questa sfortunata pellicola dimostra di essere un'attrice dalle potenzialità smisurate potrebbe apparire superfluo. Ma vale la pena di correre tale rischio.

da qui

 

Extraparlamentare e (quasi) extratemporale. Lodevole l'originalità delle intenzioni: raccontare lo scontro tra opposti estremismi politici con un linguaggio assolutamente non naturalistico. Il risultato... un guazzabuglio fanta-politico, condito da dissertazioni filosofiche e teologiche. Potenza narrativa, minima. Vitti e Clementi molto al di sotto della loro media.

da qui

 

Il film segna l'inizio della parabola discendente di Jancsò dopo essersi rivelato al mondo con pellicole ben più interessanti e riuscite. Come in passato la matrice della pellicola è politica, ma qui lo stile sobrio e rigoroso dell'ungherese è solo un lontano ricordo. Siamo invece dinanzi ad un pasticcio di grandi proporzioni che si prende troppo sul serio anche se prova a smorzare questo aspetto con qualche coloritura ironica non sempre riuscita. Meglio lasciar perdere anche i "discorsi" politici, spesso risibili e raffazzonati. La Vitti e Clementi sottotono. Bruttura d'autore.

da qui


Nessun commento:

Posta un commento