domenica 4 novembre 2018

Megacities - Michael Glawogger

Michael Glawogger gira il mondo e ci mostra gli ultimi degli ultimi.
film terribile e necessario, a Bombay, Città del Messico, Mosca e New York, luoghi dove la sopravvivenza è quasi impossibile e a prezzi incommensurabili.
un film che merita molto, come tutti quelli di Michael Glawogger - Ismaele



QUI il film completo con sottotitoli in spagnolo


Un viaggio attraverso la vita quotidiana dei ghetti di quattro megalopoli, Bombay, Città del Messico, Mosca e New York.
A Bombay si sopravvive cercando rifiuti nelle fogne a cielo aperto, a New York si possono vendere prostitute immaginarie, a Città del Messico raccoglie la spazzatura in un carro e la si schiaccia con i piedi, mentre a Mosca si dorme nei canali e nelle fogne.
Il racconto scioccante di Cassandra, che per mantenere il figlio danza seminuda in un teatrino in cui gli uomini gli si attaccano addosso succhiando. O il terrificante circolo di maschi nel quale le donne sono costrette a sfilare in un edificio abbandonato, finché qualcuna riesce ad uscire dal patibolo andando a vendersi a qualcuno degli astanti.
Il film riprende angoli della vita di persone che, con orgoglio e coraggio, vivono come possono in città che sono la loro unica fonte di sopravvivenza, ma anche il crogiolo delle loro sofferenze. La città infatti è diventata il sostituto dell’ambiente naturale, della giungla dove sopravvive il più forte, o il più furbo. Ma la foresta creata dall’uomo è ben più disumana di quella naturale… Un film scioccante!

Made more than a decade back, MEGACITIES is a strange yet impressionistic urban anthropology, more like a jagged juxtaposition of twelve episodes that unfold the stories of survival. It travels through Bombay, Mexico City, Moscow & New York ~ documenting the tales of invisible people trying to survive within miserable conditions. One encounters the dye worker from the slums of Bombay, the garbage pickers who are barked upon in the streets of Mexico City, ‘Cassandra’, the stripper who lets the men ogle, grope & bite her with joy, the drug addict-hustler in the mean streets of New York, the run-away boys in Moscow underground… each unfolding into an act of survival & a story of human existence.
It’s difficult to “Like” Megacities, it leaves you unsettled & even claustrophobic at times ~ yet, it’s a reflection of life around us, which we mostly pretend not to see. On another level, the film is a visual poetry, sad yet soulful ~ resonating the slow decay within urban lives & the relentless spirit to survive. Captured brilliantly on film by fellow Austrian cinematographer, Wolfgang Thaler – Megacities leaps in rich saturated colors & drowns in cold grainy textures ~ a treat to those searching for beauty in the most unfamiliar of places.

La proiezione in piazza Grande ieri sera è stata cruda davvero, giusto prima della cena credo abbia fatto passare l'appetito a molti...
Passato per documentario, in realtà chiaramente di fiction, Megacities sarebbe stato a quanto afferma il produttore il frutto di una indagine sociologica sulla popolazione di Città del Messico. Studio involontariamente ampliatosi, per associazione di idee, ad altre zone del mondo costruisce un ritratto orribile di più di metà delle sciagure umane concentrate in meno di un'ora e proiettate su schermo gigante. New York come Mosca e come Città del Messico (tutto il mondo è paese, anzi città), come Bombay... tutte Megacities pronte ad ospitare il brutto umano, la miseria, l'abbandono di chi la città la stenta a vivere e così sotto la voce "protagonisti, interpreti" il catalogo non dice niente, perchè tutti gli attori sono anonimi come nella vita.
Gente imbruttita dal degrado morale, dall'alcool e dall'eroina, senza più dignità, filmata da vicino e magari pagata per dire che è tutto vero, gente che non fa pensare a quanto stiamo bene noialtri, uomini inseriti, ma a quanto sia ipocrita servirsi di loro per farci un film da presentare al Festival Internazionale del film nientemeno che di Locarno (dove un panino costa in media sei settemila lire). E' un film triste che non insegna niente che fa male perché il dolore degli altri farebbe male comunque ma tuttavia di una violenza gratuita e per niente poetica... è mostruoso pensare che qualcuno la trovi poetica... e allora anche la fotografia apparentemente bella di un uomo coperto di polvere azzurra (e che speriamo di farvi vedere al nostro ritorno) non è più bella, perchè quella polvere che cambia colore a seconda delle esigenze del mercato, quell'uomo la respira anche ora e lo porterà a morirne davvero.
Film come questo no grazie. E non per volersi nascondere la tristezza ma perchè sappiamo aimè essere tristi già da soli senza che per questo nessuno ci guadagni 

Both fascinating and shocking at once, MEGACITIES explores the contradictions the inhabitants of Mumbai, New York, Mexico City and Moscow have to live with day in, day out. The first film in Michael Glawogger's trilogy is a tale in 12 episodes about people at work across the globe as they struggle to survive through resourcefulness, humour and dignity. There is one hope they all share: the dream of a better life. A vivid urban anthropological film about human beauty.

Irregular mas recomendável, «Megacities» vale pelos episódios em que consegue transmitir a sensação de urgência e claustrofobia de algumas situações que relata sem que para isso se apoie numa exibicionista montra de decadência. Infelizmente, contudo, estes não ocorrem com a frequência suficiente para que o filme chegue ao brilhante retrato cujo potencial sugeria.

Twelve stories of survival set in Moscow, Manhattan, Mexico City and Bombay. While some of the scenes were "staged" they used real people and recorded real events. The gritty realism of some of the moments seemed improbable that they could happen in front of a camera and they were either faked or the Germans knew how to be silent but welcome observers of life as it happened. The sum total of the footage is a tale of human survival that is neither pathetic nor gratuitous but is simply a record.
In Moscow we meet a group of street kids hustling in subways, a drunk tank, street musicians and factory workers set against the rich and diverse modern literary heritage of the Russian people. The insight, sentiment and existential optimism of the voiced-over passages lays bare the soul of the contrast between the harsh, unrelenting drudgery of factory work and the intangible rewards derived from meeting the challenges of private life…

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