mercoledì 15 novembre 2017

Quattro notti con Anna - Jerzy Skolimowski

una strana storia d'amore, quella di Leon.
lui è un po' ritardato, ha vissuto ai margini della società, lavora all'inceneritore dell'ospedale, e vive con la nonna vecchia, che poi muore.
vive di niente, le sue relazioni con gli altri esseri umani sono come quelle dei gatti, lui ama la natura e gli animali.
poi scopre, già molto grande, la bellezza di un'infermiera vicina di casa, la spia, riesce ad entrare a casa sua con l'inganno e trascorre quattro notti con lei, che non si accorge.
il suo amore è esserci, vicino a quella donna, che per lui è bellissima.
la protegge nel sonno, la guarda, cura la casa.
nessuno potrebbe capire un amore così strano, le porte della galera si aprono.
lei sa che lui non le ha fatto del male, ma non riesce a volerlo.
insomma, un film tristissimo, ma molto bello, e in più si può vedere online dal sito della Rai, in lingua originale, con i sottotitoli italiani, cosa volere di più?
buona visione - Ismaele




QUI il film completo, con sottotitoli in italiano



Skolimowski decide di far vivere la storia a chi osserva in prima persona, accompagnati dallo stesso protagonista, creando una sensazione di enorme vicinanza e di malsana compassione per l’oggetto principale delle sue attenzioni.
Ma nonostante tutto, a scapito del più completo pessimismo, una goccia di umanità rimane nel prossimo, la donna infatti comprende Leon e capisce la sua inconsapevolezza e solitudine nell’atto perpetrato ai propri danni: lo stupro subìto dalla stessa anni prima, del quale sempre Leon fu incolpato (ma in seguito prosciolto), la convince e le apre gli occhi sull’ingenuità del soggetto. Ecco che quello dell’infermiera diviene lo sguardo che il regista ci invita a posare sul nostro prossimo, perché la pena che suscita il protagonista deve essere superiore alla condanna per l’atto commesso; il perdono e la comprensione devono convivere ed esistere in un universo malato ed imperfetto, regnato dall’odio e dall’ingiustizia. Su questo ci invita a riflettere il regista, sul trionfo di un bagliore di luce in un manto oscuro incedente e dilagante…

Skolimowski si spinge nei meandri dell’incapacità di comunicare approfondendo situazioni ambientali nelle quali questa è portata all’estremo, come nel caso di Quattro notti con Anna: quello di un ritardato mentale innamorato della donna del cui stupro è stato accusato. L’estremità del caso di Leon è straziante e commovente nella sua incapacità di darsi una risposta e crea un’empatia profonda con il personaggio che va al di là della solidarietà per i suoi mali, ma va al profondo delle idiosincrasie di ognuno di noi quotidianamente di fronte a situazioni in cui l’incomunicabilità è il proverbiale convitato di pietra.
Con l’interpretazione magistrale di Artur Steranko e Kinga Prejs e le scelte di fotografia azzeccatissime nel ricreare quella cupezza che affatica gli occhi e del cui valore simbolico è quasi superfluo parlare, Quattro notti con Anna è un ritratto lirico dolce e tragico allo stesso tempo, la storia di un amore tossico, nel senso che produce tossine ineliminabili, avvelena la vita del protagonista che lo desidera senza poterlo realmente ambire.

…L’anello donato di nascosto diventa il simbolo di un legame invisibile che c’è finché non si percepisce, vivendo in uno stato di incosciente partecipazione, senza chiedere altra realtà da quella immaginata. Da fuori a dentro in un processo di graduale e faticoso avvicinamento si stringe il legame  tra lo sguardo a distanza e il contatto con la pelle, per avvicinarsi quel tanto che basta a percepire che nessuna corrispondenza sarà possibile, per aspettare quel niente necessario per uscire per sempre da una casa che non è mai appartenuta.
L’unico accesso veramente proibito è quello dello sguardo dell’altro. Leon non può entrare dalla porta d’ingresso e alla luce del sole, ma da una finestra marginale e nel buio delle notti per poi cedere alla tentazione di vedere tutto e annegare. Non gli importa niente di diverso dalla partecipazione al sonno di lei che dorme e non sa. Sapere è il discrimine che annuncia la fine prossima di uno sbilanciamento di esistenza. Anna esiste solo per lui che la guarda e di cui ignora tutto; lei non sa di esistere per lui eppure finché lo ignora lei esiste e lui pure. Esistere nell’ignoranza senza cedere alla tentazione di vedere tutto e percepire la vita attraverso un’idea di finestra dalla quale non si vede a fondo sono le uniche strategie di sopravvivenza perché «se vedessimo davvero qualcosa non resisteremmo alla tentazione di buttarci di sotto» (E. Ghezzi)…

Questo film è laconico e quasi completamente muto, direi quasi alla Kaurismäki se non fosse per l'assenza di quell'umorismo e di quelle situazioni surreali che ravvivano le opere del regista finlandese. La narrazione è temporalmente decostruita, al punto che soltanto verso il finale si comprende chiaramente il vero ordine cronologico delle vicende. Leon, il protagonista, assiste allo stupro di una ragazza, Anna, e viene accusato di essere il colpevole. Condannato, quando esce dal carcere inizia a sorvegliare di nascosto Anna, del quale si è invaghito. Dopo averle messo nel sonnifero nel vasetto dello zucchero, si introduce nottetempo in casa sua per starle vicino e guardarla mentre dorme, ma anche per ripararle piccoli oggetti (come in "Ferro 3") e per lasciarle dei regali. La quarta notte, però, verrà scoperto... Una pellicola notturna e disperata, lenta ma a tratti intrigante, anche se in fondo piuttosto inconcludente.

Ritratto tagliente di una Polonia ritrovata dopo il lungo esilio volontario. Film capace di mantenere viva l’attenzione nel silenzio e nel buio, di rinvenire carcasse di drammi facendo rifulgere, tuttavia, piccoli momenti di grazia.   

"Four nights with Anna" in realtà non sorprende molto e per qualche ragione strana non riesce a fare totalmente breccia se non a tratti, però resta intatto il senso di osservare un'umanità maltrattata e umiliata, i deboli e gli ultimi, con la cornice di una storia d'amore che più bizzarra non si può. E se la trama ad un primo sguardo appare malata e morbosa il regista riesce, grazie anche all'incantevole interpretazione del protagonista, a svuotarla di qualsiasi malizia rendendola sensibile, delicata e soprattutto nel finale struggente. Senza rinunciare a dei pugni nello stomaco ben assestati e fortissimi.

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