lunedì 20 novembre 2017

Mr. Ove - Hannes Holm

Ove a 59 anni è un uomo finito, senza lavoro, vedovo, depresso fisso, con sfortunati tentativi di suicidio.
dopo si capisce perché non ne ha più voglia, pian paino lo conosciamo meglio.
fino a che la vita lo incrocia di nuovo (o viceversa) e allora cambia tutto.
nel remake Mr. Ove sarà interpretato da Tom Hanks, successo assicurato.
intanto godetevi il film in sala, pochissime, naturalmente.
vale davvero il prezzo del biglietto, e anche più - Ismaele






Il contesto narrativo è adornato da gustosi personaggi secondari e da una costante alternanza di flashback atti a raccontare il passato, più o meno recente, del Nostro, quasi ad assistere a una sorta di percorso di formazione senza continuità di sorta.
Una ricetta non originalissima ma confezionata magnificamente, immersa in toni suadenti dove lacrime e risate coesistono in un leggiadro e magnetico equilibrio.
Al contempo le due ore di visione trattano temi non semplici, e i bizzarri tentativi di suicidio perpetrati da Ove offrono, pur in chiave leggera, diversi spunti sulla volontà di credere ancora nella bellezza della vita, oltre ad altri spunti sociali inerenti la condizione degli immigrati e l'omosessualità malvista dalla società bigotta. Il tutto messo in scena con un tono caustico spruzzato di elementi surreali che infondono una gustosa freschezza d'intenti ad un'operazione sicuramente strizzante l'occhio al pubblico ma non per questo meno amabile.

In una società-villaggio che sembra un villaggio a metà strada tra il mondo colorato di Tim Burton e gli interni-vetrina di Ikea, il film sulla vita dello scorbutico Ove (ne conserva tutte le ragioni!) che si evolve fino a diventare un modello di efficienza e solidarietà verso il prossimo (adotta una adorabile gattina trovatella e ospita in casa un ragazzo mediorientale cacciato di casa per aver fatto outing con la propria omosessualità), diventa una lezione di vita senza pretendere di insegnarci nulla, ma con l’intenzione di raccontarci una bella storia di vita che pare una favola moderna.

…una storia potente e tragica che pur concedendo qualcosa alla divertita insofferenza del presente, lo rende immanente, togliendogli ogni carattere artificioso; riuscirà a parlarci di sentimenti autentici e delle piccole, grandi battaglie per la vita che si combattono tutti i giorni.
Il regista Hannes Olm cerca così un equilibrio tra i vari caratteri del film: la commedia grottesca e surreale portata avanti dall’intransigenza del vecchio Ove, il tono melodrammatico del racconto del suo passato, e le istanze di rivendicazione sociale della moglie e dell’amica immigrata. Potrebbe essere il pregio migliore della pellicola, ma invece si traduce in una equidistanza che rendono l’oggetto della visione più freddo di quanto possa sembrare.

Mr. Ove ha tutti gli elementi tipici del film composto e garbato, a cominciare dalla rassicurante rappresentazione di una cittadina nordica e dei suoi abitanti, tipi umani abbastanza prevedibili e riconoscibili, per quanto un po’ scompaginati. 
Eppure, nonostante quest’apparenza, la sgradevolezza che caratterizza il personaggio principale non sa di posa, ma sembra autentica dall’inizio alla fine: dentro quest’uomo corpulento e odioso, che tenta il suicidio nei modi più disparati senza riuscirci mai per un motivo o per l’altro (un topos della dark comedy, a ogni latitudine) c’è infatti un disagio autentico nello stare al mondo.
Una condizione che impedisce al film, col passare dei minuti e con l’elemento dell’integrazione e del calore umano che subentra, di farsi una semplice parabola sui buoni sentimenti, come in partenza si sarebbe potuto immaginare. La disperazione di fondo infatti persiste, l’umanità convive col nichilismo e vi aggiunge soltanto delle sfumature di complessità in più. Un aspetto che fa di Mr. Ove una specie di fiaba nera, in cui la cupezza di Ove concede una tregua al solo scopo di lasciar posto a una dolcezza e una distensione non meno contraddittoria e carica di domande…

…se Mr. Ove funziona, funziona grazie alla cura dei dettagli che lo rendono umano e credibile, a quei piccoli gesti nella recitazione di Rolf Lassgård e a quelli ripetitivi del personaggio che interpreta, per quell'aria sempre un po' sospesa e stralunata che hanno tanti titoli scandinavi.
Al fatto che Ove è uno che, se odia, odia solo gli idioti, in un mondo - il nostro - dove invece l'idiozia viene troppo spesso ostentata e appuntata al petto come fosse una medaglia di cui andare orgogliosi.
E sì, anche a quella piccola ma esemplare trovata legata alle automobili, al culto della macchina, all'idolatria per quel marchio stampigliato sulla calandra del radiatore.
Che, come tutto il film, fa ridere, arrabbiare e commuove allo stesso tempo.

…It’s almost impossible not to be intrigued by Ove – a bossy, grumpy, obsessively righteous, and deliberately offensive widower who fights anyone disobeying the rules created for the neighborhood he lives in. The more we know about his past, the more we get fond of him, excusing his rude conducts and understanding his reluctance to help others.
When we take a quick glance at the 56-year-old Ove, immaculately played by Rolf Lassgard (“Under the Sun”, “After the Wedding”), he reminds us Michael Caine. With him, honesty, responsibility, and duty come always first, no matter what. We follow him on his morning rounds, learning he doesn’t tolerate pets, children’s toys left in the playground, and especially cars circulating on the pathway…

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