giovedì 13 luglio 2017

Non dico altro - Nicole Holofcener

è il primo film con James Gandolfini che vedo,è davvero bravo, purtroppo non c'è più.
il film poteva essere una scemenza come tante, ma i protagonisti sono davvero vivi, potrebbe essere un documentario, per quanto la finzione è ben nascosta.
si resta senza parole, ed Eva e Albert li vorresti come amici, davvero.
non privatevene, buona visione - Ismaele





Nicole Holofcener si accolla una sfida non banale: realizzare una commedia romantica con tutti i crismi (corteggiamento, incertezze, coro di comprimari chiacchieroni, scene madri) scegliendo due protagonisti che non hanno (quasi) nulla di seducente. Due persone normali: entrambi hanno passato i 40 da un po', entrambi hanno un divorzio e una figlia da gestire, lui tende all'obesità e lei tende ad avvizzire. Hanno lavori poco cinematografici e carriere tutt'altro che rampanti: lui fa l'archivista di vecchi e dimenticati programmi televisivi americani, lei la massaggiatrice a domicilio. Non hanno voglia di strafare, non sono interessati al gioco estenuante della seduzione, non vogliono piangersi addosso ma nemmeno spacciarsi per quello che non sono: cinematograficamente, una bella sfida, soprattutto a livello di scrittura…
… E poi c'è James Gandolfini, cui il film è dedicato, in un'interpretazione postuma che fa rimpiangere tutto ciò che non ha avuto il tempo di dare al cinema. Principe azzurro fuori formato e fuori tempo, gli occhi due pozze di malinconia, il sorriso dolente e una vulnerabilità esibita con misura e pacatezza, Gandolfini scolpisce con perizia il proprio personaggio sullo schermo

Un’ipotesi: diretto da un uomo Non dico altro sarebbe stata l’ennesima farsa degli equivoci, con corollario di stantie amenità sessuali. Il tocco delicato dell’abile Nicole Holofcener, invece, riesce a fare dell’inconsistenza uno spettacolo gradevole, partendo da un soggetto che non è che un’ideina...

Qui la storia è quella di una relazione matura e di un intrigo nato da un equivoco, in cui la protagonista, la piacente Eva, si innamora del goffo Albert. Ma Albert è James Gandolfini, al quale il film è dedicato, che forse ha chiuso la sua vita d’attore su questo set e la sua presenza valorizza il film. Ma Non dico altro riesce a funzionare, anche per merito della schiera d’attrici di consumata esperienza, Julia Lous-Dreyfuss, Catherine Keener, Toni Collette che fanno da contorno al già citato Gandolfini, grazie ad una scrittura incalzante, ad una struttura collaudata, in altre parole è uno di quei film per cui alla fine ci si domanda cosa abbia trattenuto in sala, tanti spettatori così attenti, accorgendoti di essere stato uno di loro, condividendo la leggerezza della sua regista nel disegnare la vita di quei personaggi, depurata dai momenti noiosi dell’esistenza, che, come diceva qualcuno, pare sia uno dei compiti del cinema. Nicole Holofcener e la sua equipe hanno imparato da tempo questa semplice, ma non semplicistica lezione.

la fisicità dei due attori protagonisti è il punto di forza della narrazione: Julia Louis-Dreyfus, che molti ricordano soprattutto come la Elaine della sitcom Seinfeld, è una piccoletta il cui corpo infantile fa il paio con l'immaturità sentimentale di Eva; James Gandolfini, qui alla sua ultima interpretazione, è un orso dallo sguardo buono, il cui primo istinto è quello di abbracciare e accogliere chiunque abbia di fronte. Non dico altro meriterebbe di essere visto anche solo per come sa mostrare l'altra faccia di un attore noto per i suoi ruoli di mafioso e di killer, e invece capace di infinita tenerezza espressa in delicatissime sfumature di emozione.
Eva e Albert (basterebbe poco a trasformare i loro nomi in quelli della prima donna e del primo uomo) sono lo specchio della solitudine e dello smarrimento contemporaneo, dei tanti single"stanchi di guerra" e spaventati dalla propria ombra, tanto fragili e insicuri quanto terrorizzati dalle debolezze altrui e dagli altrui fallimenti. La loro paura di invecchiare da soli, ora che le figlie stanno prendendo il volo, li spinge a tenere lo sguardo abbassato verso il baratro invece che sollevato verso l'orizzonte. Ed è soprattutto la donna a cercare compulsivamente i punti deboli dell'uomo privandolo del suo diritto alla fallibilità, che è proprio quello che lo rende "sexy" e amabile. Eva sconta decenni di modelli plastificati, cerca con il lanternino i segnali d'allarme di un disastro imminente, e maschera con la propria intolleranza il disagio che prova verso se stessa e verso le proprie inadempienze…


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