martedì 7 marzo 2017

Buffalo '66 – Vincent Gallo

Vincent Gallo l'ho visto negli ultimi anni qui e qui, e non è una presenza che lascia indifferenti.
poi capita di vedere il suo primo film come regista, del 1998, e si resta impressionati.
potrebbe sembrare un film di Scorsese di inizio carriera, senza sconti per niente e nessuno, invece è "solo" un film di Vincent Gallo.
Vincent Gallo, regista, attore, musicista, e altro, non fa il verso a nessuno, mostra una giornata di Billy, che esce di galera e deve vendicarsi, fa una specie di sequestro di persona, non riesce a star fermo un attimo.
piccola grande storia, grandi attori, e tensione continua, fino alla fine, sorprese fino alla fine.
un film di solitari e solitudini, un gran film da recuperare, non ve ne pentirete mai, promesso - Ismaele




…Ciò che non fa di Vincent Gallo un inutile stronzo è la sua competenza nel recitare e la sicurezza dietro la cinepresa. Tralasciando le interpretazioni da attore, alle quali Vincent si è sempre dedicato con un'inattaccabile professionalità, i film da regista danno l'idea della sua brutale originalità.
Roger Ebert, uno dei suoi nemici più famosi, quello che distrusse il suo secondo film da regista, The Brown Bunny (ricordato più che altro per un pompino non censurato), definendolo come "la cosa peggiore mai vista in un festival" (al quale seguì la risposta del regista che gli diede del "porco obeso col fisico da mercante di schiavi" e la contro-risposta di Ebert: "Sarò pure obeso, ma un giorno potrò diventare magro, mentre lui sarà sempre il regista di The Brown Bunny") si ricredette quando Gallo ripresentò il film tagliato di quasi mezz'ora (il pompino c'era sempre) e cambiò il numero di stelline del suo dizionario. Vincent non prese per niente bene i fatti di Cannes e decise di proiettare soltanto al festival di Venezia il suo terzo film Promises written in water e di girare l'ultimo, April, per non farlo vedere a nessuno. In una filmografia menomata, ci rimane la visione serena di un suo solo film. Il primo della sua carriera, Buffalo '66 del 1998…
 è pura sprezzatura. Una qualità che "l'artista più frainteso degli ultimi 25 anni" sembra possedere con incredibile naturalezza. Gallo è in grado di nascondere l'arte e mostrare quello che fa senza fatica e senza pensarci. Fino al finale, un trionfo di cafoneria e tenerezza, dove con grazia non soltanto Vincent prende in giro Layla, Goon e gli spettatori, ma anche il tempo e la morte. Vincent Gallo può fare tutto.

…si costruiscono davanti ai nostri occhi momenti sospesi e visioni stridenti sull'orlo della genialità, a partire da una love story che si snoda all'incontrario (partendo dall'incontro con la famiglia di lui, passando per il primo litigio e relative gelosie fino al primo bacio). Ci sono poi: una scena a casa dei genitori che nelle sue soggettive sbilanciate è assolutamente storta e irreale per quanto fa male; una ripresa dall'alto nel motel come se si stesse analizzando scientificamente, tramite vari flash, la scoperta degli affetti - e di come li si tratta - da parte di Billy; il suo angelo assurdo e un po' in sovrappeso che danza sulle note di Moonchild dei King Crimson. E soprattutto c'è il finale, ultimo sberleffo inatteso che cogliamo con piacere; uno schiaffo che diventa una carezza talmente inaspettata da essere al tempo stesso quasi onirica, impossibilmente dolce, proprio come l'unico frammento che chiude il film e che non ha bisogno di tante parole, alla maniera di tutto ciò che ha preceduto questo viaggio strabico e (iper)realistico nella vita di Billy Brown (26/12/1966, Buffalo).

…There's probably a dark and violent ending looming for the film, although there's a good chance, we think, that it may avoid it: The movie has stepped nimbly around all sorts of other obligatory scenes. "Buffalo '66" isn't really about endings, anyway. Endings are about conclusions and statements, and Gallo is obviously too much in turmoil about this material to organize it into a payoff.
What we get is more like improvisational jazz, in which themes are introduced from other movies, and this one does riffs on them. Christina Ricci is like a soloist who occasionally stands up and takes the spotlight while the other players recede into the shadows, nodding and smoking. Why does her character go along with the kidnapping? Why does she throw herself into the role of "wife" with such zeal--and invention? Well, it's more interesting than if she was merely frightened and trying to escape. That would be the conventional approach. There's not a thing conventional about this movie.

Sin dal primo lungo piano-sequenza su Billy che esce di prigione e si trova completamente solo in mezzo alla desolazione del paesaggio innevato, fino ad arrivare all'eccezionale doppio finale, il film non smette mai di emozionarti. Ti fa sorridere, talvolta ridere, a volte arrabbiare, altre volte ancora commuovere... uno di quei film che ti va venire voglia di mandare in culo tutto il modo, ed allo stesso amarlo. Un film che ti fa sperare in mezzo alla merda del quotidiano e ti lascia con un bel sorriso stampato in faccia.

Il registro è variabile, si passa dalla commedia nera al noir, al comico, dal surrealismo al realismo...dal grottesco al sentimentale. Ritmo frenetico in alcuni frangenti, lentissimo in altri...La fotografia fredda e irreale, le immagini sporche, le musiche tristi, lo rendono quasi perfetto nella sua imperfezione. Un film che si ama o si odia, ma senza dubbio un piccolo gioiello del cinema indipendente, che merita sicuramente di essere recuperato. Una perla che nessun amante del cinema dovrebbe farsi sfuggire.

Gallo hilvana una historia de estructura sólida, con interpretaciones geniales y escenas realmente interesantes (como el juego de cámaras que hace en la mesa en casa de los padres y los flashbacks en pequeñas ventanas al principio del film). Un guión completamente sólido, lleno de diálogos secos, cargados de humor negro hacen introducirse en una trama que, a pesar de su fría atmósfera, alcanza picos de un romanticismo insospechado y conmovedor. Quizás por su reiteración y ambivalencia puede cansar a ratos, pero de ninguna forma se sale del contexto general ni opaca el resultado final.
Como él mismo afirma, “Buffalo ’66″ está inspirada autobiográficamente, sin embargo, no hace falta saberlo para darse cuenta de ello, hay escenas personales que funcionan del todo como una real confesión liberadora, y que Gallo entrega abiertamente sin pudor; nos muestra las inquietudes y aptitudes de un director inteligente y distinto, una exhibición de talento a manos de un gran realizador, como él mismo afirma: “Buffalo ’66″ es una jodida obra maestra. Cine en estado puro”. Sin duda, Gallo tiene toda la razón.

2 commenti:

  1. Ho amato questo film alla follia, mi vengono le lagrime a sentirne parlare, bella recensione amigo!

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    1. adesso mi recupero gli altri, se li trovo...

      intanto, se ti piace:
      https://www.youtube.com/watch?v=BWNG7sy_rzA

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