mercoledì 29 giugno 2016

Lunchbox - Ritesh Batra

a metà fra un film di Frank Capra e un film neorealista, Ila e Saajan sono due persone sole in una città piena di gente, si conoscono per caso, senza facebook, solo chn delle parole sctirre sulla carta, come nei tempi antichi.
alla fine del film ancora non si sono mai visti, noi intanto possiamo conoscerli, almeno un po'.
una sceneggiatura a incastri, come fosse un orologio, di quelli che funzionano.
a me è piaciuto molto - Ismaele







 Che non siamo di fronte a una commediola di poco conto è evidente da subito, che lo spunto dei lunchbox (tradizione forte in India, assente in occidente) sia solo un pretesto è chiaro immediatamente. Ila e Saajan, nello scriversi consumano più della nascita di un sentimento o di un risveglio personale, raccontano il loro paese rinunciando ai fatti e passando direttamente al sepolto, al non detto e a quel misterioso ambito del pensiero che si situa tra allusione e allusione.
Concepito come un film di pura scrittura (delle situazioni, dei personaggi ma soprattutto delle epistole), Lunchbox stupisce per la sua capacità di avere anche una dimensione visiva potente e ragionata, per quanto abbia le idee chiare sul mondo che intende riprendere e per come sia in grado di farlo.

 Una storia che sembra uscita dalla penna di Henry O. e che il regista Batra orchestra con grande attenzione attorno ai volti dei suoi interpreti e agli spazi in cui si muovono, sia interni che esterni; a dimostrazione che anche se la vicenda ha il sapore delle fiabe, l'India in cui è calata risulta realistica. L'ottimo risultato di questo film non fa che dare ragione a quelli che in patria (e non solo) si sono lamentati della clamorosa mancata designazione all'Oscar nella categoria Miglior Film Straniero (gli è stato preferito il thriller on the road in lingua gujarati "The Good Road").

 Finalmente, lo que engrandece un largometraje como el que nos ocupa es la cantidad de detalles y la delicadeza y sensibilidad con que son captados por la cámara o el sonido (véase el personaje ausente de la tía de Ila, del que sólo oiremos la voz). Por cómo con un simple gesto, la imagen es capaz de mostrar la frustración de Saajam (alguien más joven le cede por primera vez su asiento en un abarrotado autobús). Por esos trenes que circularán con monotonía a través de la rutina de los protagonistas para que, de repente, uno se desvíe y modifique su ruta y velocidad, parejo al estado anímico de los mismos. Por esa renuncia a cualquier atisbo de condescendencia con los personajes y la insólita situación planteada, donde predominará la razón, provocando (paradójicamente) la emoción del espectador…

Lunchbox è il classico film che potenzialmente avrebbe tutto quello che serve per decollare ma non ce la fa e… rimane a terra. L’attore protagonista è Irrfan Khan, l’adulto naufrago di Vita di Pi, ma la regia non riesce a portarlo al suo vero livello. L’attrice protagonista è bravina ed è una perfetta sconosciuta per le nostre latitudini ma, come per il primo, anche per lei la regia la ingabbia in una parte dove non può dare più di tanto anche volendo…

…a The lunchbox le ha faltado ese contrapunto de gracia, de acabado o de ritmo que genera un filme redondo, porque precisamente en el ecuador de su metraje es cuando más carece de fogosidad, de trascendencia y de músculo narrativo, una lástima porque si de algo no carece su argumento, es la humanidad, el realismo y las buenas ideas que emanan de su guión y de su reparto. El rigor de su empuje inicial regresa al final devolviéndonos un buen sabor de boca pero que persiste más tarde en la memoria: este amor a la fiambrera es capaz de levantarnos el apetito, y nos remata la velada llena de fragancias y sabores contentos con el postre, pero a la vez demasiado empachados y todavía con el hambre reclamando acción, profundidad y resolución de una hermosa historia de amor y cotidianidad. 


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