martedì 26 aprile 2016

Mandariinid (Tangerines) – Zaza Urushadze

durante una guerra piccola, dimenticata, non meno bastarda e assassina di quelle grandi, Ivo, buon samaritano (georgiano-estone), soccorre due feriti, che ospita nella sua casa.
i due, stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore, si odiano, all'inizio.
si respirano le stesse atmosfere di Corn island, un altro gran film georgiano.
Mandariinid è stato candidato come miglior film in lingua straniera nella cinquina dell'Oscar nel 2015.
cercatelo, non vi deluderà - Ismaele




….È così che un film fatto di niente riesce a diventare forte, ad esprimere la potenza nascosta dei sentimenti che in certe circostanze sembrano inopportuni, persino pericolosi, e, in ogni caso, controproducenti. Tangerines è un soffio che si sforza di farsi strada in un silenzio troppo spesso violato dal fragore: un alito impercettibile che, in questo suo inutile affanno, conquista la sua sommessa ed innocente nobiltà.

 Zaza Urushadze, regista e sceneggiatore del film, autore georgiano con già al suo attivo tre precedenti lungometraggi, dirige quest'intenso dramma pacifista dal budget risicato - 650.000 mila Euro - ma ricco di umanità nel ritrarre i personaggi, loro malgrado coinvolti nel feroce scontro fratricida, che riescono ad instaurare un rapporto che va oltre la loro appartenenza e 'diversità', che purtroppo, dopo qualche sequenza segnata dalla speranza, culminerà nella cieca violenza di un'altra sparatoria, che lascerà altri morti sul terreno.
Immerso nella solenne musica di Niaz Diasamidze, 'Mandariinid' è un piccolo grande film che coglie il segno, evitando toni predicatori, riuscendo, nonostante le brutture che mostra, nell'intento di infondere un messaggio positivo e toccante.


Humanity is the theme of this Oscar nominated drama in which an old Estonian man opens his home and heart to two rival 'children of death'- a Chechen mercenary and a Georgian soldier. Set in 1992 during the civil war, the action of Zaza Urushadze's film takes place on a tangerine orchard. The gunshots and explosions form the backdrop to the story; it is the relationships that form the action and that are of the utmost importance. It's a beautifully crafted film that depicts the futility of war and the fine line that separates barbaric and humanitarian actions. 
In the opening sequence we meet Ivo (Lembit Ulfsak) as he makes wooden crates in his modest factory in an Estonian village. The crates are for the tangerine crop growing in the orchard nearby by his friend Margus (Elmo NŸganen); they have remained behind to harvest the annual crop. It is telling that the two Chechen mercenaries who drive by ask whether he is creating crates for bombs. Soon the results of the fighting between the Georgian and Chechen forces breaks out, resulting in dead bodies and two survivors: Ahmed (Giorgi Nakashidze), a Chechen mercenary and Nika (Mikhail Meskhi), a Georgian soldier…
Filmada con una templada puesta en escena, sin atisbo de artificios y pirotecnias, al punto de tirar un camión por un barranco y alegar Ivo, tras la sobriedad del suceso y la ausencia de explosión, “el cine es un gran engaño”. Un ejemplo de la sencillez de los trazos a pesar de la tensión narrativa. Un fado lento orquestado con pulso. Es cierto, peca de previsible. Uno sabe de dónde vienen los tiros (nunca mejor dicho), hay puntos de inflexión del guion que vienen coreados por los instantes previos. Escapa de las cotas de lo sublime y sus visos de gran película están en estrecha relación con su lugar de procedencia y su contexto. También es cierto que hay elementos que rozan algo más que la canónica excelencia, como la citada banda sonora o la interpretación de Lembit Ulfsak. Todo suma. Sin duda no era la cinta más fuerte para alzarse con la estatuilla dorada. Pese a ser oro puro para la Academia, (ya saben, un anciano en medio de un conflicto bélico puede desatar más de un llanto) es posible que muchos de sus miembros no la hayan visto. Independientemente de los galardones fue un mérito en sí mismo que, casi contra pronóstico, se colase en la terna final esta declaración pacifista.


Me quedo con una de las escenas del filme, en donde Ivo, Margus y el doctor del pueblo están tirando un camión por la montaña y uno dice:
-“Pensé que explotaría”
-“Estallan en el cine… El cine es una gran mentira.”
¿El cine es una gran mentira? La guerra es una gran mentira y aún seguimos sin entender esta farsa de luchar incansablemente y desangrar a nuestros pueblos por las tierras en donde nacen nuestras frutas.

…Nel film di Urushadze la tensione non tarda a salire, dopo un breve prologo nel quale sembra di assistere alla vita di un uomo che lavora serenamente, in una casa immersa nella natura. La realtà è del tutto differente: le case e la campagna stessa sono alla mercé della follia della guerra. Per non parlare delle vite umane, la cui fragilità somiglia a quella dei mandarini del titolo, che rischiano di marcire sugli alberi. A questo proposito, si potrebbe parafrasare la celebre poesia Soldati di Ungaretti, sostituendo il termine «foglie» con «mandarini»…

…The film Tangerines has an all male cast; it has no sex and no violence. It is not even a war film. Yet, it is a film that would entertain you from start to finish thanks to the intelligent and witty script. It is perhaps best described as a film on a war of hatred among common individuals. It is not surprising that audiences love the film at all the film festivals where it gets shown…

4 commenti:

  1. L'avevo incluso nella classifica dei miei preferiti, quando ancora facevo le classifiche. :)
    Molto bello.

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    1. e "Corn island" l'hai incrociato?

      sono due film gemelli, in certo modo

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    2. No, questo ancora non sono riuscito a vederlo.
      Me lo segno!

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    3. non ti deluderà, promesso :)

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