martedì 3 dicembre 2013

Red Dust – Tom Hooper

opera prima di Tom Hooper, che ambienta il film in Sudafrica, nel pieno dei lavori della Truth and Reconciliation Commission. 
torture, violenze, omicidi erano all'ordine del giorno nel tempo dell'apartheid, qui si racconta una storia dentro la Storia, con bravissimi e convincenti attori, inizia con la richiesta di clemenza di un aguzzino, le cose non vanno come previsto, si scoperchia un abisso e si fa verità e riconciliazione, ma sopratutto giustizia.
non mancano i colpi di scena, il film non annoia mai - Ismaele





A 14 anni dagli eventi che sconvolsero per sempre la vita di Alex Mpondo (C. Ejiofor), anche le sue ferite bruciano ancora e gli cagionano un dolore che difficilmente potrà mai davvero essere lenito del tutto (men che meno con le ricorrenti - quasi terapeutiche forse - nuotate nell’acqua ristoratrice di una piscina). Ma dalle latebre di una prigione riaffiora un pallido “spettro” pronto a mettere in discussione le fragili, dolorose, certezze della sua ex vittima.
Red dust si rivela un gran bel film perché, pur senza rinunciare a fare uso della struttura narrativa (forse ostile ai più) tipica del genere “legal” (con annesso ligio rispetto dei suoi tempi e delle sue procedure) non mortifica mai il pathos evocato dalle storie narrate, ma ne esalta, anzi, i profili di convergenza verso sentimenti ben più nobili di quelli che per troppi anni sono esalati dalla rossa polvere sudafricana.
C’è sempre bisogno di film come questo; film che non cercano una plateale spettacolarizzazione della tragedia che esaminano, bensì la rielaborazione del dramma vissuto da un intero popolo, in funzione catartica; in funzione riconciliativa.

Come impianto è abbastanza classico,si sottolineano con enfasi le torture e i personaggi sono abbastanza convenzionali. D'altra parte è vibrante,indignato a volte sbanda per generosità .E'un film importante,più che bello necessario(io ignoravo questa atroce commissione per evitare la guerra civile)…

Denso e commovente dramma giudiziario sul sud Africa post-apartheid.
La storia è abbastanza simile al recente "In My Country" di John Boorman, ma è indubbiamente molto più riuscito. L'esordiente Hooper evita i momenti intimi tra i due protagonisti e una inutile storia d'amore e non scade nel sentimentalismo banale del film di Boorman.
In Più questo film ha dalla sua anche gli attori. Della brava Swank poteva essere approfondito meglio il suo passato e la sua storia.
Straordinario invece il protagonista, l'attore italo nigeriano che si era visto in "Piccoli affari sporchi" di Stephen Frears.

Chiwetel Ejiofor's remarkable acting talents, not to mention his super-sexiness, are on full display in this compelling film about a former anti-apartheid activist and African National Congressman undergoing a Truth and Reconciliation trial in South Africa. Ever-amazing Hilary Swank plays his attorney, and we're told that her formative years in the grotesquely divided nation resulted in emotional scars. But (after the undeniably powerful denouement) I found myself wishing that director Tom Hooper had shown us whether they were anywhere near as profound as the physical marks Ejiofor had been forced to endure.
da qui

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