giovedì 12 gennaio 2012

Goodbye Solo - Ramin Bahrani

un film che più indipendente è difficile, una storia di conoscenza e affetto e rispetto, davvero bella.
che il dio del cinema continui a farci vedere film così, freschi e profondi, con attori davvero bravi, che non hanno bisogno di urlare per farsi sentire da chi guarda - Ismaele


…Amicizia, solitudine, rispetto, senso di estraneità verso un mondo nel quale non ci si ritrova, sono le tematiche che Goodbye Solo affronta in un racconto compatto, essenziale, denso di sguardi muti, carichi di parole e di emozioni non enunciate.
Nella terra dove tutto è possibile, del self made man, entrambi i protagonisti sognano e desiderano mondi diversi. Bravissimi gli attori, Souleymane Sy Savané e Red West, nel dare corpo e carattere ai propri personaggi, nel tratteggiarne le psicologie, il loro progressivo avvicinarsi e confrontarsi, nel rispetto di una decisione ormai presa, nel corso del viaggio che intraprendono. Un viaggio che soltanto all'apparenza sembra trovare una conclusione con l'arrivo sulla cima della montagna, nel corso del quale Solo apprenderà il senso profondo della solidarietà e del significato di libero arbitrio…

On the lonely roads of Winston-Salem, North Carolina, two men forge an improbable friendship that will change both of their lives forever. Solo is a Senegalese cab driver working to provide a better life for his young family. William is a tough Southern good ol‘ boy with a lifetime of regrets.
One man‘s American dream is just beginning, while the other‘s is quickly winding down. But despite their differences, both men soon realize they need each other more than either is willing to admit. Through this unlikely but unforgettable friendship, GOODBYE SOLO deftly explores the passing of a generation as well as the rapidly changing face of America.
 
…It's a work of small gestures and great meaning, constructed as gracefully and as meticulously as any important film you can name, made by a director who never insinuates himself into the mechanism.
The story moves along with the relentlessness and surprising randomness of reality. No exchange is banal. No piece of dialogue suggests a scripted drama. Yet every moment – including a physically exhausting climactic scene that both confounds expectations and compounds the film's poetic majesty – is evidence of a masterpiece.

…Ma il respiro del film al quale ci siamo abbandonati più volentieri è quello che ci richiama alla presenza di una cultura dell’ascolto, qui messa in valore da qualcuno che abbraccia – come Rahmani – una prospettiva transnazionale, diasporica, aliena da ogni tentazione di rifugio negli assoluti identitari. Ecco, uno dei motivi per cui bisognerebbe raccomandare a un distributore italiano di recuperare questo piccolo capolavoro, anche solo per il mercato homevideo, è che Goodbye Solo potrebbe risultare terribilmente indigesto agli amministratori di Coccaglio e a quanti hanno sviluppato un insano terrore per l’incontro. Fra tassisti senegalesi, mogli/figlie ispaniche, vecchi hippy frustrati e registi iraniano-americani, il film mette in circolo tanti anticorpi preziosi a proteggerci dalla paura del non-bianco…
 
La volontà del regista si esprime soprattutto attraverso il non dire e il non vedere: continui filoni narrativi vengono aperti e puntualmente abbandonati, lasciati rinsecchire senza una risposta definitiva che tolga, almeno parzialmente, la sete di sapere dello spettatore. Le ricerche di Solo sulla vita passata di William, sui suoi eventuali parenti ancora in vita, finiscono tutte per arenarsi; alla fine del film nemmeno un fotogramma viene dedicato al corpo di William, la sua fine e i suoi eventuali propositi suicidi restano in sospeso senza una risposta, esattamente come un bastone che lanciato dalla vetta della montagna del vento, invece di cadere, rimane a fluttuare nell’aria. Solo alla fine ci accorgiamo che quella sete che credevamo di avere il film ce l’ha tolta, anche senza averci mai fatto vedere una sola goccia d’acqua…
 
…Mr. Bahrani has cited Roberto Rossellini’s “Flowers of Saint Francis” as an influence on “Goodbye Solo,” and while Solo is hardly without sin, he does seem at times to be in possession of a quality that can be described only as grace.
William has it too, but in a more melancholy form. The two men, though they seem to share a destination, in fact cross paths going in opposite directions. Solo, a fairly new arrival in a strange land, is working his way up and in, toward the bright promise not only of material comfort but also of belonging. William is in flight, seeking the outer edge of experience and the oblivion that lies beyond it.
What each one takes from the other is not spelled out and does not need to be. Because grace is also what defines Mr. Bahrani’s filmmaking. I can’t think of anything else to call the quality of exquisite attention, wry humor and wide-awake intelligence that informs every frame of this almost perfect film

…'Goodbye Solo' is a truly engaging and emotional experience. The film furthers the great tradition of humanist cinema that masters such as Satyajit Ray, Ken Loach and Abbas Kiarostami have become legends pioneering. It is so hopeful that cinema-lovers of my generation can begin to look at Ramin Bahrani as a filmmaker with a talent and depth that exudes respect for the medium and towards those who love it.

Find out where this film is showing and go and watch it, regardless of the 'kind of film' you think you like to see. From the first scene, you will feel welcomed, engaged, amused, challenged and moved.

You will leave the screening when it's finished, but the film might not leave you for a long time.

10 commenti:

  1. Me lo voglio vedere perché ho visionato da poco un corto di questo regista (Plastic Bag) e mi ha favorevolmente impressionato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Plastic bag" l'ho visto un po' di tempo fa, ricordo che mi era piaciuto e che la voce della storia era di Werner Herzog.

      Elimina
  2. Esatto ;)
    Cosa intendi per "un film che più indipendente è difficile"?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. volevo solo dire che questo è davvero un film nel quale non si raccontano cose carine, anche crudele, a tratti, senza compromessi, non nasce per fare soldi, un film della razza di quelli di Carlos Reygadas o Bela Tarr, dico per farmi capire.
      molto cinema che si dice indipendente è un po' fighetto e simpatico, qua no, è un altro livello di indipendenza, nella mia opinione.

      Elimina
  3. Sembra davvero interessante. Del resto questo regista non lo conoscevo affatto, nonostante, scopro solo ora, abbia alle spalle altri 3 lungometraggi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ho trovato gli altri, cerco qualche sottotitolo e poi vado.
      poi il nome di Ramin Baharani è lo stesso di un bravo pianista iraniano che suona Bach molto bene, una bella coincidenza

      Elimina
  4. Le tue sono le uniche recensioni che posso leggere prima, davvero una manna.
    Non mi condizioni, non mi anticipi niente ma mi fai capire tanto.

    RispondiElimina