venerdì 8 febbraio 2019

Boxcar Bertha (America 1929 – Sterminateli senza pietà) – Martin Scorsese

tratto da un libro (qui) di Bertha Thompson, il film racconta una storia e la Storia in tempi in cui la vita, degli altri, aveva poco valore (e ci stiamo riavvicinando a quei tempi fascisti, con altri nomi).
Bertha e i suoi compagni vivono una vita al limite, combattendo per i diritti dei lavoratori, in tanti modi, e subendone il prezzo.
attori straordinari, nelle mani di un regista che ha girato film indimenticabili, si chiama Martin Scorsese.
cercatelo, non ve ne pentirete - Ismaele






… I rinnegati ed amori che come vengono vanno, un ritratto a tinte forti, una fotografia dell’America che non si guarda alle spalle e che tende a dimenticarsi di tutto ciò che non gli fa comodo.
Scandaloso per i tempi, ma ancora oggi è parecchio libertino, effetti spicci (vedi incidente iniziale), vezzi estemporanei nelle soggettive, scene di sesso curate e tanto sangue.
Tutto sotto una direzione d’eccellenza, segno che se nessuno si può inventare miracoli, è ancor più vero che non servono grandi palcoscenici per manifestare un talento e che quando c’è è facile muoversi; la gavetta rimane pur sempre un passaggio che non si dimentica, anche per l’autore stesso ma ancor di più per lo spettatore che può assaporare un’ulteriore sfumatura di quello che ormai è un mito assodato (Martin Scorsese of course, non l’avevo ancora nominato).
Decisamente valido anche il cast, Barbara Hershey segna nettamente la visione, ma anche il resto dei protagonisti è di gran livello con David e John Carradine sugli scudi.
Il “resto” (virgolettato, perché poi fa la differenza, in positivo) lo fa il finale, violento, feroce e doloroso, un addio che giocoforza ci accompagna a lungo; così Martin Scorsese lascia il primo segno che conta e saprà accrescersi successivamente.
Spietato ed avvincente, tutto ha un’origine.

…Lo scontro tra le due Americhe, egualmente profonde e per questo costantemente a rischio di giungere a un conflitto “civile”, non è mai diretto, perché l’America del “capitale” usa come vettori della normalizzazione i poliziotti, ossia esclusi che hanno indossato la divisa. Si irride, quindi, la definizione classica secondo cui gli Stati Uniti rappresenterebbero la culla della democrazia o, ancor meno, della libertà, descrivendo semmai una più realistica visione di uno Stato oligarchico che garantisce la difesa delle elite attraverso il ricorso all’apartheid. Simbolica, a questo proposito, la scena, che poi sfocia in tragedia, in cui lo sceriffo locale decide di fare pestare Big Billy Shelley in carcere, dopo che quest’ultimo ha solidarizzato con un nero. Scorsese così coglie il carattere fondamentale dell’apartheid, che è il modo in cui il potere affronta le crisi sociali e governa, come è ben evidente oggi in Italia, perché consapevole del fatto che la propria sopravvivenza dipende dalla separazione dei simili e dalla esacerbazione di differenze superficiali tra di essi.
Girato nel 1972, ossia nell’anno del pieno trionfo della presidenza Nixon ma nel periodo di più radicale contestazione della società americana da parte delle sue avanguardie sociali, il film riflette il contesto storico in cui è stato pensato, lanciando una amara parola di speranza, esemplificata dalla splendida scena finale. In anni in cui era normale farlo, Scorsese elabora una bella e sensata critica del sistema capitalistico americano, anche se a volte l’opera subisce dei cali di ritmo che tuttavia sono poco rilevanti a fronte di una quasi opera prima che annuncia già il talento e la brillantezza di uno dei più grandi, e sofferti, autori contemporanei.

…The movie is set in a murky Southern territory of sweat and violence, and gives us Bertha as a forthright young girl who a gets involved in violence almost by accident. She falls in love with a certain Big Bill Shelley (David Carradine), who seems loosely modeled on the anarchist organizer Big Bill Haywood. The two of them meet other friends: Rake Brown, a slick young gambler with a yellow streak, and Von Morton, a sturdy black who wields harmonica and shotgun.
And then their gang is complete and their first murder just sort of happens when Bertha shoots a gambler who is about to shoot Rake. The movie's progression from young love to the most-wanted list reminds us of "Bonnie and Clyde," and I suppose it was meant to. But there's a lot more going on than a remake or rip-off.
I have the notion that Roger Corman, American-International's most successful producer of exploitation films, sent his actors and crew South with the hope of getting a nice, simple, sexy, violent movie for the summer trade. What he got is something else, and something better. Director Martin Scorsese has gone for mood and atmosphere more than for action, and his violence is always blunt and unpleasant -- never liberating and exhilarating, as the New Violence is supposed to be. We get the feeling we're inhabiting the dark night of a soul…

America 1929 segue le peripezie della vagabonda Bertha Thompson e dei suoi tre complici, un baro, un sindacalista “bolscevico” e un “negro” lungo le ferrovie del sud degli Stati Uniti tra razzismo, intolleranza e Grande Depressione. I protagonisti dunque non sono i classici gangster che agiscono nella disperata rincorsa dell’effimero sogno americano, bensì emarginati che inaugurano l’ampia galleria di outsider scorsesiani. Per ragioni diverse, dovute a sesso, stile di vita, ideologia o razza questi antieroi sono mossi dal bisogno di essere accettati da una società che invece li respinge, additandoli come minacce per il proprio equilibrio ora minato ed incrinato dalla crisi del 1929. Schegge involontariamente deviate dall’ordine prestabilito e vittime di violente repressioni, la loro è una lotta per la sopravvivenza, dove il furto è obbligato dalla fame e dalla necessità di spingersi più in là, verso un nuovo posto da chiamare – provvisoriamente – casa. La forte simbologia che permea questa sorta di Easy Rider anni Trenta (in particolare nel finale) ne fa metafora dell’allora attuale situazione politica interna, in cui le lotte sociali cercavano di dare voce a un’America nuova in via d’affermazione. Una vena politica insolitamente diretta per una produzione di Corman, attraverso cui l’allora trentenne Scorsese dimostrava già le sue potenzialità, tra cui la matura capacità di realizzare un prodotto per il pubblico senza tradire la propria vocazione artistica e ideologica. Primi passi concreti di una carriera in divenire…

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