giovedì 13 aprile 2017

It Follows - David Robert Mitchell

non sai cosa può succedere, prima di vederlo, leggi che ci sono solo ragazzi, il mondo è loro, nessun adulto all'orizzonte.
sono soli, si sostengono, si fanno forza a vicenda, uno per tutti, tutti per uno.
la minaccia è massima, e implacabile, lenta e instancabile.
la Morte fa il suo mestiere, e pone le sue condizioni, ne prende uno per volta, e se stai ai patti non ti cerca più.
Jay deve scegliere, quei patti non le piacciono, vuole salvarsi senza dannare nessuno, diventa una sconosciuta eroina nella lotta contro il Male, che però ne sa una più del diavolo.
e la fine è l'inizio.
poi non è tutto convincente o perfetto, ma non importa, è buon cinema, al di là dei generi.
non ci sono chissà quali effettacci speciali, ma spesso fa paura e soffri con loro, Jay sopratutto.
i ragazzi e le ragazze si vogliono bene, e sono disposti a molto per aiutarsi a salvarsi, questo è Amicizia e anche Amore (povero Paul!).
poi ho letto la filmografia di David Robert Mitchell, con il mestiere che ha e dopo questo film poteva fare due film all'anno, invece sta ultimando il terzo in sette anni, buon segno - Ismaele





Notevole esempio di horror intelligente, teso, capace di rendere credibile una incomprensibile minaccia ultraterrena inserendola perfettamente in una realtà quotidiana sapientemente trasfigurata per definirne i contorni desolati da post crisi economica: la città sembra spopolata, spettrale simulacro del classico sobborgo urbano americano (il film è girato dalle parti di Detroit), dove i ragazzi si aggirano praticamente da soli, abbandonati da adulti inesistenti o inefficaci. Pervaso da un'atmosfera quasi irreale, il film lascia un genuino senso di disagio nello spettatore, con il mostro che sembra rappresentare il senso di colpa di una società alla resa dei conti con se stessa e la sua antica opulenza…

It follows è straniante. Siamo nella classica ambientazione di mille film, di mille sitcom, di mille serie tv, ma c’è qualcosa che non torna: è la luce strana, certo, ma anche la lentezza con cui tutto si muove. È un film dell’orrore noioso, in cui non succede nulla di davvero eccitante. Ma è proprio per questo che entra sotto la pelle e riserva momenti di autentico terrore.
Ovviamente muore una ragazza. E come spesso capita, la vittima zero non ha nome. La vediamo uscire dalla casa dei genitori sotto una luce livida: è scarmigliata, allucinata. Fugge da qualcosa, ha dei tacchi esagerati nei quali incespica senza grazia. La vedremo morta subito dopo, in una scena che è allo stesso tempo una citazione e una radicale reinvenzione del ritrovamento di Laura Palmer in Twin peaks di David Lynch. Come Laura Palmer, anche la ragazza senza nome viene trovata su una spiaggia. Ma non è avvolta in un sudario di plastica che la fa sembrare un’Ofelia preraffaellita. La prima vittima di It follows ci compare davanti senza preavviso, in un flash: ed è a pezzi, una grottesca scultura futurista di arti spezzati…

…il merito più grande, e lo capisci sin dal titolo, sta in nell'aver reso "storia" uno dei topoi horror più inquietanti, quello della soggettiva, quello del sentirsi osservati, quello dell'esser seguiti. Eravamo abituati al fatto che tutto questo fosse una "tecnica" del film o un modus operandi dell'assassino. Qui no, qui l'osservare e seguire è personaggio a sè, qualcosa che c'è anche quando non c'è. Ed è questa la carta vincente di un horror che non so se faccia paura, ma certo crea un certo malessere in più di un'occasione per questa sua maniera così originale, pur essendo derivativa, con cui ti mostra le cose…

David Robert Mitchell si muove con gran piglio tecnico (si pensi al doppio movimento circolare completo all’interno dell’istituto scolastico) in un microverso affollato di rimandi e segni e codici che spiazzano lo spettatore, impedendogli una corretta collocazione cronologica dell'opera: vecchi televisori, automobili e sale cinematografiche d'epoca si mischiano a gadget ben più moderni in un capolavoro di stile fornito tanto dalla scenografia quanto dai costumi.
E così come frulla il tempo, questo regista è capace di giocare anche con lo stile e le influenze, tutte assorbite in modo maturo e mai esasperate a livello metacinematografico.
It Follows offre, all'occhio partecipe e attento, squarci di John Carpenter inseriti in un contesto da The Breakfast Club.
Doveroso infine menzionare l’altro grande protagonista di questa pellicola di fondamentale importanza per l’horror contemporaneo, ovvero Disasterpeace (Rich Vreeland) e la sua colonna sonora di synth e suoni elettronici, a tratti sinistri e a tratti molto aggressivi, che costellano l’intera vicenda, un po’ come fa la lettura de L’idiota di Fëdor Dostoevskij da parte di Yara…

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