lunedì 23 giugno 2014

Viva la muerte – (Fernando) Arrabal

la musica iniziale sui disegni di Topor (immagini surreali ispirate a Hieronymus Bosch, surrealista ante-litteram) è ipnotica e ti resta in testa.
come in testa e negli occhi resta la storia, quella di Fando, un ragazzino nel quale si immedesima Arrabal (che perde il padre ad opera della dittatura franchista).
Fando vive, sogna, pensa, ha visioni, tante cose che non si possono dire, la psicoanalisi è utile per capire meglio il film.
per chi non lo conosce, ecco qui una piccola biografia-curriculum di Arrabal.
"Viva la muerte" è un film unico, un piccolo capolavoro, del 1971, vietato ai minori di 18 anni.
Astenersi amanti del franchismo (non penso che Carrero Blanco e Franco guardassero questo film prima di andare a letto) - Ismaele







…Si l'histoire de Fado et de sa mère est montrée et narrée d'une façon formelle, les allégories à travers lesquelles Arrabal (ou Fado) s'exprime, sont en rupture de style, chaque séquence ayant été filmée en vidéo puis décolorée dans des couleurs criardes. Violences, sévices sexuels, tortures et autres fins moments scatologiques s'y côtoient, et s'ils peuvent être choquants et parfois grotesques, ils ne sombrent jamais dans la gratuité totale puisque chacun d'eux est porteur d'un message. Si le procédé est original, il s'avère maintenant trop simpliste et grossier à une époque où des réalisateurs comme Raul Ruiz ou David Lynch fondent subtilement les allégories dans le récit. C'est pourtant cette naïveté, cette approche crue et directe qui fait la force de cette première œuvre cinématographique de l'artiste…

Tutto, in Viva la Muerte si fa dicotomo e non per ultimo, proprio l'epilogo della sequenza al macello, contrapposta all'intervento chirurgico che successivamente restituirà a Fando, la possibilità di rincontrare, probabilmente, suo padre. Deliri visivi, ma assolutamente necessari ad Arrabal per esorcizzare il dolore della perdita parentale, degli orrori generati dal regime franchista (e resterà memorabile l'incipt disegnato da Topor, con i corpi torturati e smembrati nei modi più surreali, accompagnati da una nenia infantile che diverrà poi, il motif trainante di tutta la poetica arraballiana) nonché, modello esemplare per il prosieguo della sua folle corsa... comme un cheval fou.

Arrabal's debut feature Vive Le Muerte takes place after the Spanish Civil War and tells the story of Fando, a young boy who's family is ripped apart when his father is arrested and killed for being a communist. The child's confusion is even more exasperated when he realizes that his religious zealot mother may have had a hand in incriminating his father. Arrabal again pushes the boundaries of good taste. Real animal slaughter and the mental and physical torture head the bill of atrocities. Visually the film uses bright primary colour washes that reduce the impact of some of the scenes, which many will feel is a good thing. The striking impact of some of the scenes, especially the father buried up to his neck in sand, will haunt the viewer well after this film has finished. Often beautifully shot with an eye for making the most out of his landscapes, Vive Le Muerte is a striking first effort and the beginning of a long line of anti war protests for this most political of directors.

¡Viva la muerte! also has a squeamish theme of aberrant sexuality. The disturbed Fando is seen biting the head from a lizard and helping his strange Aunt Clara by whipping her. His young girlfriend remains untouched and innocent, which would be a relief if it didn't make the rest of the show seem all the more misogynistic -- in this Spanish world of political madness, the virtuous and loving father is betrayed by church-crazed, politically fanatic and wholly Sadistic women.
Literary praise for Fernando Arrabal is high, with critics of his written work comparing him to Cervantes. As a provocative political shock movie, Arrabal's first film is well-directed and suitably surreal without resorting to too many visual clichés. It's also nicely photographed and well acted. Just the same, it can only be recommended to two groups -- academically-minded aesthetes or the morbidly curious. In the face of all the torture, imprisonment and murder that was being undertaken by repressive governments in 1970, it's difficult to dismiss the methodology of a genuine political exile -- no other kind of film or media really gives a damn about these political abominations.

Trascinante fino dai titoli di testa disegnati da Topor, orridi e surreali come i supplizi di Bosch che rappresentavano figure allegramente amputate, squartate, crocifisse o divorate , tipiche della poetica di questo autore , accompagnati dalle infantili, cantilenanti note di una acidula filastrocca: Ekkoleg , di G. Agatz. Film per quei tempi sconvolgente e affascinante, dunque, con moltissime connotazioni autobiografiche, che traeva origine e spunto da un precedente romanzo (“Baal Babylone”) dello stesso Arrabal. Visionario e surrealista come pochi altri (ebbe il plauso incondizionato di Bunuel che di queste cose se ne intendeva), sporco, cattivo, attraversato da immagini crude e terribili difficilmente sostenibili, risultava davvero all’epoca una esperienza inconsueta ed esaltante (paragonabile forse solo alle provocazioni Jodorowoskyane). Avanguardia assoluta nelle riprese (siamo nel 1970) con l’utilizzo in moltissime parti della videocamera, allora un mezzo rudimentale: immagini sovraesposte, distorte, manipolate e ritoccate che conferivano un fascino decisamente inconsueto. Un anticipatore geniale insomma di un “modo” personalissimo di fare cinema – molto vicino alla videoarte - quando ancora i mezzi tecnici non erano adeguati, risolto in modo fortemente inventivo e coinvolgente. Nessuna distinzione fra reale e inconscio nei due piani della vicenda dalla fortissima carica eversiva che racconta la storia del giovane Fando (il protagonista nel quale si riflette lo stesso Arrabal, ma dove anche io riuscivo a ritrovare una viscerale e privata identificazione con molte delle situazioni illustrate) ossessionato dalla perdita del padre tragicamente sottrattogli sotto i suoi giovani occhi, schiacciato fra la sensualità e la morbosità quasi incestuosa della madre (a volte ambiguamente intrigante, altre raffigurata come una madonna) e afflitto da insostenibili sensi di colpa con feroci autopunizioni corporali dettate da un radicato integralismo cattolico che non lascia scampo né speranza. Una realtà così devastante dal quale si può uscire solo con la “fantasia delle visioni” anch’esse orribilmente carnali, intrise di sangue, vomito, violenza, sesso e morte…
da qui

2 commenti:

  1. Di questo film ho un piacevole ricordo: il flame con ViS che ne seguì.

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    1. ho visto che vi piace "fiammeggiare", spero però che ti ricordi anche del film :)

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