martedì 3 giugno 2014

Le meraviglie - Alice Rohrwacher

è un film difficile, tormentato, ispirato alla vita delle sorelle Rohrwacher (regista e attrice).
anche nel precedente film ("Corpo celeste", bellissimo), la storia era vista con gli occhi di una bambina.
qui, in una situazione bucolica, che bucolica non è, in un'economia agricola di quasi sussistenza, irrompe la televisione (come in "Reality", e anche in "Corpo celeste"), e destabilizza persone influenzabili.
la storia è quella di un mondo che esiste ancora, ma forse non c'è più.
alla fine non sai se tutto quello che è raccontato avviene davvero, o il sogno ha la sua parte.
la fine è stranamente ecumenica, tutti si vogliono bene.
chissà cosa avrebbe scritto Pier Paolo Pasolini di un film così, sul progresso, la vita contadina e la corruzione della televisione. 
guardatelo e vedete l'effetto che vi fa - Ismaele






Rohrwacher non sfrutta, imperdonabilmente, nemmeno lo scontro che si apre quando la primogenita Gelsomina vorrebbe partecipare a una trasmissione della tv locale sulle meraviglie del territorio (ecco il titolo), mentre l’inflessibile genitore vi si oppone strenuamente. Da una parte il padre ideologizzato e anticapitalista e antitutto, dall’altra le figlie impitonate dallo sberluccichio di quella piccola società dello spettacolo, e con una passionaccia per Ti appartengo di Ambra. Sarebbe stato un gran bel tema da raccontare, il conflitto generazionale tra sessantottini pietrificati nel rigore ideologico e i loro figli, ma anche una simile promettente pista narrativa vien lasciata cadere e ignorata. Sicché il film, ingolfandosi per troppa indecisione, finisce con lo sbandare e il deragliare clamorosamente. Tutta l’ultima parte, dalla diretta in tv dall’isola in avanti, è tremenda, con un finale assurdo e consolatorio che grida vendetta e che uno spettatore di buonsenso non può accettare. Si abbonda in fellinismi, e anche questo non va bene. Con un cammello che sta a questo film come la giraffa (o i fenicotteri) a La grande bellezza. Quanto a Monica Bellucci, come conduttrice della trasmissione tv riesce al solito ad ammaliare, anche se, al solito, non riesce a recitare.

Alice Rhorwacher con LE MERAVIGLIE si conferma autrice nel vero senso della parola, dopo l'esordio nel 2011 con Corpo Celeste, che forse amai di più. Ciò non vuol dire che questa opera sia inferiore, solo che le aspirazioni autoriali sono molto alte e chiedono allo spettatore grande fede nella sincerità dell'ispirazione.  La trentenne regista mostra un'abilità notevole nelle riprese dei luoghi, con effetti di luce notturna molto suggestivi o quelli en plen air o quelle che pedinano, indugiando nei primi piani, quella che è la vera protagonista, una ragazzina dodicenne , con il viso enigmatico e tenero insieme, di nome Gelsomina ( Maria Alexandra Lungu), di fatto capofamiglia ma con il permesso e le negazioni del padre tedesco Wolfgang (Sam Louwyck), autoritario e buono d'animo, sognatore e poetico a momenti, appassionato apicultore, incapace però di accollarsi le responsabilità e i compromessi che implicano una famiglia di quattro figlie. La moglie Angelica ( che ha il volto e la movenze di una perfetta come sempre Alba Rhorwacher) sarebbe più lucida e realista, ma, per amore di tutti, è ormai integrata inesorabilmente nella vita faticosa e spesso   divertente, che mobilita tutti nella fabbrica del miele e la gestione delle api, senza rispettare alcuna norma igienica e di sicurezza, che lui ha scelto. Vita immersa in una natura tanto bella quanto semplice, senza pretese e senza richieste, che non siano colmate dall'amore, che in vari modi ciascuno dà agli altri, in un luogo innominato, vicino al lago Trasimeno…

…Non è privo di difetti, Le Meraviglie. Ci mette un pochino a decollare, e qualche sforbiciata nella parte finale, quella più surreale e a tratti grottesca, non avrebbe inficiato il risultato finale. Però c'è tanto cuore nel film, e ci sono tanta ironia e molta tenerezza. Soprattutto c'è il cuore pulsante del film stesso: il ritratto di una ragazzina che si confronta non senza difficoltà con il padre, che impara a fare un lavoro e che forse s'innamora per la prima volta. E che, come in tutti i più semplici e riusciti coming-of-age, impara a vivere.

Il critico del Guardian, Peter Bradshaw, ha dato al film tre stelle su cinque. “Alice Rohrwacher, regista di Corpo celeste, è tornata a Cannes con una storia delicata e divertente sul passaggio all’età adulta, ambientato nella campagna del nord Italia. È un film affascinante, un po’ sentimentale e semplice, ma senza la forza emotiva che ci si aspetterebbe da Rohrwacher. (…) Una storia divertente e commovente, ma non una meraviglia”, scrive Bradshaw.
Molto positivo il giudizio di Le Monde: “Le meraviglie è un film che, per la sua delicatezza e intelligenza, purifica gli occhi dello spettatore. La messa in scena evoca una specie di home movie (piani sequenza, inquadrature ravvicinate, soggetto familiare, colori degni di un filmino in super 8) che rappresentano la vita interiore di questa piccola comunità strana, amorevole e solidale.
Deborah Young ha commentato sull’Hollywood Reporter: “Le meraviglie è un nostalgico canto del cigno sulla fine della vita rurale in Italia. Ed è anche la storia di un’inesperta ragazza di campagna che cerca di uscire dagli orizzonti limitati della sua famiglia di apicoltori. Questo lo rende il seguito ideale di Corpo celeste. Unico film in gara a Cannes, dovrebbe incuriosire il pubblico del cinema d’essai, con le sue scene affascinanti ma a volte incomprensibili. Ma altri spettatori potrebbero trovare la storia troppo fragile e le emozioni troppo scarse, rendendo difficile un successo internazionale”.
Tiepido anche il giudizio di Oliver Lytteltoni su Indiewire: “Il finale lascia la sensazione che il film sia più esile di quanto si sperava. C’è una linea chiara che collega Gelsomina e la regista (le loro origini italotedesche, per esempio). È chiaramente un ottimo lavoro autobiografico, che però segue troppo le orme di film già visti per conquistare davvero i nostri cuori”.

…Attraverso gli occhi di Gelsomina contempliamo una comunità 'dissidente' che si è ritirata in una dimensione bucolica, dove produce miele, insaccati, marmellate, salse di pomodoro e prova a resistere al mondo fuori. Un mondo che prende la parola e il microfono per mezzo della televisione regionale e naïf, dei suoi concorsi a premi, le coreografie rudimentali, le melodie stupide, le promesse di fare meraviglie per la gente del luogo. Ma la vera meraviglia è assicurata dalle api di Wolfgang e dischiusa dalla bocca acerba di Gelsomina, che ha il nome di un fiore e come un fiore è richiamo per le api…

la diversità del film della Rohrwarcher, e nel contempo il suo pregio, è la formulazione di uno sguardo primigenio che si posa su cose e persone come fosse prima volta. La meraviglia cui si allude è dunque lo stato d'animo e la reazione di una bambina che cerca di rimanere tale, nonostante le responsabilità che i genitori le assegnano. Sono lo stupore e il rapimento che la colgono all'irruzione di un universo altro, temuto e insieme desiderato, e rappresentato dalla fascinazione per la star della tv interpretata da Monica Bellucci, fasciata nel candore virginale e kitsch del suo costume di scena. Ma è anche l'attitudine dell'occhio filmico, capace di rendere l'incantesimo di una natura primordiale e arcaica con un realismo a maglie larghe, pronto a dilatarsi in una contemplazione che si carica di simboli e allusioni; come lo è la circolarità delle scene che aprono e chiudono il lungometraggio, legate all'atto del dormire e quindi alla materia onirica di cui il film è impregnato. Come dimostra in maniera eloquente l'ultimo fotogramma, con la casa paterna improvvisamente spoglia e disabitata, a instillare il dubbio che nulla di quanto abbiamo visto sia realmente accaduto, e ancora prima, l'incontro fra Gelsomina e il suo giovane amico, rubato della sua concretezza e consegnato alla magia di un sogno a occhi aperti…

Le Meraviglie è un film ben strutturato, caratterizzato da mirate allegorie e precisi riferimenti che la Rohwacher dimostra nella padronanza con la macchina da presa, utilizzando perlopiù carrelli laterali che ci trasportano dal mondo del reale a quello delle fiabe, così come le ombre e luci che compongono il piano dell’immaginario evidenti soprattutto nella parte finale del film. Ma seppur ci siano delle belle idee, la regista si confonde in un racconto che è fin troppo personale il cui eco del ricordo è visibile ma non empatico, inciampando così, nelle sfumature delle varie lingue e nei segreti non confessati delle bambine sottolineando più la malinconia di un tempo che la favola di una bambina.
da qui

6 commenti:

  1. Vado a vederlo domani, poi ripasso...
    Corpo Celeste mi è piaciuto un sacco :)

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  2. sto leggendo "Corpo Celeste" di Ortese, che ha ispirato il film, almeno nel titolo, ed è in libro bellissimo

    poi mi dici delle meraviglie...

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    1. Mi è piaciuto, la Rohrwacher conferma, non c'è dubbio! Hai scritto giusto, è un film difficile, e con un finale che sfocia nel surreale. A una prima visione è sicuramente più complesso di "Corpo Celeste" (e forse, nemmeno così bello) e va sicuramente rivisto per leggerne in profondità, anche se le tematiche di fondo sono le stesse: il desiderio di evasione adolescenziale, l'influenza negativa della solita tv da quattro soldi (ruolo tagliato a misura per la Bellucci)... Ma qui, il vero fulcro risiede nella perdita, non solo di una realtà agreste, ma dei valori in generale. La frase più significativa, a mio avviso, la esprime il padre durante la diretta tv: "il mondo sta finendo". E il finale (bellissimo) con la casa mostrata nel suo abbandono, conferma quelle parole.
      P.S. La scena più surreale: il cammello, totalmente estraneo al suo luogo (e forse, anche al suo tempo).

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    2. ieri ho visto "la quinta stagione" e mi sono accorto che l'apicoltore, nei due film, è interpretato dallo stesso attore, Sam Louwyck.
      ti eri accorto?

      "il mondo sta finendo" è davvero forte.

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    3. Me l'ha fatto notare Kelvin di "Solaris", quando avevo commentato la sua rece. Ma se non me l'avesse detto, non l'avrei di certo riconosciuto, è passato ormai un anno da quando vidi LQS.

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  3. meno male che i nostri servizi d'informazione sono buoni, tutti aggiungiamo un pezzo :)

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