mercoledì 7 marzo 2012

Appaloosa - Ed Harris

un film perfettino, sceneggiatura citazionista, attori molto bravi, manca, per i miei gusti, di "calore", non riesce ad emozionare.
comunque da vedere - Ismaele


Appaloosa non è un film memorabile, ma certamente ammirevole, piacevole e degno di lode per essere riuscito ad essere tradizionale ed innovativo allo stesso tempo, con eleganza, ironia e persino raffinatezza in certi momenti. Per chi non ha mai amato particolarmente il genere western, magari giusto per prevenzione, può rappresentare una valida occasione per cambiare idea. Da segnalare, tanto per confermare la personalità di quest’opera, quello che avviene nel finale, di solito caratterizzato dal classico addio del o dei protagonisti verso altri orizzonti ed avventure. Questa volta a lasciare il paese per avviarsi verso l’ignoto non è il personaggio principale rappresentato daVirgil, ma il suo fedele compagno d’avventure Everett, il quale prima di andarsene, contravvenendo un tacito accordo tra loro, prende l’iniziativa, per una volta, allo scopo di risolvere a modo suo una questione rimasta in sospeso per garantire al suo oramai ex socio un avvenire di serenità. Una decisione che sta a mezza via fra la soddisfazione personale ed una grande manifestazione di amicizia proprio nel momento in cui le strade fra lui e Virgilsi stanno per separare definitivamente. Viggo Mortensen, non solo per questo, ma perchè riesce ad essere discreto e carismatico allo stesso tempo, è il migliore fra gli interpreti anche rispetto al pur bravissimo Ed Harris.

L'Hitch di Mortensen, vice dal cuore d'oro e dalla morale ineccepibile, è invece l'uomo del confine. Parla sulla soglia della prigione della Contea, indugia su quella del saloon, indeciso sull'ingresso a cui lo invita Cole, già dentro, già inserito. Regolati i conti col villain di Irons, anche lui integrato nel sistema, e offerta una chance allo sceriffo innamorato, dovrà ripartire “cavalcando lentamente verso ovest”. Harris si inventa l'avamposto di un (aggiornato) sogno epico, dominando con fermezza un cast perfetto e funzionale dove, insieme alla sua, brilla la stella del vice Mortensen. Si inventa un film da uomini veri, da gente che non spara alle spalle.

…Peccato che tutta questa congerie di spunti si perda in una regia spesso insicura, che oscilla indecisa tra il privilegiare le parti più "sedute" oppure quelle in cui le armi tornano a dominare. Soprattutto il risvolto sentimantale risulta essere posticcio e mal sfruttato. Date le premesse, il rapporto a tre poteva suggerire una seconda parte molto più ricca di enfasi.
Harris preferisce optare per una controsorpresa: nessun colpo di scena, nessuna morte eclatante: tutto deve rientrare nei ranghi, per evitare di stupire in modo scorretto lo spettatore. Scelta rispettabile, ci mancherebbe, ma forse è lecito chiedersi se a questo "Appaloosa" non manchi un po' di emotività che avrebbe reso l'opera meno fredda e calcolata. L'effetto curioso che infatti provoca è paradossalmente l'opposto di quello ricercato: la risposta in chiave classica a chi mette in scena un western decadente e forzatamente anticonvenzionale risulta più artefatta della tesi da confutare.

4 commenti:

  1. Sottoscrivo tutt'e ventidue le parole ;)

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  2. interessante, la lettura del pensiero:)

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  3. un buon western, onesto, come non se ne vedeva da tempo. mi è sembrato un film "d'attori" con pochi guizzi registici (e di scrittura). piacevole, alla fine.

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  4. sono d'accordo sul film d'attori, ma non ha anima, come un automa, magari bello, però freddo, ecco (ogni riferimento a "Hugo Cabret" e solo casuale)
    non dispiace, ma...

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