Eskil Vogt è stato sempre lo sceneggiatore di Joachim Trier, per esempio in Thelma, film che ha qualche importante somiglianza con The innocents.
nella pacifica Norvegia non tutto è come sembra, un gruppo di bambini, due sorelle bionde di sangue norvegese (Anna e Ida) e un bambino (Ben) e una bambina (Aisha), figli, probabilmente, di rifugiati (da Somalia e Siria?), si trovano a giocare insieme nel parco sotto casa.
e però i bambini hanno dei superpoteri (cattivi?) che usano alla grande, à la guerre comme à la guerre.
all'inizio vediamo che Anna, una bambina autistica, interagisce con Aisha, si leggono nel pensiero, e Anna comincia anche a parlare.
e poi comincia una guerra senza pietà, nessuno capisce cosa succede, solo i bambini (e noi che vediamo il film) capiscono.
è una lotta senza quartiere, questione di vita o di morte.
un film che inquieta, e che ti ricorderai per molto tempo.
gli innocenti del titolo non sono così innocenti, vedrai.
un film da non perdere, davvero un gran film.
buona (innocente) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo, su Raiplay
…The
Innocents è spietato, non c’è modo migliore per definirlo.
Spietato con noi spettatori e con i suoi piccoli -bravissimi-protagonisti che
da villain diventano vittime e carnefici perdendo il controllo. Poche scene, in
realtà, sono esplicitamente cattive, eppure così intense da spargere a macchia
d’olio un’inquietudine che mal si sopporta. Una certa pazienza bisogna averla
nell’approcciarsi al film di Vogt, perché è un film in crescendo che segue
minuziosamente i piccoli diavoli e ne costruisce un background affascinante e
triste allo stesso tempo, così da fondare il loro comportamento su una
scrittura solida e non lasciata al puro divertimento di combinare guai in giro
per la città. Condividono, oltre a capacità fuori dal normale, una situazione
familiare decisamente non delle migliori. Le figure genitoriali non sono un
reale punto di riferimento e, nello specifico caso di Ida e Anna, quando si ricordano
d’essere un padre e una madre dedicano molto più tempo alla seconda perché
malata e bisognosa di più attenzioni. Questa mancanza è un collante che li
unisce e che li spinge a passare insieme le giornate ad “allenare” con un certo
sadismo i poteri extrasensoriali che possiedono.
Il film è
sostanzialmente questo, un viaggio nell’ignoto che i bambini compiono alla
scoperta di sé stessi. Musica, ambientazione e la capacità del direttore della
fotografia di catturare il meglio della luce tiepida norvegese concorrono alla
creazione di un’atmosfera misteriosa, paurosa a piccole dosi, ma da cui è
impossibile distogliere lo sguardo. The Innocents omaggia
nel titolo anche il film omonimo di Jack Clayton del
1961, un capolavoro di suspense e paura da cui Vogt ha sicuramente imparato
molto. È presumibile anche che sia fan del cinema di genere, perché un’opera
così sofisticata non si tira su senza una conoscenza pregressa di specifiche
regole. Ci fossero più film horror della stessa fattura al giorno d’oggi, il
genere respirerebbe più spesso aria così fresca e salutare.
…Dal punto di vista tecnico il film è
girato benissimo. La telecamera è posta costantemente ad altezza bambino, per
immergerci proprio in quel contesto di vita dato che, come detto, i grandi sono
figure di contorno (che non saranno comunque risparmiati, alcuni vittime
inconsapevoli dei poteri dei loro figli). La fotografia è gelida, (del resto ci
troviamo in Scandinavia) perfetta per comunicare la freddezza e l’impassibilità
dei piccoli protagonisti di fronte alla violenza. La musica è perfetta, fatta
di linee leggere al synth con virate verso partiture dai toni bassi che
accompagnano le scene più inquietanti. Ma è su quello che dicevo all’inizio che
il regista, Eskil Vogt (autore anche dell’ottima
sceneggiatura), dimostra la sua bravura, ovvero la costruzione delle suspence
attraverso dei tempi di montaggio perfetti e grazie a delle inquadrature
ansiogene.
The Innocents è un film che inquieta e spaventa,
perché quando si tratta di unire la figura dei bambini a concetti quali
cattiveria, violenza e, in generale, al male, veniamo scossi nel profondo,
giudicando la cosa così innaturale. In realtà non è un pensiero così blasfemo e
questo film lo dimostra in modo intelligente, del resto il lato oscuro è in
ognuno di noi, e ci accompagna dalla nascita fino alla morte.
Al cospetto di direttive che guardano di buon occhio
all’omologazione, imponendo direttamente/indirettamente dei paletti che da
consigliabili stanno diventando invalicabili, con il senso del pudore che viene
osservato con deferenza/timore (talvolta senza crederci), è sempre più raro
imbattersi in modelli/dettami/idiomi in grado di percorrere sentieri che siano
a tutti gli effetti alternativi. In abbinamento, una propensione al coraggio,
accompagnata da una consapevolezza senza la quale sarebbe tutto inutile a
prescindere e solamente controproducente, è una mercanzia praticamente
introvabile su piazza.
Per quanto vada preso con le pinze, The innocents riesce
nell’impresa di entrare in questa esclusiva categoria. Non concede contentini
di sorta (se non parziali e destinati a essere disintegrati alla prima
occasione), non ha la benché minima indecisione (sfidando il buon senso) e non
scende a compromessi con la sensibilità comune, con tutto ciò che questo
significa/implica…
Carbura lentamente e senza troppi
eccessi impetuosi il thriller di Vogt, che sembra abbracciare il pruriginoso
esistenzialismo infantile sconfinando, non di rado, in territori horror dalle
evidenti venature metapsichiche. Restano gli sguardi, i silenzi, i gesti
abnormi di giovani esseri “indifesi”, uniti da piccoli squarci di realtà ma
divisi da grandi contese ataviche. Bello.
…Il film - quasi una storia di genesi di piccoli
incontrollabili supereroi divisi tra un bene ancora sconosciuto o scarsamente
decifrabile ed un male con cui si sperimentano le proprie caratteristiche più
recondite, dinanzi ad un mondo sempre superficiale e materiale fatto di adulti
troppo distratti ed afflitti ognuno dalla propria caotica vita - è strutturato
come un thriller incalzante e sufficientemente realistico per risultare
coinvolgente ed in grado di inquietare, sentimento che già traspare dal
sinistro ma accattivante manifesto scelto per pubblicizzarlo.
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