giovedì 14 agosto 2025

Stranizza d’amuri – Giuseppe Fiorello

purtroppo il film è tratto da una storia vera.

due giovani si incontrano, diventa amici inseparabili e anche amanti.

ma qualcuno aveva deciso che gli amori strani dovevano essere interrotti a qualsiasi costo, e il costo fu l'assassino dei due ragazzi.

il film è emozionante e coinvolgente, ottimi gli attori nelle mani di n sorprendente regista, sulla musica di Franco Battiato.

davvero un film da non perdere.

buona (amorosa) visione - Ismaele

 


 

 

QUI si può vedere il film completo, su Raiplay

 

 

Ti amo, ma è strano – Stranizza d’amuri di Beppe Fiorello: l’amore tra due ragazzi che oggi non è strano

Alle prime scene, senza vedere il trailer e senza sapere altro, l’amore strano si suppone sia quello tra due maschi in Sicilia nel 1982, quando il film di Beppe Fiorello è ambientato, ispirandosi a fatti di cronaca di due anni prima. Dopo pochi minuti e dopo le prime scene, inizia il racconto di un altro amore diverso e più strano: l’amore tra uno dei due protagonisti, Gianni, e sua madre. 

L’amore materno è il focolare, la certezza, il riparo, che quasi per definizione non sarebbe mai strano. A volte può trasformarsi in odio – ma comunque non lo chiameresti strano. Beppe Fiorello riesce a raccontare un amore materno che sa mettere in bilico il nostro riferimento, lasciandoci dispersi e in cerca di agganci che non sapevamo di avere. Questo è il compito della letteratura, anche cinematografica. Nel film, è la stranezza di un amore tra madre e figlio che concede la metrica. 

Stranizza d’amuri: come una canzone di Battiato

A debilitarci, non è l’amore tra i due ragazzi – che è gioia e vita in ogni frammento – ma l’amore tra la madre e il figlio, dentro un appartamento con carte da parati color sangue e rosa, giallo e ocra, che in Sicilia sono i colori sopra un’officina meccanica. L’olio del motore, una tuta da lavoro rossa per il marito violento, e azzurro intenso per quelle del ragazzo. In casa, il frigorifero non è appoggiato alla parete, ma al centro dell’angolo, come ancora un oggetto estraneo, che non si sapeva bene come gestire: il manico in alluminio, la porta impiallacciata. In quegli anni, gli elettrodomestici erano ancora entità strane

https://lampoonmagazine[F1] .com/stranizza-damuri-beppe-fiorello/

 

Non cerca la lacrima facile, non idealizza i personaggi. La messa in scena è lucida, mai artificiosa, spesso poetica (vedi la stupenda sequenza di sospesa felicità per Gianni e sua madre, che ballano in cucina, come in una parafrasi di “Mamma Roma” di Pasolini, sulle note de “Il mio mondo” di Umberto Bindi, con Nino che idealmente partecipa, sorridente, in montaggio alternato, per strada sul suo motorino). Merito anche dei due giovani attori protagonisti, Samuele Segreto (Gianni) e Gabriele Pizzurro (Nino), spontanei, intensi, mai sopra le righe. Riescono a rendere vero un sentimento che non ha avuto il tempo di diventare adulto, e che proprio per questo ci colpisce con una forza straordinaria. In definitiva, “Stranizza d’Amuri” non è solo un film su una storia d’amore spezzata. È un’opera civile, necessaria. Ci ricorda, con dolore, ma anche con tenerezza, quanto sia stato (e a volte sia ancora) difficile essere se stessi in un Paese che troppo a lungo ha considerato “diverso” sinonimo di “sbagliato”. È un richiamo a non abbassare la guardia, a non dimenticare mai quante vite sono state schiacciate dalla cultura dell’odio e della paura. Un film che lascia il segno. E che merita di essere visto e discusso.

https://www.articolo21.org/2025/08/stranizza-damuri-di-giuseppe-fiorello-ita-2023/

 

Carnefice, insomma, è quanto li contiene, un universo culturale che i caratteri secondari - dalla madre-padrona-vittima-amante al gay represso che è se stesso solo violentemente - assorbono e manifestano (la famiglia di Nino, all’inizio la più accogliente, poi la più barbara) a loro insaputa. Il giudizio, la tesi cattedratica a Fiorello non interessa, e lo capiamo quando decide di chiudere il suo film bruscamente, rivelandone la verità - la vicenda di Stranizza d’amuri è ispirata al duplice delitto omofobo avvenuto a Giarre il 31 ottobre 1980 - soltanto allo scoccare dell’ultima inquadratura. Quando il mondo, semplicemente, finisce, e non c’è più null’altro da sentire. È in questa scelta di campo, nella direzione attoriale (oltre ai luminosi protagonisti Pizzurro e Segreto, strepitose le facce e le presenze di Antonio De Matteo, Simona Malato, Fabrizia Sacchi, Giuseppe Lo Piccolo…), nella scrittura visiva, nell’indietreggiare dalla didascalia, che Fiorello compie il piccolo miracolo di disciogliere in un’opera pregevole una confezione che si sarebbe potuta immaginare tendente a modi e forme della fiction. E invece.

https://www.spietati.it/stranizza-damuri/

 

 

 

 


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