Catarina ha il compito di condurre Emmer a un incontro con il di lei producer.
ma non sarà un viaggio facile, Emmer (per bocca del quale parla Holderlin) ha i suoi percorsi, e costringe Catarina a camminare per i boschi, lasciando la macchina da qualche parte.
un film poetico, nel quale non si deve cercare altro che la poesia e la libertà.
un film diverso dal solito, come Fabrizio Ferraro ci ha sempre abituato.
buona (nella natura) visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
…L’avanzare della mdp alle spalle dei protagonisti
intervallata con l’uso della soggettiva, lasciano che si entri nel centro più
riposto e inimitabile della soggettività, costituito dallo sguardo, dalla
maniera di creare una relazione indissolubile tra naturale a antropico. Il
poeta si firmava Scardarelli, nella sua quiete follia. La sua follia se l’era
meritata, mentre oggi ce ne sono di pazzi che non la meriterebbero quella
follia. Ferraro invita a guardare nell’aperto, cercando ciò che è nostro, per
quanto lontano. Come il suo personaggio errante, Emmer, cerca ciò che nostro
per quanto lontano, dormendo nel bosco, ai piedi degli alberi, attraversando
trasparenze e immagini fuori fuoco.
Gli Dei sono fuggiti, il mondo è disertato dal
divino, tuttavia un fuoco ci trascina, nonostante tutto, c’è questa urgenza,
domanda che preme nel profondo, una domanda che ci impone a cercare ciò che è
più propriamente nostro. Cercare il dove, il da dove. Quel domandare osa
scavalcare l’ultimo orizzonte per porci all’aperto, nello spazio sconfinato.
Figli del caso verso la dissipazione. Ma la verità è una sola? La verità va
declinata. Emmer non incontra una pietra di inciampo, ma nel suo cammino si
attende qualcosa, l’assurdo in cui lo sguardo naturalistico, ferocemente
indifferente, si fonde con lo sguardo tragico, di boschi neri a rivestire una
terra di dolore, una terra nuda, da una veduta luminosa.
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