un affermato ingegnere (Antonio, interpretato da Ugo Tognazzi) impazzisce per Francesca (interpretata da Catherine Spaak), lui non è più gipvane e finisce in un gruppo di giovani che lo prendono per culo, in dramma è che se ne accorge, ma non riesce a lasciare la banda di giovani, a causa della sua voglia matta.
è un film inquietante, fa soffrire il gap generazionale e inquieta il rapporto con Francesca, che qualcuno definisce come un caso di pedofilia (a un certo punto Antonio cita i matrimoni con ragazze di 14 anni).
Ugo Tognazzi è perfetto per la sua parte, inadeguato a gestire la situazione in cui si trova, disprezza quei giovani ma non si allontana, Francesca è una calamita (ma anche una calamità), senza pietà.
insomma, un film che non fa ridere, se non con crudeltà, di commedia c'è poco, di tragedia molto di più.
non perdetelo, un film che resterà, grazie a un regista sottovalutato e a interpreti in stato di grazia.
buona (crudele) visione - Ismaele
QUI o QUI si può vedere il film online
Salce dirige un gran bel film con un ottimo
Tognazzi, ingegnere quarantenne, che si invaghisce di una sedicenne Catherine
Spaak. Comico ma anche amaro nel suo tono malinconico, vagamente nostalgico,
col protagonista costretto a constare la sua "vecchiaia", ovvero la
distanza incolmabile tra sé e il suo mondo rispetto alla giovinetta oggetto del
suo desiderio e il suo circoletto di amici.
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probabilmente il miglior film di Salce assieme a Il federale
dove alla commedia di costume si aggiunge anche una robusta dose di malinconia,
di inquietudine per qualcosa che avrebbe potuto dare una scossa alla vita
dell'ingegnere quarantenne e invece non è successo nulla. La performance di
Tognazzi è veramente di alto livello, il suo cercare di adeguarsi ad un a eta' che
non è la sua è da commedia nobile, come la sua inadeguatezza di cui non è
conscio e il suo tira e molla con la lolita Spaak è il sale che dà vita a
questo bel film. Sicuramente i compagni della lolita sono piu' insopportabili
di cacche sotto le scarpe ,ma si sa quando l'ormone si scatena, si fa di
tutto....Probabilmente sottovalutato...
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…Colpisce, rivedendo il film oggi, come
il regista abbia anticipato il vuoto esistenziale di una borghesia
annoiata, sazia del proprio benessere e fondamentalmente priva di valori.
Ed è la stessa figura del protagonista, protesa al disperato inseguimento
della gioventù perduta a risultare di straordinaria attualità. La
vicenda si svolge tutta in un giorno e in una notte in una casa sulla spiaggia
nelle vicinanze di Roma, dove i giovani festeggiano l’ultimo week-end
dell’estate. e dove l’ingegnere milanese li segue per mettere in atto i
suoi goffi tentativi di corteggiamento. Siamo nel pieno del boom
economico; è in atto la trasformazione definitiva dell’Italia da paese
rurale a nazione industriale. Salce è uno dei primi autori che si sofferma
ad analizzare la generazione dei giovani degli anni ’60, sottolineandone
l’edonismo e l’egoismo, oltre che un rifiuto preconcetto per ogni forma di
cultura (“Mussolini chi, il padre del pianista?”). Inoltre utilizza
alcuni espedienti stilistici per organizzare la narrazione: il flusso
interiore del protagonista viene descritto attraverso il dialogo con un
alter ego che svolge la funzione di coscienza morale, per lo più
inascoltata, e i flash back, in cui rappresenta i sogni del protagonista.
Ugo Tognazzi rende il suo personaggio
irresistibile: l’ingegnere rampante e sicuro di sé, passa dalla prosopopea
esibita nell’incipit durante la rappresentazione del Giulio Cesare al
teatro romano di Ostia Antica (“la donna deve essere messa
in orizzontale”), alla totale umiliazione in riva al lungomare di
Sabaudia. C’è molto cinismo in questi giovani che ordiscono una serie di
scherzi impietosi ai danni dell’ignaro ingegnere tutto preso dai suoi
goffi tentativi di corteggiamento. L’atmosfera goliardica e festaiola
lentamente s’incupisce, le luci dell’estate fanno posto alle ombre
dell’autunno; un cielo grigio e le canzoni di Gino Paoli
accompagnano l’amara malinconia che permea la
narrazione filmica. Dietro la maschera comica, il protagonista fa
trasparire bagliori di un vissuto caratterizzato dal rimorso e dal senso
di colpa (l’assassinio di un soldato inglese nella campagna d’Africa, la
separazione dalla moglie, il figlio depositato in collegio), che si
riflettono nell’ insicurezza sul proprio corpo di fronte alla prestanza fisica
dei giovanotti che lo circondano, su tutti il rivale in amore Piero
(Gianni Garko).D’altro canto, anche Catherine Spaak, che si muove come una
Lolita kubrickiana, comunica un senso di vuoto e di spaesamento collegato
dalla rottura dei rapporti con le figure autorevoli e significative
affettivamente (i genitori, lo spasimante ricco). Sembra di cogliere in
alcuni tratti dei due protagonisti elementi autobiografici del regista,
un padre immaturo e una madre giovane che abbandona…
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…Per raccontare il mondo interiore di un uomo
all’alba dei suoi quarant’anni, a cavallo tra l’essere un eterno Peter
Pan ma anche quello che oggi sarebbe definito come boomer,
Luciano Salce approccia in modo tanto naturale quanto riflessivo il tema della
pedofilia. Si, perché alla fine è di questo che tratta La voglia
matta. Il crescente e indomabile impulso erotico di un uomo di
trentanove anni nei confronti di una quindicenne che, sia nei modi di fare che
in quelli di ragionare, è poco più di una bambina. E Antonio, il protagonista
della vicenda, non solo si ritrova inaspettatamente attratto da quella
“bambina”, nel corso del film fa anche sua l’idea di poterla sposare per farla
diventare sua moglie (a tal proposito, irresistibile la proiezione di Antonio
quando immagina come potrebbe essere la sua vita se sposato con Francesca)…
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Bel lavoro di Salce. Il protagonista della sua
storia potrebbe essere chiunque di noi, maturo uomo di successo nella vita
professionale, ma un poveretto in quella umana e sentimentale,perde la testa
per una ragazzina che finge di cedergli, ma in realtà non se lo fila proprio,
anzi sfrutta il suo potere seduttivo per canzonarlo e metterlo alla berlina in
diverse situazioni e quindi farlo diventare lo zimbello del gruppo di amici
vacanzieri, in cui lui per caso s'imbatte. Geniale la trovata di far sentire con
voce fuori campo i pensieri di un Tognazzi brillantissimo, che vanno al
rovescio rispetto alle sue azioni.Ne viene fuori il ritratto di un individuo
meschino, egoista, narcisista e patetico e quanti lo diventerebbero di fronte
alle lusinghe di una graziosa civettuola diciasettenne. I dialoghi sono
intelligenti e rivelano anche lo spirito degli adolescenti dell'epoca, dal
carattere apatico, volubile e antipaticamente goliardico, passivi si lasciano
vivere senza grandi slanci. Da vedere per chi non l'ha fatto.
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Salce, al massimo dell'ispirazione, realizza una bellissima
commedia di costume assolutamente intelligente e spiritosa, che riesce
abilmente a mescolare cattiveria e cinismo con sentimento e delicatezza. Salce
mette alla berlina la borghesia, le nuove generazioni del boom economico nate
sotto l'insegna del consumismo sfrenato e il rapporto tra due diverse
generazioni. Tognazzi, che ormai si sta lasciando alle spalle i perlopiù
mediocri ruoli comici degli esordi, ci regala qui un'interpretazione intensa e
profonda. La Spaak, nel ruolo di un'adolescente immatura e superficiale, non
gli è da meno.
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Grandissima pellicola di Salce, anche se
definirla commedia è forse un po' riduttivo, o comunque non riesce a delineare
bene lo spirito del film, velato di una forte amarezza che il regista sa dosare
e alternare a scene invece comiche nel senso più puro del termine.
Tognazzi ci dona un'interpretazione incredibile
nella sua apparente semplicità. Antonio Berlinghieri, uomo di mezz'età perde la
testa per una sedicenne (una Catharine Spaak quanto mai meravigliosa e
maliziosa); i tentativi di conquista da parte dell'ingegnere sono un buco
nell'acqua, a testimonianza di come le ultime illusioni di gioventù svaniscano,
e alla fine resti solo tanta amarezza e tanta nostalgia dei tempi passati..
I momenti comici di sicuro non mancano, d'altra
parte con Tognazzi come protagonista le risate di certo non possono mancare,
però a mio avviso questa profonda amarezza e senso nostalgia di fondo rende il
film molto più profondo e intelligente, ma lascia lo spettatore con un profondo
senso di tristezza, facendo malinconicamente riflettere su come la gioventù
debba terminare per ognuno di noi.
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Luciano Salce, oltre che attore brillante e simpatico
era anche un geniale regista. Questo
filmetto, che sembra poca cosa, è invece una intelligente, ironica e
feroce sferzata alla "middle class" degli anni sessanta,
mediocre, presuntuosa e arrogante. Ingegnere maturo, s'invaghisce per una
ragazzina incontrata casualmente, da lui soccorsa perchè rimasta
senza benzina in una località balneare. Per una intera giornata e una
notte, vivrà una vera e propria odissea, lei lo stuzzica, poi l'allontana , poi
lo illude , in un' altalena capricciosa di atteggiamenti e comportamenti
,imprevedibili e contradditori.Non si concede mai, ma nemmeno lo rifiuta
completamente e in balia di questa insana passione, meschino e
pavido, viene messo continuamente in ridicolo dalla
maliziosa, Catherine Spaak,e dai suoi amici, giovani annoiati e cinici, che
lo fanno diventare lo zimbello del gruppo. Lezione
di vita immensa, il tempo scorre e sentirsi giovani non significa esserlo per
davvero. Il richiamo dei sensi molte volte è forte, ma bisogna saperlo gestire.
Certo nessuno si può erigere a maestro e quello che succede al nostro
protagonista, può capitare a ciascuno di noi, tuttavia è necessario conservare
un briciolo di dignità se si ha un pò di amor proprio e si
vuole il rispetto degli altri.
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La voglia matta di Salce è quella di raccontare un’epoca, una
generazione, attraverso una commedia agrodolce, in cui i protagonisti sono
perfetti, la musica che accompagna lo spettatore pizzica le note giuste e,
mentre riecheggia “Sassi che il mare ha consumato/sono le parole d’amore per
te/ogni parola che diciamo è stata detta mille volte/ogni attimo che viviamo è
stato vissuto mille volte”, noi, un po’ spaesati come Antonio, completamente in
balia di lei ma un po’ ammaliatori, alla fine del film non possiamo far altro
che dire: “che rabbia, l’estate è finita”.
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Il vero capolavoro di Salce, un film che riesce a
raccontare la crisi dei quarantenni con una leggerezza e un tono ironico
davvero invidiabili eppure alla fine questo film divertente e spesso
irresistibile (memorabile la "gara di fisicità" dei ragazzi dove
partecipa un Antonio indomito e ovviamente patetico) mette l'amaro in bocca: la
consapevolezza del tempo che passa, il "gusto" di riappropriarsi di
un codice giovanile che per il protagonista (un immenso Ugo Tognazzi) è fuori
tempo massimo, il disagio davanti alla spensieratezza e all'audacia di quei
giovani belli e felici, diventa uno dei ritratti maschili più impetuosi del
cinema italiano.
Bravi tutti i comprimari, a cui Salce
"impone" la goliardia del classico teen-movie: la
"distanza" tra loro e Antonio è inarrivabile proprio per questo.
Semplicemente stupenda la diciassettenne
Catherine Spaak: bella da togliere il respiro a chiunque.
da qui
In un weekend di fine estate, un industriale milanese di
mezza età cerca inutilmente di mescolarsi a un gruppo di ragazzotti viziati per
abbordare una sedicenne e si infila in un perverso meccanismo di coazione a
ripetere. Quasi un rovesciamento del coevo Il sorpasso: un on
the road dove sono i giovani a essere strafottenti e irresponsabili, mentre
l’adulto è un matusa (così si diceva allora) pateticamente illuso di essere
ancora come loro; e anche i soliloqui di Tognazzi, come quelli di Trintignant,
rivelano la distanza fra i suoi pensieri e le sue azioni. La sequenza iniziale
e una serie di fulminei flashback e flashforward illustrano la vita di lui: una
mantenuta a Roma, un figlioletto depositato in collegio dalle suore, un branco
di leccapiedi che ridono alle sue barzellette stupide. Viceversa i ragazzotti
sono appiattiti su un presente che credono eterno: passano i giorni a non fare
nulla, imbastiscono flirt per vincere la noia, tirano gli schiaffi ogni volta
che aprono bocca. Due mondi che si ignorano, pur condividendo momentaneamente
gli stessi spazi: alla fine nessuno è maturato, nessuno ha imparato nulla,
ognuno va per la sua strada. Un film divertente e al tempo stesso amaro, come
sapeva essere la commedia italiana dei suoi anni d’oro.
da qui
"La voglia matta" diretto nel
1962 da Luciano Salce,devo dire che l'ho
trovato strepitoso.
La storia tratta che l'ingegnere milanese
Antonio Berlinghieri fa un viaggio per andare
a trovare il figlio in collegio per il fine
settimana.
Però lungo il percorso incontra un gruppo
di ragazzi diretti al mare,che inizialmente
lo bersagliano con i loro scherzi per poi
fare amicizia e passare insieme la domenica.
Antonio accetta ma finisce per invaghirsi della
sedicenne Francesca.
Siamo in pieno filone "Commedia
all'Italiana"
dove Luciano Salce era un maestro e
Ugo Tognazzi un eccellente protagonista,
che con una sceneggiatura ben costruita
scritta dallo stesso regista e da
Castellano e Pipolo in forma smagliante,
e prendono la storia da una novella
di Enrico La Stella chiamata:
"Una ragazza di nome Francesca".
La Francesca è la sensualissima
e intrigante Catherine Spaak,
che provoca l'ingegnere fino
a che lo fa capitolare,
ma sempre in un modo sbarazzino
e poco serio con continui scherzi.
Salce con questa Commedia vuole descrivere
la gioventù spensierata degli anni '60
e lo fa in un modo godibile e nello stesso
cattivo,ma che fa vedere le tracce sincere
dell'aria dell'Italia di quel tempo.
Ma contempo racconta la crisi di mezza età
di una persona che la gioventù la smarrita
e cerca di riacquistarla grazie a questa
sedicenne tutta pepe,che all'inizio
fa venire i problemi di coscienza
all'ingegnere,anche per la differenza
d'eta,per poi buttarsi.
E lo fa con continui flashback che ci fanno
vedere cosa gli è successo in passato,
con siparietti efficaci davvero divertenti.
Nel Cast figurano Gianni Garko,
un giovane Jimmy Fontana,
Star dell'epoca,ed in una particina
il mitico "portafortuna" Jimmi il
fenomeno
e un cameo dello stesso regista.
In conclusione un grande Film
che in Italia non se fanno più,
con una creatività gigantesca,
nonostante il risicato Budget,
e la parte del leone l'ha
fa uno straordinario Ugo Tognazzi,
e che finisce in un modo malinconico,
dove l'estate chiude e gli affetti
se ne vanno con tutto il resto.
da qui