lunedì 8 settembre 2025

Elisa - Leonardo Di Costanzo

una sceneggiatura precisa come un orologio svizzero ci racconta una storia che riguarda sopratutto la rieducazione del condannato, la rielaborazione dei fatti irreparabili.

Elisa (Barbara Ronchi) è liberamente obbligata a fare il lavoro scelto per lei dal padre (una decisione foriera di drammi e delusioni per migliaia e migliaia di giovani, quanti ne conosciamo che poi fanno una brutta fine).

in una prigione svizzera (fantascientifica per noi italiani) Elisa sconta una pena di 20 anni per l'omicidio della sorella.

un criminologo (Roschdy Zem) sceglie Elisa per uno studio che cerca di aiutare la condannata nell'accettazione e nella rielaborazione di quanto è successo.

ottimi gli attori, sopratutto Barbara Ronchi che porta il film sulle sue spalle e sopratutto sulla sua faccia.

un gran bel film da non perdere - Ismaele



La sceneggiatura, scritta da Di Costanzo insieme a Bruno Oliviero e a Valia Santella, inserisce in questo percorso, tanto virtuoso quanto liminare, un tarlo che porta ad un livello ancora più alto l'indagine. Laura, interpretata da Valeria Golino con una presenza breve come arco temporale sullo schermo ma molto significante, è schierata dalla parte delle vittime non accettando la benché minima possibilità di ricerca di motivazioni da parte di chi ha commesso il delitto.

Lo spettatore viene così messo di fronte ad una scelta da compiere individualmente: superare o no il concetto di punizione in favore di un possibile recupero che passi attraverso la presa di coscienza di quanto commesso da parte del colpevole ma anche della comprensione, da parte di chi vi è preposto, delle cause. Senza per questo far mai l'eticamente doveroso rispetto nei confronti delle vittime.

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Uno dei meriti principali di Elisa è il rifiuto di relegare il male a un altrove mostruoso. Di Costanzo ci ricorda che la violenza può scaturire dall’interno dell’ordinario, dalla banalità del vivere quotidiano. In una società in cui la narrazione mediatica tende a trasformare i colpevoli in figure disumane, esiliandoli dal corpo sociale, il film ci invita invece a riconoscere la mostruosità come parte dell’umano. È un discorso scomodo, che interroga lo spettatore più di quanto offra risposte.

Tuttavia, questo tema cruciale rimane in parte in superficie. Il racconto si concentra soprattutto sul percorso individuale della protagonista, lasciando in secondo piano l’indagine più ampia sulla natura del male che le note di regia sembravano promettere.

Elisa non è un film facile né consolatorio. È un’opera elegante, rigorosa, che prosegue il percorso autoriale di Leonardo Di Costanzo con coerenza e sobrietà. I suoi limiti, riscontrati in una certa trattenutezza emotiva, il rischio di rimanere più sulla parabola personale che sull’indagine teorica, non ne cancellano il valore: quello di restituire allo spettatore l’inquietudine più profonda, cioè che il male non appartiene a un altrove, ma è una possibilità inscritta nella fragilità dell’umano.

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Film scritto in modo sublime e una protagonista Barbara Ronchi e il cast di supporto, che recitano in stato di grazia, con un ritmo sospeso e forte tensione interiore della protagonista. Il film è LEI il suo volto impaurito e perso così ben ripreso dalla mdp, il suo sguardo malinconico e la sua fragilità. La struttura carceraria modello, sembra più un albergo, che una casa circondariale, con le detenute in una divisa rossa. Ci sono anche Intensi flashback, che ci chiariscono l’interno familiare, che ha prodotto tanto orrore. Il carcere diventa una comfort zone, perché la liberazione futura viene vissuta come un drammatico ritorno alla vita, dove niente potrà mai più essere come prima. Barbara Ronchi attrice ormai matura lanciata da Marco Bellocchio con “Sorelle mai”, qui è credo alla prova della vita. Magnifico anche Roschdy Zem/professor Alaoui il criminologo…

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Detto della bravura di Ronchi e Zem, tutto il cast in generale offre un’ottima prova, restituendo alla perfezione il dolore e l’angoscia di chi si trova a fare i conti con un assassinio così brutale commesso da qualcuno che amano e conoscono e che non riterrebbero mai capace di un gesto del genere. La fotografia è fatta di colori freddi, perfettamente in linea con il film, fatta eccezione per alcune sequenze (quasi sempre nei flashback) che il buon Duccio Patané definirebbe “smarmellate”, in cui l’algida raffinatezza del resto del film lascia spazio a colori piatti e immagini banali.

Elisa risulta così un’occasione persa, un film con ottimo potenziale, una bellissima tematica, e un ottimo cast che perde forza e potenza (e guadagna inutilmente in durata) per inseguire delle pulsioni da televisione nazionalpopolare in cui tutto deve essere spiegato e tutti i personaggi devono piacere al pubblico. Peccato, ma il talento resta.

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