una ragazza vuole fuggire dalla sua vecchia vita e dalla famiglia opprimente.
l'occasione fa la ragazza fuggitiva, ma non va troppo bene, infine, trova due persone che l'aiutano.
cambiare identità va bene, Amira, Aya, e, alla fine, Aïcha, il nome scelto per vivere.
Fatma Sfar è l'attrice protagonista, ed è bravissima.
un film sociologico, critico della sudditanza lavorativa, e sopratutto poliziesco, un ottimo film per finire la stagione cinematografica.
il film è in una cinquantina di sale estive, i filmacci statiunitensi occupano le sale, come al solito, decolonizzatevi dall'impero, andate a vedere questo piccolo e meritevole film.
buona (misteriosa) visione - Ismaele
…Una sconosciuta a
Tunisi è un film che pulsa, che
provoca, che non accetta la comodità. È un racconto di identità rubate e ritrovate,
di coraggio e paura, di controllo e insubordinazione. È anche una denuncia
politica, ma senza slogan. Tutto è immerso nell’intimità del vissuto. Non ci
sono eroi, non ci sono mostri. Solo esseri umani complessi, pieni di
contraddizioni, come la società che li ha generati.
Barsaoui firma un’opera matura, visivamente
potente, moralmente inquieta. Non giudica i suoi personaggi, non li risolve. Li
osserva con empatia e rigore. E ci chiede di fare lo stesso. Perché, alla fine,
siamo tutti un po’ Aya. Tutti in cerca di una vita che sia davvero nostra.
…Aïcha è
la storia di una presa di coscienza, di un corpo che trova il coraggio di
mostrarsi (la bellissima interprete Fatma Sfar nel corso della storia cambia
vestiti e acconciature di continuo, liberandosi nel finale di un metaforico
velo), di una società che trova la forza di ribellarsi. Lo stile è come da
copione piano e classico, la narrazione ampia e meccanica nei suoi colpi di
scena, con alcuni personaggi che meritano una punizione e la ottengono (i
genitori di Aya), altri che si redimono nel corso del racconto (il poliziotto
disilluso che un po' alla volta contribuisce a far emergere la verità) o altri
ancora che mostrano da subito una solidarietà naturale (la proprietaria di una
panetteria che accoglie Aya come una figlia)...
Tutto, insomma, è evidente, evidenziato, scandito, ma non per questo poco
efficace. Semplicemente, senza strafare e senza troppo aspettative (non avrebbe
senso tirare in ballo "Il fu Mattia Pascal"...), a volte le storie
giuste possono essere raccontate in modi altrettanto giusti, e semplici.
…Tratto da un fatto di cronaca avvenuto nel 2019, il
film parte dal presupposto di mettere in discussione qualcosa che sembrerebbe
impossibile ed inattaccabile: l’autorità genitoriale. Come si fa ad infliggere
una tale sofferenza ai propri genitori facendosi credere morta? Si deve
arrivare ad un punto di disperazione e sofferenza atroci.
Ed è proprio su questo punto che Una sconosciuta a Tunisi riesce a convincere,
anche grazie all’interpretazione della protagonista. Anche la Tunisia, tra i
paesi del mondo arabo più moderni e liberi, è piena di contraddizioni e
paradossi, in cui bisogna fare i conti, quotidianamente con la ricostruzione di
se stessa, tra frustrazioni, ingiustizie sociali, pressioni familiari, diktat
religiosi e sociali, credenze ancestrali e desideri tarpati. L’altra
interessante forza espressa dal regista e la stratificazione in cui si dipana la
storia e l’intreccio raccontati: la corruzione e l’oppressione dei poteri forti
onnipresenti nella vita del popolo, che condividono lo scenario con il rapporto
di sottomissione, la misoginia, il sessismo. Da Aya ad Aïcha, passando per
Amira, sono queste le tre identità dell’interprete principale, a dimostrare un
passaggio graduale e necessario all’interno del film che ogni volta sembra
assumere tinture di genere sempre diverse, ponendo in rilievo maggiormente il
presente dei personaggi, al di là di ciò che diventeranno. E il finale
effettivamente è l’emblema di questo slancio, di un primo passo verso una
profonda e auspicata realizzazione.
…Fin troppe volte Aya è costretta a sparire, a
cambiare, a divenire Amira, ad adeguarsi, a ribellarsi e, nel finale, prendere
il nome che in originale dà il titolo al film: Aïcha, ossia “vivere”. Perché
cambiare, tanto per l’uomo quanto per un intero paese, significa accettare e
rassegnarsi al cambiamento, e questo è condivisibile, poetico e sacrosanto,
funge da struttura ad un racconto che si lascia guardare e, se non altro, di
tanto in tanto colpisce… Ma nulla di più. Una
sconosciuta a Tunisi è un’opera di concetto, importante e
sentita a tal punto da voler trovare ogni modo possibile per farla intendere a
fondo, perché venga introiettato un principio fondamentale in cui il regista
crede, su cui ha probabilmente ragione, ma ripetuto fin troppe volte…
…Il male però è insidioso, si nasconde per non farsi
beccare, dietro una parola gentile può venire fuori quando meno te lo aspetti.
Aya-Amira è sospettosa, sul chi va là eppure ogni volta sembra tutto andare
ancora peggio, la situazione aggravarsi, la sua posizione sdrucciolevole:
l’intelligenza, la forza di andare avanti, la pervicacia non sembrano portarla
da nessuna parte. Sola, fuori legge, dopo ogni sventura rasa a zero come un
foglio bianco su cui vergare la prima parola (o un nuovo nome), la protagonista
di questa storia cruda e disperante non intende cedere: ha troppa dignità per
piegarsi, anche senza armi è forte, una furia di dimensioni ridotte, dai
capelli morbidi e sensuali, dal corpo sinuoso fatto per la danza (che attua
solo in una scena allucinata in discoteca). Intenso.
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